04 Dicembre 2022, 18:46
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CATANIA – Maria Grazia Leone, classe 1985, è la nuova segretaria provinciale del Pd. Già assessora e consigliera comunale ad Aci Sant’Antonio, Leone (che a sedici anni ha in tasca la sua prima tessera della Sinistra Giovanile) è la responsabile regionale del Dipartimento Diritti del Pd. Fresca d’elezione, la segretaria provinciale traccia la rotta del Pd.
Leone, rompiamo il ghiaccio. Lei…
Fuschi, non ci davamo del tu?
Il contesto mi impone il lei.
Diamoci del lei, allora.
Serve un altro passaggio preliminare, indovini?
Vuole sapere se deve chiamarmi segretaria o segretario, ma immagino conosca già la risposta…
Esattamente. Come la dobbiamo chiamare? Meloni direbbe il signor segretario provinciale…
E commetterebbe un doppio errore. In primo luogo perché sono una donna e in secondo luogo perché specificare la desinenza femminile è importante, nel caso del partito di Catania ancora di più considerando che questo ruolo non lo ricopre una donna da almeno trent’anni, l’ultima se non erro fu Adriana Laudani nei primi anni novanta, ai tempi del Pds
Vedo che non la tocca piano.
Il problema è molto serio, il fatto che non siamo abituati ad utilizzare il termine segretaria o che, peggio, avvertiamo nella parola stessa il rischio di una “diminutio”, l’allusione ad un’accezione negativa ci dà la misura esatta del fatto che le donne sono state per lungo tempo tenute ai margini della vita pubblica.
Rompiamo subito il ghiaccio. Lei si iscrive ai Coraggiosi di Benifei?
No, perché?
Ammetterà che ci vuole veramente molto coraggio a fare il segretario provinciale del Pd di Catania.
Simpatica. Se non fossi stata abituata alle prove difficili non sarei rimasta nel PD tutti questi anni. E con orgoglio pure.
Donna, di provincia, senza origini blasonate. Ha anche dei difetti?
Intende a parte il fatto di stare nel Pd da quando è nato? E comunque non sono di provincia, sono di paese. Sono santantonese.
Adesso sarà la segretaria provinciale…
Non mi sono mai risparmiata, adesso proverò – con l’aiuto di tutti – a fare del mio meglio, ma sono e resto prima di tutto una militante. L’altro ieri attaccavo manifesti, ieri raccoglievamo beni di prima necessità, oggi proviamo a rivitalizzare il pd provinciale, riscoprendo anche il senso della nostra comune appartenenza.
Come mai non hanno pensato a lei per fare la capolista alla Camera?
In realtà io avevo pensato a profili più spendibili del mio, non può essere sempre tutto ricondotto alla contemplazione del proprio ombelico. Ma colgo il non detto della sua domanda e non mi tiro indietro: come in tutte le stagioni elettorali c’è una notte da “nozze rosse”. Sono sicuramente stai commessi degli errori, abbiamo perso risorse preziose. Ogni militante di questo partito sogna un PD coraggioso che valorizzi sempre il radicamento territoriale.
Secondo lei quanto sarà penalizzata dal fatto di essere una donna nello svolgimento del ruolo politico che è stata chiamata a ricoprire?
Il fatto che si sia aspettato 30 anni, come diceva Lei prima, e che si sia aspettata la crisi più difficile della storia della sinistra italiana, credo renda esattamente la portata del problema. So bene, per esperienza, cosa spetta ad una donna esposta nell’agone della politica. Ho già portato la croce della maldicenza e convissuto con la delegittimazione ante litteram cui sono abituate tutte le donne, di destra e di sinistra, impegnate in politica.
Viviamo in una società imbevuta di stereotipi da scardinare, riappropriarci degli spazi pubblici diventa uno snodo fondamentale. Ho detto sì anche per questo, perché nessun altro collega di sesso maschile si sarebbe mai tirato indietro. Se piange un uomo si tratta di elegante commozione. Se piango io sarò isterica e uterina. Se un uomo cambia idea è coraggioso, non sottomesso a nessuno. Se cambia idea una donna è pazza, inaffidabile. Se un uomo collabora con qualcuno “è il suo braccio destro”. Se una donna collabora con qualcuno “è la sua sciacquina”.
Le amministrative di primavera sono uno scoglio di non poco conto. Che farete?
La decisione sarà maturata all’interno degli organismi dirigenti. Vorrei che si arrivasse a una decisione condivisa che parta dalle esigenze e dai bisogni dei cittadini. La vera scommessa sarà coinvolgere le realtà che in questi anni sono state in prima linea facendosi in alcuni casi supplenti dei partiti. Pensare che dobbiamo andare al voto in comuni importanti come Catania e Acireale, con un partito, in città e in provincia, ridotto ai minimi termini, fa venire i brividi, ma le battaglie elettorali si devono fare sempre, soprattutto in condizioni difficili.
L’ex sindaco Enzo Bianco vuole ricandidarsi…
Il dibattito sui nomi si farà, dopo. Quando saranno maturi i contenuti. Adesso, la sfida di questa segreteria sarà quella di mettere in piedi scelte collettive e condivise, rivitalizzare i circoli, cercare tutti coloro che in questi anni si sono fatti da parte o abbiamo messo da parte, ricostruire un rapporto diretto con la città e con il nostro elettorato.
Qualcuno a sinistra vorrebbe aprire al M5S
Fuschi sono segretario provinciale da meno di 24 ore, non il candidato sindaco. Le alleanze si costruiscono sui programmi e devono rappresentare il valore aggiunto a storie già di per se stesse forti e credibili, le fusioni a freddo, come abbiamo visto, non portano bene. Di certo per battere le destre serve allargare il campo, ma per farlo dobbiamo prima capire chi siamo noi, quali istanze rappresentiamo etc. Solo dopo saremo in grado di confrontarci con potenziali alleati. Io mi chiederei piuttosto che città immaginiamo, solo dopo con chi possiamo costruirla.
