Catania, mafia e droga: la piazza di spaccio dei Cursoti - Live Sicilia

Mafia e droga, la piazza di spaccio divisa dei Cursoti

Dal blitz "Zeus" emerge una spaccatura tra due gruppi per il controllo di San Berillo nuovo
CRIMINALITÀ ORGANIZZATA
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CATANIA – Una piazza di spaccio divisa tra due fazioni, anche se sotto il controllo di un unico clan. Dalle carte del blitz Zeus emerge una fotografia dell’equilibrio interno dei Cursoti milanesi nel traffico di droga, con un controllo su tutta la filiera, dall’approvvigionamento alla distribuzione ai pusher.

Due fazioni

A distribuire cocaina e marijuana a San Berillo nuovo sarebbero stati due gruppi distinti dei Cursoti, collegati tra loro da diverse persone che facevano da manovalanza per entrambi. Da un lato, la piazza di San Leone sarebbe stata controllata da Carmelo Distefano, che nel periodo tra il 2018 e il 2019 stava lavorando per assumere la leadership di tutto il clan. Secondo quanto scrive il Gip nell’ordinanza di custodia cautelare, il gruppo di Distefano avrebbe agito con la collaborazione di Giuseppe Piterà e di Giuseppe e Pietro Licciardello.

Un secondo gruppo avrebbe fatto riferimento invece a Nicola Christian Parisi, con zona di riferimento via Lazio, una traversa di Corso Indipendenza. Parisi usava come base logistica la sua casa, che aveva organizzato come un fortino: impianto di videosorveglianza per controllare gli ingressi, muri di cinta, cancello antisfondamento.

Le riunioni sulle attività di spaccio avvenivano nella lavanderia della casa di Parisi. Coinvolti nel secondo gruppo, scrive ancora il Gip, erano Salvatore Manuel Monaco, Orazio Garufo, Filippo Scaglione, Fabio Setteducati, Lorenzo Arcidiacono e i fratelli Massimiliano e Andrea D’Ambra, i quali lavoravano per entrambe le piazze. Tutte persone raggiunte dall’ordinanza di custodia cautelare del blitz Zeus.

Un unico fornitore

La droga di entrambi i gruppi arrivava da un unico fornitore, che faceva capo a Carmelo Distefano. Secondo la ricostruzione degli investigatori, infatti, sarebbe stato Lorenzo Cristian Monaco a rifornire, tramite i suoi contatti nella camorra, le piazze di spaccio di San Berillo nuovo.

A rivelarlo è una intercettazione in carcere tra Rosario Pitarà, uno dei leader storici dei Cursoti milanesi, e suo nipote Giuseppe Licciardello. Quest’ultimo gestisce la piazza di San Leone, e parlando con Pitarà gli dice che entrambi i gruppi di spaccio si riforniscono da Distefano: “Con Cristian, (fa segno con le dita come a voler dire che sono assieme) con Cristian, gliela dà lui a cinquanta, a quarantacinque quello che è”.

I contatti

Secondo la ricostruzione degli investigatori i due gruppi hanno dei legami solidi. In un caso, è intercettata una chiamata di Giuseppe Licciardello a Fabio Setteducati, considerato la “longa manus” di Nicola Christian Parisi. Licciardello dice a Setteducati di andare a casa sua, e cita Distefano: “Carmelo ti ha detto una cosa, dammi una risposta”.

Qualche giorno dopo ancora contatti tra gli uomini dei due gruppi. Licciardello chiama Setteducati, e dopo i primi saluti, si legge nell’ordinanza del Gip, si sente la voce di un uomo che in sottofondo dice a Licciardello “digli che è urgente”. Licciardello dice “Siamo urgenza”, e Setteducati scatta: “Sto venendo”.

Le rivalità

Tra i due gruppi di spaccio non corre sempre buon sangue, nonostante diverse persone siano comuni a entrambi. Questo perché oltre allo scontro tra Parisi e Distefano per la leadership del clan, che ha luogo proprio in quel periodo, non tutti si fidano di Distefano.

Ancora l’intercettazione tra Pitarà e Licciardello: quest’ultimo dice al leader dei Cursoti, a proposito della piazza di San Leone, “sto camminando regolare, non ne ho problemi”. Poi parla dei problemi tra Distefano e Parisi, che avevano indotto Distefano a invitare a prendere le distanze da Parisi: una mossa che Pitarà non accetta, dicendo “Melo si deve fare i cazzi suoi”.

Pitarà infatti è preoccupato che Distefano possa espandersi troppo: “Lo vuole mettere nel culo a noi – dice nell’intercettazione – allora non avete capito niente, si vuole prendere San Berillo”. Ma il nipote lo rassicura che è ancora libero nella sua piazza di spaccio: “Non hai capito niente, da me non è entrato [Distefano, ndr], ho sei ragazzi che hanno venti anni, ventisette anni, trent’anni, e non do conto a nessuno”.

Gi altri canali

La diffidenza nei contronti di Distefano spinge però Pitarà a suggerire altri canali per l’approvvigionamento a Licciardello: “Vai dal gommista – dice – vai in quale altro posto e gli dici ‘Mi ha detto mio nonno gilela dai una mano perché sta stringendo, per non allargarsi con altre'””.

Proprio a causa dei contrasti con Distefano, più avanti, Parisi cercherà altri canali da cui rifornirsi di droga. Parisi manda Setteducati e un’altra persona a Lineri, si legge nell’ordinanza del Gip, per combinare un incontro riservato. “Se lo vedi – dice Parisi in una intercettazione – digli che viene. Però deve essere una cosa tra me e lui, non lo deve sapere nessuno”.


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