CATANIA – La piazza non doveva fermarsi, neanche per un attimo. Fiumi di droga dovevano di continuo inondare le strade di San Berillo nuovo, ormai sotto il pieno controllo dei Cursoti milanesi guidati da Carmelo Distefano. Dalle carte dell’inchiesta Zeus, in cui ieri sono state arrestate 23 persone (NOMI), emergono i canali di approvvigionamento del clan, che comprava cocaina dalla camorra.
I personaggi
Sono le intercettazioni della Polizia a fornire una mappa di come si muovesse il clan tra Catania e Napoli. Per tutta la primavera del 2019 un gruppo di almeno tre catanesi si sposta a cadenza settimanale verso il capoluogo campano: a muoversi sono, in un primo momento, Giuseppe Piterà e Gurreri Natale, indicati dal Gip nella sua ordinanza di custodia cautelare come membri dei Cursoti milanesi e stretti alleati di Carmelo Distefano nella sua strategia per controllare tutta la piazza di San Berillo Nuovo.
Chi tira davvero le fila nel narcotraffico con i camorristi è però Lorenzo Christian Monaco. Transitato tra i “carateddi” del clan Cappello, Monaco rimane in ottimi rapporti con Distefano e lo rifornisce di cocaina grazie ai suoi contatti con due esponenti di spicco del clan camorristico Sautto-Ciccarelli di Caivano: Gennaro “Genny” Sautto e Vincenzo Iuorio, più, in un primo momento, Domenico Gargiulo, che in seguito verrà trovato morto a Scampia.
I primi contatti tra Monaco e i camorristi sarebbero avvenuti, secondo la ricostruzione di Vincenzo Iuorio quando ha iniziato a collaborare con la giustizia, grazie alla musica neomelodica: tramite il padre del cantante napoletano Alessio i catanesi, soprannominati i “mericani”, riuscirono a entrare in affari con i Sautto. Poi erano sempre i contatti con altri cantanti neomelodici a fornire il pretesto per le spedizioni a Napoli.
L’autostrada della coca
Sulle strade tra Catania e Napoli inizia a viaggiare tanta cocaina. Tra il marzo e il luglio del 2019 gli investigatori intercettano Monaco e i suoi due soci in diverse trasferte napoletane, a frequenza quasi settimanale. La dinamica, almeno in quella prima fase, è sempre la stessa: Piterà e Gurreri vanno a Napoli in macchina mentre Monaco arriva in aereo. I tre incontrano Sautta e Iuorio, saldano la consegna della settimana prima e pagano un anticipo, prendono la droga e la consegnano a un corriere. Quando la droga arriva a Catania, Monaco si mette subito in contatto con Distefano.
In una seconda fase, dal maggio 2019 in poi, ad accompagnare Monaco a Napoli sono Antonino Garozzo e Luigi Scuderi. Quest’ultimo è il genero del santapaoliano Mario Strano, e sarebbe stato, secondo le rivelazioni del pentito Iuorio, l’uomo che materialmente ha instaurato il contatto con i camorristi.
Su quanta droga arrivasse a Catania tramite Monaco, è sempre Iuorio a precisare: “Cominciammo a rifornire i catanesi settimanalmente di 2/3 chili di cocaina, che venivano pagati contestualmente in contanti. Dopo un poco i catanesi cominciarono ad ‘allargarsi’ perché chiedevano forniture continue, arrivammo anche a frequenze di 8/10 chili a settimana, che noi concedemmo”.
Il “bambino”
Lo spostamento della droga lungo tutto il sud Italia a volte comporta degli intoppi per il clan. In un caso la cocaina è affidata a un trasportatore, che però ha un guasto nella galleria di Roccalumera.
L’uomo chiama un suo amico, un certo Pippo, per consegnargli la droga; poi chiama la Polizia Stradale. Alla fine della disavventura chiama Scuderi per dirgli che è tutto a posto: “Il camion è qua ma il bambino l’ho fatto andare, hai capito? I bambini si devono coricare a casa. L’ho fatto venire a prendere perché mi piangeva che aveva fame”.
Il sequestro
Lo scivolone più grande arriva a fine luglio. Monaco, Garozzo e Scuderi vanno a casa di Genny Sautto, è presente anche Vincenzo Iuorio. Le microspie della Polizia registrano Monaco che si lamenta con Sautto: non deve dire a nessuno quando i catanesi sono a Napoli, perché nel corso dell’ultima trasferta qualcuno gli ha detto che “O Penniello”, ovvero Domenico Gargiulo, aveva intenzione di rubargli i 200 mila euro che servivano a pagare nove panetti.
Quello stesso pomeriggio gli uomini contano 275 mila euro portati dai catanesi. Poi, nei giorni successivi, vedono della cocaina insieme a Sautta e la affidano a un trasportatore, che riceve mille euro per portare dei panetti su un autobus di linea. I tre ripartono per Catania, e attendono.
Solo che ad attendere il corriere a Messina c’è la Polizia, che sequestra i 3,2 chili di droga che il corriere ha con sé. Monaco e Garozzo hanno una telefonata molto preoccupata: “Nei traghetti? – dice Monaco – ma che stai dicendo che fermano il pullman? Non esiste, mai!”. “Lo devono sapere per fermarlo – risponde Garozzo – lo pigliano e lo bloccano”.
Tempo dopo anche Garozzo è fermato con 2,3 chili di marijuana. Ma il business non si ferma davanti a niente: già quattro giorni dopo è in arrivo un altro carico di cocaina.