Catania, l'omicidio e la modella: "Possibile una colpa medica"

La modella e l’omicidio in Appello: c’è una possibile “colpa medica”

Lo ha sostento un consulente della difesa

CATANIA – Nuovo colpo di scena in appello al processo per la morte della colombiana Sandra Garcia Rios. Imputata per omicidio è l’ex modella romena Georgeta Colesnicenco. La difesa ha prodotto una perizia secondo cui la vittima sarebbe morta a causa di un’ipotetica “colpa medica”.

Colpa dei medici, dunque, e non della coltellata fatale inferta, mentre si difendeva dalla Colesnicenco? È tutto da vedere. Per ora i giudici si sono riservati di sentire il consulente della difesa, cosa su cui decideranno per la prossima udienza, in programma il 3 ottobre. L’imputata, si ricorda, ha preso 2 anni per eccesso di legittima difesa.

Per lei, però, il Pg Andrea Ursino ha chiesto 8 anni con l’accusa di omicidio. La Corte, presieduta da Elisabetta Messina, ha dunque rinviato tutto al prossimo autunno. Il colpo di scena è arrivato al momento dell’arringa dell’avvocato Pietro Ivan Maravigna, che ha parlato per oltre 4 ore.

I punti della difesa

La parte centrale tuttavia non si è concentrata sulla consulenza, che comunque sta lì, agli atti, in attesa che i giudici si pronuncino. Il legale ha citato 20 punti sulla base dei quali l’imputata dovrebbe essere assolta anche dall’accusa di eccesso colposo di legittima difesa.

L’imputata, ha ricordato il legale, subì delle lesioni tali da non essere ritenuta idonee al carcere di Pagliarelli. La sua tesi inoltre, circa le lesioni subite nella colluttazione, corrisponde esattamente alla consulenza del pm. Una perizia poi affermerebbe che l’imputata, in quel frangente, ebbe paura di morire.

Le perizie

Per i periti, la Colesnicenco non aveva nessuna volontà di uccidere. Vi è tra i punti della difesa la chiamata alla polizia, in quel frangente. Una registrazione in real time in cui l’imputata chiede aiuto. E il contenuto di quella chiamata, la voce di sottofondo della Garcia Rios, che dice: “Ti ammazzo”.

Secondo un’altra perizia, la Colesnicenco tenne il telefonino vicino alla bocca sino a quando l’avrebbe dovuto lasciare per difendersi. E la sua voce muta durante la telefonata. È pacata quando chiede l’aiuto della Polizia e poi agitata, a seguito dell’aggressione, che dimostrerebbe la riconducibilità all’aggressione del suo turbamento pschico.

La difesa

“Vi è infine l’animus della signora Colesnicenco immediatamente dopo i fatti – ha poi citato l’avvocato -. La telefonata all’amministratore di condominio con la quale richiede un suo intervento amministrativo immediato nei confronti dei vicini di casa che l’avevano aggredita attesta che la signora, in quel momento, si ritiene vittima e non certo autrice di un reato”.

“Il vero problema di questo processo – conclude l’avvocato Maravigna – lesivo delle garanzie difensive e del giusto processo così come voluto dall’articolo 111 della costituzione, è che mentre la difesa ha tenuto sin dal primo momento una irremovibile linea difensiva, l’accusa ha costantemente modificato la ricostruzione della condotta contestata, mai proponendo un’ultima verità, bensì sempre una penultima verità”.

Sono solo alcuni dei punti dell’arringa difensiva. Si torna in aula tra quattro mesi. Per il momento l’imputata resta libera.

L’avvocato Pietro Ivan Maravigna

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