CATANIA – È ancora giorno di pentiti: nel processo per la sparatoria di Librino dell’agosto del 2020, in cui morirono Luciano D’Alessandro e Vincenzo Scalia, questa mattina ha di nuovo parlato Martin Carmelo Sanfilippo. Nel corso dell’udienza si è svolto il controesame della difesa, con gli imputati che hanno inveito contro il collaboratore di giustizia.
Le rivelazioni
Il troncone del processo è quello che riguarda i Cursoti, che nell’agosto del 2020 furono al centro della sparatoria di viale Grimaldi insieme a uomini del clan Cappello. Sanfilippo, membro dei Cursoti, ha risposto a tutte le domande dei difensori confermando quello che aveva già dichiarato ai Pm Ignazion Fonzo e Alessandro Sorrentino.
In particolare, Sanfilippo aveva raccontato che quando era iniziata la sparatoria si trovava su una Panda, e aveva identificato diverse delle persone coinvolte. Tra queste anche Roberto Campisi e Carmelo Di Stefano, boss dei Cursoti.
Le interruzioni
Proprio Di Stefano e Campisi, insieme ad altri imputati, nel corso dell’udienza di questa mattina hanno inveito contro Sanfilippo, dicendo che le sue accuse sono infondate.
La sparatoria
Il conflitto a fuoco tra clan Cappello e Cursoti avvenne la sera dell’otto agosto 2020, quando una spedizione di 14 tra scooter e motociclette, organizzata dai Cappello, raggiunse la roccaforte dei rivali a Librino, in viale Grimaldi. Dopo decine di colpi sparati per strada, alla presenza di passanti e bambini, a terra rimasero Luciano D’Alessandro di 48 anni e Vincenzo Scalia di 29, più diversi altri feriti.