Mafia, il trucchetto per l'appalto: il cimitero è "cosa nostra" - Live Sicilia

Mafia, il trucchetto per l’appalto: il cimitero è “cosa nostra”

Le intercettazioni svelano il sistema per aggiudicarsi i servizi del camposanto di Lentini.
BLITZ AGORA'
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3 min di lettura

“La proroga sono soldi per recuperare i soldi quelli che restano dal ribasso (…) allungano i mesi”. È Antonino Alfieri, intercettato nel 2020, a spiegare il trucchetto per vincere la gara dei servizi al cimitero di Vizzini. Ne parla con Turi Giarrusso del clan Nardo. Nella città dello scrittore Giovanni Verga i servizi cimiteriali dal 2015, emerge dalle carte del Ros del blitz Agorà, sono stati affidati sempre alla Cutrera Onoranze Funebri Srl. “L’analisi documentale svolta a decorre dal 2015 ha evidenziato – scrive il gip Stefano Montoneri – un’irregolarità consistente nella sistematica concessione a opera del comune di Vizzini di proroghe tecniche oltre il termine contrattuale previsto (di solito fissato per il 31 dicembre di ogni anno). Una pratica che ha costituito un vero e proprio strumento tramite cui cosa nostra era riuscita a massimizzare i propri profitti nella consapevolezza che, entro la fine del mese di dicembre di ogni anno, vi sarebbe stata una proroga tecnica utile a ridimensionare le perdite derivanti dal ribasso a base d’asta offerto. I provvedimenti amministrativi riguardano l’intero arco temporale considerato (dal 2015 al 2020) e sono stati sottoscritti dal dirigente del Settore Servizi Tecnici del Comune di Vizzini, nonché dai rispettivi rup che si sono susseguiti nel tempo”. 

Dal 2015 al 2020, dunque. Anche per due anni la gestione l’ha avuta una ditta agrigentina. Il titolare intercettato addebita la causa del mancato affidamento all’omicidio del fratello Salvatore Cutrera avvenuto nella Pasqua del 2015. “Io non me lo sono preso (l’appalto) perché allora … a mio fratello… e io testa non ne avevo”. E poi ci sarebbe stato un incontro – è sempre Alfieri a raccontarlo – proprio ad Agrigento per mettere le ‘cose in chiaro’. Alla fine ci sarebbe stato l’accordo di ‘assumere’ un dipendente della ditta di Cutrera, che per gli inquirenti sarebbe direttamente collegata a Gianfranco La Rocca (figlio del patriarca defunto di Caltagirone).

Ad un certo punto però ci sono i Nardo che vogliono allargare il raggio di potere, avendo ‘conquistato’ anche Francofonte. E così arriva l’azienda di Gesualdo Briganti. Il clima diventa incandescente. L’accordo, all’inizio, con Benedetto Distefano (erede del boss Turi Seminara nel calatino) – chiamato zio Pippo – sarebbe quello che “dovevano fare solo i fiori”, ma ai lentinesi non basta e forti della sponda di Turi Rinaldi di Catania insistono. Alla fine una proposta c’è: “un anno ciascuno, sono due le agenzie … un anno ciascuno”. Ma quanto messo sul piatto da Turi Giarrusso dei Nardo non piace alla famiglia di Caltagirone. Briganti scalpita. Sono giorni di “ambasciate” e richieste di “incontri”: “un’altra ‘mbasciata è arrivata oggi … dice che vogliono un appuntamento con questo di Lentini … perché si sono litigati per il fatto dei funerali, del cimitero”. 

La Rocca jr è chiaro:Le cose per come sono del cimitero devono rimanere per come sono”. L’imprenditore di Lentini vorrebbe insistere e ad un certo punto è anche Giarrusso a mettere le distanze. La tensione con Caltagirone non faceva bene a nessuno. Alla fine arriva il diktat del boss: “Gianfranco sta dicendo che a Vizzini… per il fatto dell’agenzia … dobbiamo lasciare le cose per come sono, assolutamente! … non si deve permettere nessuno ad andarci… per soldi, per quello, per quell’altro, cose e cunti!”.


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