CATANIA – Il momento in cui si comincerà a costruire nei terreni del Centro direzionale Cibali è sempre più vicino. Un’affermazione che dagli anni Sessanta a oggi sarà stata ripetuta centinaia di volte, ma che adesso ha dalla sua una serie di atti amministrativi ordinati. E, più di tutto, i soldi. Quelli gestiti dal fondo Esperia di Fabrica Immobiliare, la società di gestione del risparmio dell’impero di Francesco Gaetano Caltagirone. Il cui nome incrocia, in virtù dei progetti di social housing finanziati da Cassa depositi e prestiti e Regione Siciliana, le palazzine che si costruiranno in via Teano, a due passi dallo stadio Angelo Massimino e dal viale Mario Rapisardi.
I Cavalieri del Lavoro
Per capire di che si tratta bisogna tornare indietro al 1969 e al piano regolatore generale firmato dall’urbanista Luigi Piccinato. In quel progetto, nel cuore del quartiere di Cibali, c’è un grande centro direzionale. Collegato al resto della città con un asse attrezzato sopraelevato. Diciassette ettari e mezzo da riempire, all’85 per cento, di cemento. Nella Catania degli anni Settanta, per alcuni, è un sogno. E già allora non era difficile immaginare per chi. I Cavalieri del Lavoro fiutano l’affare: Gaetano Graci, Francesco Finocchiaro e Carmelo Costanzo si mettono in società.
Tre dei quattro uomini più potenti di Catania (Giuseppe Fava avrebbe chiamato loro, insieme a Mario Rendo, i “cavalieri dell’Apocalisse mafiosa” nell’articolo di copertina del primo numero dei Siciliani, nel 1983) nei primi anni Ottanta comprano i terreni dai proprietari. La società dei cavalieri, il Consorzio Centro direzionale Cibali, sta proprio per chiudere un accordo per cementificare. I giornali dell’epoca ne parlano come di un affare da mille miliardi di lire. A cui si oppone il Consiglio comunale di allora. Com’era velocemente sorto, il progetto sul Centro direzionale di Cibali tramonta. Siamo negli anni Novanta e a cadere in disgrazia non è solo quel piano per costruire di fronte allo stadio: cadono in disgrazia i cavalieri. E con loro Sicilcassa, il fondo di credito siciliano coi soldi del quale tante cose erano state fatte. Incluso l’acquisto di quei terreni.
Il passaggio a Bankitalia
Tra liquidazioni e fallimenti, il Consorzio Centro direzionale Cibali finisce tra le proprietà della Banca d’Italia, con il suo carico milionario di perdite e la sua storia che attraversa quella del capoluogo etneo come poche altre. Bankitalia prova a vendere tutto. Ci tenta molte volte, un’asta dopo l’altra, ma senza successo. Nel 2016 il presidente dei liquidatori propone una consultazione pubblica: diteci voi, è l’invito ai catanesi, cosa volete fare di questi terreni e noi vedremo di fare il possibile. Fabrica Immobiliare appare, per la prima volta, a questo punto. Quando, direttamente da Roma, aderisce alla consultazione catanese e propone studentati e case per giovani coppie. Un anno dopo, a luglio 2017, la giunta guidata dall’allora sindaco Enzo Bianco vota e approva una proposta di variante al Prg Piccinato: per rendere possibili non solo le case in social housing ma anche tre torri da dodici piani.
Occhi su via Teano
A settembre di quello stesso anno, il Consorzio comincia a partecipare alle sedute di una conferenza dei servizi per discutere proprio del progetto di via Teano, che oggi si sviluppa su una superficie complessiva di diecimila metri quadrati. A metà dicembre 2018 arriva il primo via libera di Palazzo degli elefanti. La conferenza dei servizi dice che “si tratta di un intervento ordinario, orientato alla costruzione di un ambito urbano. Ambito rimasto per cinquant’anni indeterminato“. Nonostante tutto, la cinquantennale indeterminatezza ha avuto bisogno di ancora qualche anno per sbloccarsi.
E lo ha fatto pochi giorni fa. Riprendendo in mano il capitolo Fabrica Immobiliare, Palazzo degli elefanti ricorda che è proprio la società della galassia Caltagirone (Cavaliere del Lavoro dal 2006) ad avere vinto, nel 2015, un bando della Regione Siciliana per realizzare progetti di social housing sul territorio dell’Isola. Poco più che case popolari, poco meno che appartamenti borghesi: alloggi destinati a studenti, giovani coppie, persone con un reddito difficilmente conciliabile sia con il pagamento di un affitto sia con l’inserimento in una graduatoria dello Iacp. Fabrica, attraverso il Fondo Esperia, si è aggiudicata la possibilità di sviluppare i progetti per circa 60 milioni di euro in totale: soldi per metà forniti dalla Regione e per l’altra metà da Cassa depositi e prestiti e Fondazione con il Sud.
La convenzione ventennale
La giunta municipale, presieduta dal sindaco Enrico Trantino, approva poi la proposta di convenzione con Fabrica. Ed è da quel documento che si apprende, intanto, che Bankitalia i terreni di via Teano li ha venduti. Non è chiaro – perché nella convenzione resa pubblica sono stati “omissati” alcuni punti e tutti i dati – se li abbia venduti direttamente a Fabrica Immobiliare. O a un’altra entità intermedia, che a sua volta li ha poi venduti a Fabrica.
Quel che è certo è che la convenzione ha durata ventennale. Fino al 2040 e cocci le unità abitative saranno vincolate all’uso sociale. Dopo il proprietario potrà farne ciò che vuole. Venderle o affittarle al prezzo di mercato. Sempre se, s’intende, sarà questa la volta buona per cominciare a fare sparire il verde di Cibali. Che, tra un cavaliere e un altro, resiste dal ’69.