Catania, il Pug e l'atto d'indirizzo varato dalla giunta Trantino

Catania, il Piano urbano e l’atto d’indirizzo varato dalla giunta Trantino

Il nuovo strumento manda in soffitta il Piano regolatore generale

CATANIA – Il Piano Urbanistico Generale (Pug) è destinato a mettere finalmente pace tra le lancette della Storia e la Città di Catania. L’atto d’indirizzo è stato, infatti, approvato la scorsa settimana dalla giunta comunale guidata dal sindaco Enrico Trantino.

Catania, il Pug e il Piano Piccinato

E arriva appena cinquantacinque anni dopo il varo del Piano Piccinato che, nel 1969, diede una programmazione – mai del tutto applicata – al tessuto cittadino.

Da allora, di acqua ne è passata. Acqua rimasta lì a stagnare tra le tante indecisioni della classe dirigente etnea e alcune pretese di difficile realizzazione.

Catania 2030

Il nuovo strumento urbanistico rappresenta un cambiamento radicale, un tentativo di recuperare il tempo perduto e di instaurare un approccio innovativo e sistematico nella pianificazione di Catania” scrive Trantino presentando il documento che ha per titolo Catania 2030.  

Si tratta di 44 cartelle che mettono nero su bianco una progettualità ambiziosa che dovrà tradursi nel Pug vero e proprio. Al loro interno fanno capolino alcuni dossier che hanno agitato il dibattito cittadino degli ultimi anni. Come il Pua (che ha per oggetto la Plaia) e la grande irrisolta di corso dei Martiri.

Scorrendo l’indice si affrontano anche altri nodi decisivi: Porto, Aeroporto, Water Front e la zona Industriale.

Una città proiettata al Mediterraneo, dunque. “Il nuovo Pug – spiega il sindaco – mira a restituire ai cittadini una città più vivibile, organizzata e orientata verso un futuro avvincente. Catania ha finalmente l’opportunità di lasciarsi alle spalle decenni di gestione inadeguata per abbracciare un modello di sviluppo urbano che coniuga innovazione e rispetto per l’ambiente”.

I tentativi andati a vuoto

Catania si doterà, in tempi relativamente brevi, di uno strumento urbanistico generale sulla scorta dei nuovi obblighi di legge che non ammettono più tempi incerti e rinvii all’infinito. Un adempimento che, tuttavia, dovrebbe valere come un’opportunità per rimediare ai tanti tentativi, andati a vuoto in passato, di riscrivere il Prg.

Il vicesindaco e assessore all’Urbanistica, Paolo La Greca, non ammette defezioni. “Il Piano mira promuovere un possibile sviluppo, durevole e condiviso, della città in contrapposizione alla probabile crescita disordinata e insostenibile”, spiega.

“Il nuovo strumento urbanistico – aggiunge – potrà, quindi, fare evolvere il percorso di riordino e rigenerazione della città verso una maggiore attenzione alle scelte che la comunità potrà compiere uscendo dalle secche di una discussione sterile che sembra aver perso il senso profondo di ciò che un Piano può e deve essere: la tutela del bene comune, ‘spurgato’ dagli interessi particolari”.

Concetti ribaditi anche da Biagio Bisignani, direttore Urb@Met del Comune di Catania. “Dopo il 1969, Catania non ha più avuto né il coraggio né la efficacia di poter restituire alla collettività uno strumento urbanistico con diverse idee e opportunità”.

“Oggi – sottolinea – si pone il serio problema su cosa e come i “pianificatori” devono rispondere alla sollecitazione di un nuovo PRG, definito oggi PUG, senza che si possano ripercorrere i guasti che una disattenta pianificazione potrebbe generare”.

Il possibile iter

Il Pug avrà un mese di tempo per essere letto e studiato dalla cittadinanza. Ma il dibattito dovrà coinvolgere necessariamente anche l’alula di Palazzo degli Elefanti. Serve ancora capire, però, l’ordine dei lavori e il possibile calendario. Potrebbe essere una conferenza dei capigruppo a indicare la data per una seduta di consiglio comunale dove affrontare il dibattito politico. Solo allora si dovrebbe procedere alla convocazione di conferenza urbanistica aperta a tutta la città.


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