Catania capitale dell'inflazione, rincari per 1900 euro - Live Sicilia

Catania capitale dell’inflazione, rincari per 1900 euro

"È come se lavoratrici e lavoratori dipendenti non ricevessero la tredicesima", dice Maurizio Attanasio della Cisl.
IL SINDACATO
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CATANIA – «A Catania, definita “capitale italiana dell’inflazione”, il rincaro annuo per una famiglia media supera i 1.900 euro: è come se lavoratrici e lavoratori dipendenti non ricevessero la tredicesima. Ma è ancora peggio per pensionati al minimo, famiglie monoreddito e disoccupati. Ecco perché abbiamo voluto avviare con le amministrazioni locali della provincia, a partire dal commissario straordinario al Comune di Catania, un confronto per puntare su politiche di sostegno alle fasce più deboli».

Lo ha sottolineato Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl catanese, introducendo i lavori dell’esecutivo provinciale del sindacato che si è svolto ieri, alla presenza di tutti i segretari delle federazioni dei lavoratori, dei responsabili dei vari comuni e con Sebastiano Cappuccio, segretario generale della Cisl Sicilia, per preparare la manifestazione regionale di venerdì 4 novembre “Ridiamo luce alla Sicilia”, a Palermo, contro il caro energia.

«La forte accelerazione che hanno subito i prezzi al consumo – ha continuato Attanasio – si deve soprattutto ai prezzi dei beni energetici (da +44,5% di settembre a +73,2%) e, in misura minore, ai prezzi dei beni alimentari (da +11,4% a +13,1%). Purtroppo, in tutto questo, abbiamo il fondato timore che si siano innescati anche meccanismi speculativi che nulla hanno a che fare con un temporaneo aumento dell’energia. Insieme al pane, ad esempio, tanti altri beni di largo consumo senza alcuna motivazione di filiera hanno avuto dei rincari del 35%. C’è da chiedersi se quando il Governo interverrà con misure a sostegno di produttori e aziende, i prezzi torneranno a essere quelli antecedenti a questi rincari».

«Con queste condizioni, straordinariamente negative – ha aggiunto – se prima le retribuzioni e le pensioni non erano sufficienti a garantire un adeguato potere d’acquisto, oggi non riescono minimamente a tenere il passo, creando nuove sacche di povertà marginali e aumentando il distanziamento tra le fasce sociali.

Secondo il numero uno della Cisl etnea, «per la nostra provincia è importante dare subito corso a misure di sostegno a imprese e famiglie, lavoratori e pensionati. Rispondere a un sempre più crescente disagio sociale nel nostro territorio, certamente acuito da un insostenibile caro vita, attraverso politiche di sistema che puntino a una più approfondita vigilanza sulla massa salariale spettante ai lavoratori, secondo la reale applicazione dei contratti collettivi e dei bonus riconosciuti dallo Stato, e, al contempo, un modello innovativo di welfare pubblico che si intersechi con quello aziendale, anche mediante i sistemi della bilateralità».

«Già da qualche settimana – ha ricordato Attanasio – il nostro segretario nazionale Luigi Sbarra ha chiesto alla Presidente del Consiglio Meloni che il governo intervenga con provvedimenti rapidi, efficaci e strutturati per fermare la corsa dei prezzi di energia e beni alimentari. È indispensabile applicare un tetto sociale al costo dell’elettricità e l’azzeramento Iva sugli acquisti di beni di largo consumo per le fasce sociali deboli.

«A livello regionale e locale – ha proseguito il segretario – abbiamo più volte ribadito che siamo anche al fianco di tutte le imprese che si trovano in gravi condizioni a causa dell’aumento dei costi dell’energia e delle ripercussioni negative scaturite da esso. Abbiamo già chiesto al nuovo governo regionale nuove politiche industriali, infrastrutturali ed energetiche da organizzare e condividere. Ma allo stesso tempo, chiediamo un serrato controllo sui prezzi per verificare, ed eventualmente arrestare con assoluta urgenza, tentativi di speculazione. Ma, contestualmente, a chi, in modo strumentale, invocava la piazza, abbiamo ribadito come non crediamo sia opportuno e funzionale oggi soffiare sulle piazze, ciò quando gli esecutivi si stanno creando e senza aver prima ascoltato quali interventi il governo vuole mettere in campo.

«Oltretutto – ha ammonito Attanasio – chi soffia sulle piazze adesso ha ben altri motivi che rivendicare norme che tutelino il potere d’acquisto o che possano calmierare i costi dell’energia, piuttosto dovrebbero spiegare come mai chiedono interventi dello Stato, ivi compresa una moratoria su tutte le tasse e i prestiti governativi concesso loro nel periodo di emergenza sanitaria e ammortizzatori sociali, mentre respingono la proposta di un blocco dei licenziamenti».

In conclusione, «occorrono, invece, azioni, concrete che puntino a dare risposte alle lavoratrici e ai lavoratori, alle famiglie, ai pensionati, a chi con tanti sacrifici manda avanti esercizi commerciali e piccole imprese: sarebbe populistico e demagogico, fin troppo semplice, seguire l’onda e parlare alla pancia delle persone. Solo a un mancato ascolto protesteremo con merito e metodo nelle piazze e nei luoghi del lavoro».

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