Catania, Sfameni: "La mafia sfrutta ogni momento di crisi"- Live Sicilia

Sfameni: “La mafia sfrutta ogni momento di crisi”

L'intervista al dirigente della squadra mobile etnea

La mafia catanese è fluida. O meglio magmatica e subdola. Da una parte più gerarchizzata nell’assetto quando si parla delle famiglie ‘accreditate’ a Cosa nostra. Ma per il resto sono cosche dinamiche. Antonio Sfameni, a capo della Mobile etnea da gennaio, ha potuto immediatamente notare la differenza nel codice genetico della criminalità organizzata etnea rispetto a quella della Sicilia occidentale. E specialmente a quella di Palermo, dove ha lavorato per moltissimi anni. E conosce, nel profondo, mandamento per mandamento. “A Palermo non c’è un’alternativa a Cosa nostra”, esordisce. “La prima differenza è come avviene il controllo del territorio”, ammette. A Palermo è rimasta una “certa ortodossia” che qui non ritrova. A Catania le “piazze di spaccio” sono il grande business che non serve solo a far fluire soldi nelle casse dei clan, ma diventa anche mezzo di “controllo del territorio”.

Cosa nostra palermitana è più rigida. Ogni mandamento ha i suoi confini, le sue famiglie. Ma è delineato con un determinato quartiere e zona. A Catania in un rione puoi trovare la convivenza di più clan. A Palermo una cosa del genere non è nemmeno immaginabile”, spiega ancora. “Ma in generale posso dire che la criminalità organizzata catanese ha delle peculiarità tali che la distinguono dalle mafie di altre latitudini”, dice Sfameni. Il dirigente della Squadra Mobile di Catania sta affrontando la nuova sfida sicuro però che il suo ufficio ha una “expertise” che è “sotto gli occhi di tutti”. Professionalità e strategie investigative che sono messe a disposizione della collettività. “Una mafia così mutevole e con molte armi a disposizione può diventare molto pericolosa. Ma noi siamo sul pezzo”, assicura.

Alcune settimane fa, il procuratore nazionale antimafia De Raho ha lanciato l’allarme sui pericoli del conflitto in Ucraina collegato alle mafie. Antonio Sfameni è convinto che più che la guerra siano le connesse conseguenze economiche quelle da cui le mafie potrebbero trarre giovamento. E quindi la crisi scatenata dalla stangata dei prezzi delle materie prime, del gas, del petrolio, dell’energia. Un’altra tegola dopo gli effetti dirompenti della pandemia Covid.

Io penso che la mafia sfrutti ogni momento di crisi”, analizza Sfameni. La povertà, l’indigenza, il disagio economico sono tutti spazi dove la mafia può inserirsi: dall’usura al reclutamento di manovalanza per le piazze di spaccio. “Noi abbiamo un faro – spiega ancora Sfameni – che è quello della Procura della Repubblica di Catania. Molti sforzi sono diretti al contrasto alla criminalità organizzata e ai pericoli legati alla congiuntura economico-sociale, ma molto stiamo facendo anche sulla lotta ai reati contro la Pubblica Amministrazione e la corruzione”. È uno degli indirizzi investigativi che provengono dall’ufficio diretto dal procuratore Carmelo Zuccaro.

“Lavorare a Catania per me ha un’emozione diversa – confessa – perché significa fare qualcosa per migliorare la mia terra d’origine. E questo, umanamente, ha un valore particolare. Ma questo l’ho detto fin da subito”, chiosa.


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