Catania, pioniera in Italia per l'impianto di Endo-K Pro

Catania, pioniera in Italia per l’impianto di Endo-K Pro

Il primo intervento di recupero della vista su un caso ritenuto irreversibile, eseguito con successo al Centro Catanese di Medicina e Chirurgia (CCMC)

Per la prima volta in Italia è stato sperimentato l’uso di Endo-K Pro: device d’avanguardia – già battezzato in Spagna dall’ideatore Josè F. Alfonso – che consente ad occhi ormai spenti di ritornare alla vista. L’intervento è stato realizzato in Sicilia dal Centro Catanese di Medicina e Chirurgia (CCMC, che insieme ad H7 Hospital Seven ha sempre puntato sull’innalzamento della qualità delle cure) su un paziente di 54 anni con cecità monoculare, che aveva subìto un trauma durante un incidente sul lavoro: l’occhio non vedente del “paziente uno” era già stato precedentemente sottoposto a diversi interventi di recupero e quattro trapianti di cornea, il 16 dicembre 2022 è stato integrato il dispositivo Endo-K Pro che adesso è in fase di follow-up.
«Il Centro Catanese di Medicina e Chirugia ha compiuto un nuovo passo avanti: è la prima struttura italiana nel quale abbiamo operato per installare questo device d’avanguardia – spiega il chirurgo oftalmologo Marco Zagari – rappresenta una nuova frontiera nell’ambito dell’integrazione tra tessuti umani e prodotti sintetici, perché Endo-K Pro a differenza delle altre protesi non possiede elementi aggiunti come il titanio o porzioni componibili, è costituito interamente da un materiale altamente biocompatibile, il polimetilmetacrilato.

Abbiamo operato a “bulbo chiuso”, riducendo le complicanze operatorie e post-operatorie. Nella pseudocamera, cioè nello spazio compreso tra la cornea del donatore, il device e il residuo pre-descemetico del paziente, abbiamo mantenuto integro l’endotelio del ricevente – continua l’oftalmologo – limitando così la componente infiammatoria che potrebbe portare a un rigetto in tempi brevi, e aumentando le possibilità di sopravvivenza del lembo impiantato.

Con questi interventi abbiamo l’opportunità di far tornare alla vista persone che altrimenti non avrebbero nessun’altra possibilità».
CCMC e H7, con questo primo intervento, hanno tracciato la strada da percorre per la standardizzazione dei risultati in Italia, offrendo ai pazienti un’alternativa alle fragilità che sembravano prima impossibili da curare. Grazie alla visione sperimentale, agli investimenti in alta tecnologia e al know-how dei medici, il Gruppo Lanteri Murabito, con il manager Daniele Virgillito, coltiva successi a Catania, esprimendo così un eccellente livello di specializzazione a beneficio della salute e della qualità di vita dei pazienti, compresi quelli più critici.

A oggi sono circa 80 i pazienti in tutto il mondo che sono già stati sottoposti a questo intervento di altissima precisione: sono soggetti reduci di trapianti multipli, neovascolarizzazione corneale, opacità, traumi, deficit di cellule staminali, causticazioni, alterazioni importanti dell’anatomia.
L’impianto, che può essere eseguito in anestesia locale o generale (e in determinati casi diventa una valida alternativa alla cheratoprotesi di Boston), risulta molto funzionale in casi irreversibili, cioè quando falliscono i trapianti. Ad oggi la protesi, sia per il materiale che per il suo design, non ha presentato elevate percentuali di complicanze come infezioni post-operatorie, glaucoma o estrusione della protesi stessa. E nei casi di rigetto della cornea del donatore, il lembo trapiantato può essere sostituito senza rimuovere il dispositivo Endo-K Pro.

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