Catania – ‘Sex indoor’. Così è stata chiamata l’operazione che ha portato ad arresti e sequestri disposti dal Tribuna di Caltagirone per sfruttamento della prostituzione. La notte scorsa, la Polizia di Stato, su disposizione della Procura della Repubblica di Caltagirone, ha eseguito l’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari nei confronti di otto indagati.
Le indagini del Commissariato di Caltagirone hanno permesso di sgominare “un sodalizio criminale, con ramificazioni estese oltre i confini regionali, gravemente indiziato dei reati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione prevalentemente straniera”. Per gli inquirenti è stato “Interrotto un giro di affari annuo di circa 130.000 euro”.
L’operazione è stata eseguita dalla Polizia di Caltagirone, con l’ausilio della Squadra Mobile di Catania e Agrigento, del Reparto Prevenzione Crimine “Sicilia Orientale” e delle unità cinofile della Questura di Catania.
L’indagine
L’indagine – mediante operazioni di intercettazioni telefoniche ed ambientali – ha documentato la presenza nel territorio calatino di una vera e propria organizzazione, stabile, ben rodata, e con specifica ripartizione dei ruoli, in grado di reclutare donne (per lo più straniere) e transessuali da destinare al mercato della prostituzione. Tutto sarebbe avvenuto in immobili a Caltagirone di proprietà dei due capi e promotori dell’organizzazione. I due garantivano anche l’assistenza logistica, il trasporto e la pubblicità dell’attività di meretricio mediante l’inserimento di annunci su siti di incontri.
Oltre alle intercettazioni nell’inchiesta, cominciata nel febbraio 2021, ci sono accertamenti bancari, pedinamenti, appostamenti, immagini/video estrapolati dai sistemi di video sorveglianza. Ed è proprio grazie a questa attività investigativa che è stato possibile visionare il via vai di clienti e gli spostamenti delle donne reclutate. Nei confronti di alcuni degli indagati sono emersi ulteriori indizi di reato concernenti la cessione di sostanze stupefacenti alle squillo e l’abituale fabbricazione di armi, riciclaggio di denaro e truffe ai danni di compagnie telefoniche e assicurative.
L’organizzazione
Il ruolo di spicco è ricoperto da L. G. C. (indagato, tra l’altro, per estorsione ai danni di un esercente di attività commerciale), coadiuvato dalla compagna B. A. e dal fratello L. G. A., anche quest’ultimo all’apice dell’organizzazione e anello di collegamento con la criminalità catanese rappresentata da S. C. G., soggetto già condannato in passato per gravi reati quali associazione a delinquere di stampo mafioso.
S. C. G., unitamente al correo agrigentino D. C. S., aveva il compito di reclutare prostitute ed introdurle nel florido mercato calatino, inserito a sua volta nel più ampio mercato di “capitale umano” organizzato a livello nazionale. Secondo un collaudato sistema di rotazione, infatti, donne e transessuali giungevano a Caltagirone dove venivano collocate per una/due settimane nei quattro immobili di proprietà dei due fratelli, promotori dell’associazione, per poi essere destinate all’attività di prostituzione anche al di fuori della Regione.
Con il ruolo di partecipe all’associazione, emerge anche la figura di M. G., che su indicazione di L. G. C., eseguiva quotidianamente servizi di trasferimento da un luogo all’altro delle singole prostitute. Gli altri indagati sono F. R. L. M. e G. S. C. J., che, oltre a svolgere attività di prostituzione, si ponevano al servizio dei fratelli L. G. occupandosi del reclutamento di “colleghe” e alle inserzioni pubblicitarie su siti di incontri quale “bakeka-incontri”, richiedendo per tale attività ricariche poste-pay, riscontrate mediante mirati accertamenti bancari.
Il Giudice per le Indagini preliminari ha disposto altresì il sequestro preventivo di 4 immobili di proprietà degli indagati nonché il sequestro di altri beni per un valore corrispondente al profitto del reato.