Leone, chi mette nel suo pantheon?
I militanti del PD che continuano a resistere nonostante tutto e i santantonesi che ho conosciuto nella mia esperienza da assessore alla “disperazione” (intendo i servizi sociali). Gente anche quella che resiste, con grande dignità.
Emanuele Macaluso diceva che il Pd è nato da una fusione a freddo tra culture politiche distanti. Lei che viene dalla sinistra giovanile e dai Ds, lo considera un punto debole che oggi spiega i problemi sull’identità del partito?
Aveva capito più cose Macaluso nel 2015 che noi quasi dieci anni dopo. Diceva anche, che “una crisi distruttiva di questo Partito, senza alternative realistiche, sarebbe stata rovinosa per tutta la sinistra e per l’intero paese. E pur non essendo stato mai iscritto al pd, commentando la vocazione scissionista diceva che “la battaglia politica, nel PD e fuori, deve avere come obiettivo il cambiamento dei caratteri di questo partito. Per fare un grande partito”
Le hanno contestato la legittimità di questa elezione. Specie dopo la vicenda di Villari, suo predecessore, qualcuno si aspettava un commissariamento, un traghettatore…
Un notaio, no? Credo che il PD provinciale non possa più aspettare e tutti insieme dobbiamo fare lo sforzo di andare oltre i torti subiti, scartare di lato e provare a fare di questa crisi un’opportunità. Non ho composto la segreteria già oggi – e mi riservo di farlo solamente nei prossimi giorni – nel tentativo di comporre il quadro. Se ogni anima di questo partito fosse pronta a liberare le sue forze migliori, i suoi militanti più bravi, nel segno di una discontinuità vera, potremmo rendere un servizio straordinario al Pd in provincia di Catania. E’ vero poi, per i pochi appassionati, che, piaccia o no, la risposta è scritta nello Statuto. Quando il segretario provinciale si dimette, la parola torna all’assemblea. Nel gioco della delegittimazione, se iniziamo non finiamo più.
Non teme di rimanere stritolata dalle correnti?
Ho palesato intenzione unitaria fino allo sfinimento, ma senza vocazione unanimista. Ai tanti che hanno avuto il piacere di confrontarsi con me apertamente, senza posizionamenti preconcetti, ho detto che la mia disponibilità è legata a doppio mandato alla loro, questa deve essere una impresa collettiva. In termini assoluti, invece, non penso che le correnti siano di per se stesse il male, lo diventano quando sono svuotate da una visione del mondo, quando diventano contenitori vuoti per trovare collocazione, quando perdono il polso della realtà o peggio quando servono solo da strumento contundente per imbastire guerre intestine ingiustificabili.
Sa che potrebbe diventare un comodo capro espiatorio, vero?
Lo metto in conto, non ho paura. Ma, scusi, lei quindi ci ha già dato per sconfitti? Mi sembra troppo prematura la valutazione.
Potete vincere e potere perdere. Nel caso in cui perdiate.
Siamo impallinatori seriali di segretari, perciò so bene che sarà facile sparare a zero sul segretario eletto 5 mesi prima piuttosto che guardare alle assenze, ai silenzi e agli errori dei 5 anni precedenti. Chi ha fatto l’amministratore sa che 5 anni di opposizione sono figli di una sconfitta ma anche occasione preziosa per gettare le basi e costruire l’alternativa. Sono in questo partito da troppo tempo per non sapere che fine fanno i segretari provinciali. L’ho detto in assemblea con estrema chiarezza, non mi farò logorare. Non rimarrò in carica a qualunque costo e non sarò il lasciapassare di nessuno per realizzare i propri desiderata, per entrare all’interno delle istituzioni. Mi preoccupo per il risultato di tutti, del mio personale no, gliel’ho detto prima, non mi spaventa la cosa.
Cito Gramsci sperando di farle cosa gradita. Chiuso il capito del pessimismo della ragione, proviamo a pensare all’ottimismo della volontà. Da dove riparte il Pd di Catania?
Da tre cose semplici: radicamento territoriale, capacità di ascolto, tornare ad occuparci di tutti coloro che abbiamo lasciato indietro.
Un ultimo amarcord, l’ex segretario Angelo Villari è andato via…
Alla famiglia Villari mi hanno legato affetto e militanza comune. Adesso stiamo su fronti politici diversi. E’ iniziata una stagione nuova e quello che mi sta a cuore è il destino collettivo del PD. Ricostruiamo parlando e partendo da noi. Basta coi veleni e con i personalismi sfrenati. Non mi pare abbiano fatto la nostra fortuna: o iniziamo a remare tutti dalla stessa parte o rischiamo di essere veramente all’ultimo giro di boa.
Ci sono i margini per cambiare il Pd?
Non sarei qui se pensassi il contrario. Il Pd è l’ultimo partito rimasto in Italia, un PD debole è un male per l’intero sistema democratico e per tutti coloro che vogliono opporsi al governo della destra. Ma serve fare squadra ed evitare di commettere gli errori di sempre.
Scusi, ma ho un chiodo fisso: le amministrative di Catania. Simbolicamente chi butta giù dalla torre: Bianco o Abramo…
Non riesco a immaginarli sulla torre. Chi fa politica sulla torre non ci può stare. Quindi non salgo nemmeno io. Meno che mai per buttarli giù.
In bocca al lupo, Leone.
Viva il lupo, Fuschi.
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