CATANIA – “Nella vita bisogna dimostrare anche di avere gli attributi. Lei non sta dimostrando di averle…”. Cartoline dal Consiglio comunale di Catania. Messaggi di rispetto inviati da una parte all’altra dell’aula dove, ieri sera, si è riunito il senato cittadino. Il virgolettato non rende giustizia al tono pacato e sorridente col quale Riccardo Pellegrino, vicepresidente vicario del civico consesso eletto tra le file di Forza Italia, apostrofa il capogruppo del Partito democratico ed ex candidato a sindaco di opposizione Maurizio Caserta.
È una normale seduta di Consiglio comunale catanese. Tra una discussione e l’altra sulla mobilità sostenibile, gli autobus che non passano mai, le zone pedonali disorganizzate, gli autovelox non ancora installati e le telecamere contro le discariche abusive che non si sa di preciso quante siano (per la cronaca: nessun consigliere comunale che abbia lodato l’amministrazione, nemmeno tra i più solidi componenti della maggioranza), a un certo punto prende la parola Maurizio Caserta. Con le consuete pacatezza ed eleganza, Caserta riporta in aula un argomento del quale più nessuno ha parlato: che fine ha fatto la richiesta di dimissioni fatta dal sindaco Enrico Trantino al vicepresidente vicario Riccardo Pellegrino?
Corruzione elettorale
All’inizio di dicembre 2023 Pellegrino veniva condannato in primo grado, e con pena sospesa, a due anni di reclusione con l’accusa di corruzione elettorale per fatti riguardanti le elezioni Regionali del 2017. Non certo la prima volta in cui il nome del consigliere appariva sulle pagine delle cronache.
Durante il suo primo mandato da senatore cittadino, tra il 2013 e il 2018, Pellegrino era finito all’interno di una relazione della Commissione regionale antimafia dell’epoca, in quegli anni presieduta dall’attuale ministro della Protezione civile Nello Musumeci. Nel documento dell’Ars, poi discusso anche dalla Commissione nazionale antimafia, venivano elencati i nomi dei consiglieri, comunali e di circoscrizione, e dei loro parenti o familiari ritenuti vicini alla criminalità organizzata.
Lo scheletro nell’armadio di Pellegrino era il fratello di Gaetano, detto ‘u funciutu, ritenuto esponente del clan dei Carcagnusi e tra i più vicini consiglieri del capomafia Nuccio Mazzei. Da quel momento in poi, una difficoltà dopo l’altra: prima la candidatura fallimentare alle regionali, con Forza Italia, in una lista a sostegno dello stesso Musumeci poi diventato presidente della Regione. E poi una campagna elettorale, da indipendente, per la sindacatura di Catania. Il cui esito negativo aveva costretto Pellegrino a un digiuno di cinque anni dalle aule di Palazzo degli elefanti.
Le richieste di dimissioni
Al termine del processo di primo grado, il 4 dicembre 2023, l’ultima batosta: la condanna per corruzione elettorale. A cui segue la richiesta di dimissioni da parte di molti, tra i quali il Movimento 5 stelle e l’Arci di Catania. Ma la sorpresa pubblica arriva quando è il primo cittadino, Enrico Trantino, a chiedere pubblicamente un passo indietro a Pellegino. “Il sindaco Trantino l’ha chiamata, consigliere Pellegrino, sono certo che lei lo ricorderà, per provare a dissuaderla dalla candidatura alla vicepresidenza del Consiglio – aveva detto il primo cittadino in aula, parlando di sé in terza persona – Se proprio devo dirla tutta, durante quella telefonata lei mi aveva garantito che si sarebbe dimesso immediatamente anche nel caso di condanna in primo grado. Le scelte sono sue e io non posso interferire”.
Il guanto di sfida
L’elezione di Pellegrino al ruolo di vicepresidente vicario del Consiglio comunale è stata votata dai suoi colleghi. Così sono loro, eventualmente, a potere proporre una mozione di sfiducia. Che la maggioranza, nonostante la netta presa di posizione del suo leader Trantino, non ha mai preparato e presentato. La domanda di Caserta, dunque, va a battere là dove il dente di molti duole. Soprattutto quello del diretto interessato.
“Se lo scordi, perché io non mi dimetto“, replica piccato l’esponente forzista, dopo avere invitato Maurizio Caserta, persona che ha “sempre reputato intelligente”, a “dimostrare di avere gli attributi”. “Pensavo che lei fosse un uomo intelligente” “Lei, da persona perbene, da persona capace, prepari una mozione di sfiducia e la porti in aula – sfida Riccardo Pellegrino – Poi saranno i miei colleghi consiglieri di maggioranza a decidere”.
Quella sollevata da Caserta, secondo il diretto interessato, è una “baggianata, una cretinata“. Tant’è vero che lui si è detto da subito “con la coscienza pulita” ed “estraneo ai fatti contestati”. Per dirla in breve: innocente. Garantismo a parte, la questione di opportunità politica rimane. Il dado è tratto e la sfida è lanciata. La mozione di sfiducia è tornata in campo: se l’opposizione deciderà di presentarla, da che parte starà la maggioranza?