CATANIA – È molto facile in queste ore cadere nella tentazione della retorica tutt’altro che necessaria. Nelle parole forzate o nella condivisione a tutti i costi di una partecipazione che, però, sono anch’esse la misura dell’affetto nei confronti di uno che il segno dell’eternità l’ha lasciato davvero.
L’ultimo saluto a Totò Schillaci è un ottovolante di emozioni. Dall’amarezza alla gioia del ricordo di un gol; da quell’orgoglio di sicilianità alla consapevolezza che quella magia legata agli anni novanta si sia chiusa per sempre. E questa volta per davvero.
Lo abbiamo già scritto: uno come Totò ha unito la nostra isola fuggendo alla imposizione dei campanili. Ho percorso in macchina, ieri mattina, il tragitto Catania-Palermo con il presidente dello Juventus Club di Paternò, Marco Sinatra e con uno dei soci, Vincenzo. In viaggio per rivolgere l’addio ad un amico che di recente era stato ospite del Club e col quale era voluto restare in contatto, direttamente e non.
E durante il tragitto, la voglia di parlare non è tantissima. Meglio rievocare i gol di Italia ’90, il nostro ricordo davanti alla tv, quel passaggio dal Messina alla Juve con la consacrazione al calcio che contava, la convocazione in nazionale di Vicini che cambierà per sempre il corso delle cose,
“Sapevamo che le sue condizioni erano purtroppo peggiorate. È ingiusto e facciamo fatica ad accettare che Totò non ci sia più. Lui è uno che con i tifosi non si è mai risparmiato: sempre disponibile, mai altezzoso, generoso con chiunque. La Juventus era il suo sogno e l’ha coronato. Ha portato il nome della Sicilia e dell’essere siciliano dappertutto: da parte nostra è il minimo salutarlo per l’ultima volta”, racconta a voce rotta il presidente Sinatra.
L’arrivo che precede l’ingresso alla camera ardente diventa un momento non facile. Mai bello separarsi per sempre da chi ti ha legato a doppia mandata all’istantanea dei tuoi ricordi più belli dell’adolescenza. I gradini dell’ingresso dello stadio Barbera percepiti come un golgota interminabile.
Giunti al feretro, l’incredulità si fa amara realtà. Ed anche lì nessuna voglia di proferire parole che sarebbero inutili. Non è più solo calcio. Non è più solo ricordo.
“Noi lo abbiamo sempre vissuto come una persona sorridente e sicura nel darti suggerimenti e quella umiltà che ti dava la spinta anche nell’affrontare la vita. “Io ce l’ho fatta partendo da qua e significa che col lavoro e la determinazione si può sempre riuscire”, ci ha detto una volta. E noi lo ricorderemo per sempre per l’uomo che è stato oltre che per il calciatore”, rammenta durante il ritorno a casa il presidente Marco Sinatra.
Dall’eternità all’immortalità. Totò Schillaci è stato capace anche di questo.