CATANIA. L’ospedale Cannizzaro sarà contemporaneamente parte civile e responsabile civile nel processo per gli omicidi del presunto infermiere-killer Vincenzo Villani Conti, che, secondo l’accusa, tra il 2020 e il 2021 avrebbe ucciso due donne somministrando loro massicce dosi di benzodiazepine per vendicarsi dell’ospedale, che lo aveva trasferito di reparto.
Si è aperto dunque il processo, con la prima udienza in Corte d’Assise a Catania, presieduta dal giudice Sebastiano Mignemi. L’azienda ospedaliera Cannizzaro, in persona del suo direttore generale Salvatore Giuffrida – assistita dall’avvocato Eleonora Baratta – si è costituita per entrambe le accuse a carico di Villani Conti, ovvero per il duplice omicidio e il furto dei farmaci somministrati alle due pazienti morte.
In aula sono parte civile anche le nipoti di una delle donne, assistite dagli avvocati Cettina Mirabella e Simone Marchese. Le vittime, un’ultrasessantenne e un’ottantenne, persero la vita a distanza di un mese e mezzo l’una dall’altra, il 2 dicembre 2020 e il 16 gennaio del 2021. In entrambi i casi l’infermiere aveva fatto il turno di notte.
Sono state proprio le altre parti civili a chiedere la costituzione dell’azienda come responsabile civile. L’imputato è difeso dagli avvocati Erminia Villani Conti e Francesco Calabrese del foro di Reggio Calabria, sostituiti dall’avvocato Salvatore Liotta.
L’ospedale dunque sarà presente in doppia veste – parte civile e presunto responsabile civile – e il suo legale, l’avvocato Baratta, ha espresso soddisfazione per l’ammissione del nosocomio come parte civile per entrambi i capi d’imputazione. Una soddisfazione che deriva dal danno che inevitabilmente si è arrecato alla struttura e ai suoi dipendenti, che ogni giorno lavorano per salvaguardare i propri ospiti e fanno del proprio meglio, screditati ed esposti mediaticamente da questo caso. “La richiesta di citazione come responsabile per fatto altrui era prevedibile e prevista – affermano fonti vicine alla difesa dell’ospedale – essendo stato consentito di stare in giudizio nelle diverse posizioni processuali in casi analoghi, come avvenuto, ad esempio, nel caso del processo per il naufragio della Costa Concordia”.