CATANIA – È passione, eros, sensualità. Il Tango prende forma a Catania e lo fa attraverso Marta Lìmoli, attrice professionista etnea, che ha deciso di fare delle sue esperienze individuali tesoro, scrivendo e realizzando il lungometraggio “Tango Tongue – la Lingua del Tango”, un docufilm che se l’autrice stessa dovesse descrivere in tre mosse definirebbe “un work in progress, sperimentale e progetto-iniziativa-lavoro pensato, partecipato”. Dice di essere nata a Katàne e di vivere al Sud, spirito non legato alle convenzioni, senza radici Marta Lìmoli trova libera e piena espressione nel suo La lingua del Tango.
Ma cos’hanno in comune Catania e il Tango?
“Abitiamo una città che nonostante l’aura solare potrebbe essere associata ad un frutto in guscio: nasconde tesori, risorse; li tiene troppo per sé – spiega Marta Lìmoli – Bisogna ricercarli e cercare di farne godere tutti. Ecco, quel che unisce queste due Entità è il temperamento. È il mediterraneo con la propria storia. È la voglia e il piacere dell’arte, è abbondanza di energia insieme al carattere, appunto, controverso che gli appartiene”. Una scelta partita dall’istinto: “Mi ha ispirato Lui – confessa l’autrice – ha il potere di agire in profondità e renderci più gioiosi, più presenti, più fantasiosi. In ogni caso “più””.
Nell’era in cui si è perso, o quasi, il pudore, nell’era in cui ragazzine vestono in maniera succinta e provocante. Che ruolo gioca la seduzione?
“La seduzione è semplice, la valenza dello sguardo non è artificio, sovrastruttura; un tacco 12 piuttosto che 7 non fa differenza – prosegue la Lìmoli – Lo spacco corto o vertiginoso, poco importa. Chi ama ballare Tango ama la Sua seduzione e lo sguardo ne è il complice diretto, senza trucco. Ragazzi appena maggiorenni frequentano i corsi, del Tango li interessa il gioco che c’è; il nutrito intrico di movimenti. È sentirsi parte di una strana magia”.
Nel docufilm, coinvolti numerosi artisti: il cast si pregia di ospitare Maestri argentini, artisti siciliani, ballerini, musicisti fra le personalità più in luce e di rilievo culturale. Tra gli attori Elena Ragaglia, Raffaella Esposito, Elio Sofia, Massimiliano Grassia, Roberta Giunta, Andrea Grasso, Alfio Vivona; Enrico Dibennardo, Denis Marino, Emilia Belfiore, Giulia Giuffrida, Sandro Maccarrone e Laura Giordadi, invece, i musicisti.
Particolare non certo da poco la scelta di procedere alla realizzazione dell’opera senza usufruire di fondi o sovvenzioni, così come conferma la regista: “Abbiamo fatto i conti con molte rinunce. Le collaborazioni sono state fondamentali. È stato un lavoro di gruppo: questo progetto sarebbe stato totalmente diverso se non avessi avuto con me professionisti di spessore allacciati all’obiettivo di portare avanti un’iniziativa piuttosto articolata. Non può girare sempre tutto intorno al denaro. È chiaro che con una produzione il tutto si sarebbe realizzato sicuramente in metà del tempo impiegato e con molto ma molto meno stress ed ansie. Ma credo da sempre nel gioco di squadra e nello scambio di energie”.
Questa, quindi, potrebbe essere una buona ragione per andare a vedere il suo docufilm?
“La Lingua del Tango è un piccolo miracolo! – conclude – Come non dargli respiro? Eppoi, è bello dare delle critiche! Venite a vederlo, per criticarlo..!”