Catania, social-housing Cibali: per Sunia "non c'è carattere sociale"

Catania, social-housing Cibali: per il Sunia “non c’è carattere sociale”

La nota del Sindacato inquilini
L'INTERVENTO
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CATANIA – Il Sunia di Catania e il Sunia Sicilia reputano “molto distante dal carattere sociale che viene divulgato”, l’intervento di social housing finanziato con il Fondo Esperia nei terreni del Centro direzionale Cibali. Il progetto sarà realizzato su terreno privato ma con fondi esclusivamente pubblici che ammontano a circa 14 milioni di euro.

Il timore della speculazione

Il sindacato degli inquilini teme l’ennesima speculazione edilizia. Le segretarie del Sunia di Catania Agata Palazzolo, e la segretaria del Sunia Sicilia Giusi Milazzo, giudicano infatti “immotivata” la decisione dell’amministrazione comunale di anticipare senza alcuna  motivazione l’approvazione da parte della Regione di una convenzione tipo come previsto dalla normativa. 

“Trasparenza”

“È una scelta di poca trasparenza che di certo non può essere imputata all’esiguità dei tempi a disposizione dell’Amministrazione”, spiegano le due dirigenti, “poiché  questa proposta di realizzazione dell’intervento di social housing era stata già avanzata nel 2017 in risposta ad bando della Regione Siciliana che metteva a disposizione sul territorio regionale un cospicuo fondo di 60 milioni di euro”.

E ci sono poi le perplessità di tipo tecnico: secondo il Sunia, gli appartamenti da realizzare saranno affittati a canone concordato ( nella convenzione è previsto  il riferimento all’accordo territoriale) a cui andrà aggiunta l’Iva e gli incrementi Istat senza che venga eseguita  alcuna decurtazione dei canoni nonostante il cospicuo finanziamento pubblico. Una posizione che fa a pugni con la trattativa specifica prevista in questi casi, finalizzata a definire canoni equi e sociali. 

Rischio esclusione

“Si stanno gettando le basi per un incredibile paradosso: in pratica potrebbe accadere che gli alloggi disponibili sul mercato privato presentino canoni inferiori a quelli di un intervento considerato di carattere sociale – proseguono Palazzolo e Milazzo -. Considerato poi che i redditi per l’accesso non possono essere inferiori  a 16.859,34 euro e neppure superiori a 44.781,00 euro, i canoni potrebbero che aggirarsi tra i 450 e i 650 euro. In questo modo, dall’accesso al cosiddetto alloggio sociale saranno esclusi proprio coloro che hanno un reddito  medio-basso nonostante costituiscano la fascia di popolazione che più delle altre ne ha necessità. Non potrebbero dunque accedere le tipologie di nuclei a cui la normativa fa riferimento e cioè famiglie monoreddito, giovani coppie, anziani, studenti fuori sede, immigrati.
Infine, sembra persino che la selezione dei soggetti che avranno accesso sarà  riservata allo società privata che realizza l’intervento escludendo il pubblico e la sua funzione di garanzia”.

Il Prg

Secondo il Sunia, infine, il progetto non è conforme alle direttive generali del nuovo PRG (assenza di metodo perequativo, consumo di suolo, ecc); qualsiasi intervento da realizzare nell’area destinata a centro direzionale secondo il Piano regolatore necessita di una variante urbanistica.

“Abbiamo sempre sostenuto che l’housing sociale realizzato con un  partenariato pubblico-privato e ampiamente finanziata con fondi pubblici, nonostante la normativa in merito sia scarna e contraddittoria,  potrebbe soddisfare l’obiettivo enunciato di soddisfare il bisogno abitativo della “fascia grigia” della popolazione,  quella cioè non in grado di accedere né all’edilizia residenziale pubblica né al mercato privato. Ma ciò avverrà solo se i criteri di accesso, i canoni di locazione, e i prezzi di vendita verranno definiti  con i sindacati di settore  e se la procedura di selezione per l’accesso sia direttamente gestita dall’Ente pubblico. Su questo tema abbiamo anche inviato una nota all’amministrazione comunale l’8 agosto scorso, subito dopo un incontro in occasione del quale non era stato fornito alcuna documentazione”.


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