CATANIA – “Signori, è vietato arrabbiarsi, non vi dovete arrabbiare per nessun motivo, mi posso arrabbiare solo io per istituzione, vi prego”. Rosa Alba Recupido, presidente della Terza Sezione Penale di Catania, è dovuta intervenire per raffreddare i toni nel corso dell’ultima udienza del processo Mazzetta Sicula, frutto dell’inchiesta che nel 2020 ha ‘scoperchiato’ gli affari illeciti che sarebbero stati commessi nella gestione della discarica di proprietà dei fratelli Antonello e Salvatore Leonardi e oggi sotto amministrazione giudiziaria. La dialettica tra il pm Marco Bisogni e l’avvocato Carmelo Peluso riguardava una contestazione nel corso del controesame del difensore di Antonio Leonardi del collaboratore di giustizia Delfo Amarindo, ex dipendente dell’impianto di conferimento dei rifiuti. Una parentesi che ha ‘infuocato’ per qualche minuto il dibattimento.
Adelfo Amarindo è il teste chiave del processo. Già condannato in abbreviato, appena arrestato nel 2020 ha deciso di chiamare il pm e raccontare quello che succedeva nella discarica di contrada di Grotte San Giorgio. Il ‘pentito’ dei rifiuti ha riempito pagine e pagine di verbali. E rispondendo alle domande del magistrato Marco Bisogni, nel corso dell’esame in aula Famà in Tribunale, ha spiegato le sue mansioni nell’organigramma della Sicula Trasporti. Dove ‘ho lavorato 30 anni”, ha cominciato. “Mi occupavo di sistemare gli operai e di controllare i lavori come venivano svolti”, ha detto. Amarindo viveva in una casetta direttamente in discarica. Così appena si alzava alle 4 del mattino controllava l’arrivo dei camion. Ed è proprio su questo orario che la temperatura è cominciata a salire: per l’avvocato Peluso nel verbale integrale il teste ha riferito che “metteva mano alle 7”. E alcune dichiarazioni sarebbero quindi rilevate per la prima volta. Valutazione diametralmente opposta del pm, che ha invitato il difensore a leggere l’intero stralcio. E inoltre aprendo alla possibilità di depositare il verbale integrale tra gli atti del processo così da permettere al tribunale di avere gli strumenti per poter comprendere se c’è una diversità nelle versioni rese. Per ragioni difensive, l’avvocato non ha dato parere favorevole all’acquisizione ma ha dato lettura del passaggio ‘incriminato’. Su precisa contestazione il collaboratore ha spiegato i vari passaggi di quello che faceva la mattina: sveglia, controllo, poi ufficio e alle 7 si incontrava con i Leonardi per le direttive. Ci sarebbero state delle difformità nel conferimento dei rifiuti. “L’incarico era di fare, di smaltire, la spazzatura veniva portata là, noi la, con le motopale e con un battitore veniva spinta e “compattuta” e poi dopo ci mettevamo pure la terra di sopra, facevamo questo trattamento. A volte era lavorata e a volte era, noi la chiamiamo senza lavorata”.
Il pm ha concentrato le domande proprio sul rifiuto non lavorato che arrivava dall’impianto di Trattamento di contrada Codavolpe. “Era rifiuto solido urbano però non era lavorata, non c’era fatto nessuno… normale all’impianto veniva selezionata, invece a me mi arrivava molte volte senza selezionata, come veniva raccolta vah! Guardi, la mattina già si basava che la mattina alle quattro veniva la spazzatura portata lì senza lavorata, poi dalle sette e mezza alle otto la mattina veniva lavorata”. Ci sarebbe stata una procedura precisa per ‘cummighiare’ i rifiuti non lavorati. “Allora, io come arrivavano questi rifiuti venivano stirati e poi dopo arrivavano i rifiuti verso le otto, quelli lavorati, allora i rifiuti lavorati li stiravamo sopra quelli che non erano lavorati e più di sopra come finivamo ci buttavamo pure la terra”.
Una prassi che vi sarebbe stata almeno da “più di quindici anni”. In discarica finivano anche i rifiuti dalla Sicula Compost. E per Amarindo anche qui non ci sarebbe stato ‘il giusto trattamento previsto’. “Era tutta una cosa di marciume, non si poteva neppure… era troppo… la puzza era tremenda e più c’era troppo percolato immischiato con i rifiuti. Doveva arrivare materiale già asciutto che serviva come polvere, una specie di polvere e doveva servire per fare anche di copertura ai rifiuti. Arrivava tutto come una colla”.
Le procedure non sarebbero molto in linea con la normativa di impatto ambientale. E infatti l’Arpa faceva delle ispezioni per verificare il rispetto delle regole. Ma Amarindo avrebbe saputo in anticipo dei controlli, così da poter apparecchiare la tavola ed evitare brutte sorprese. “No, io diretto con l’Arpa non ho avuto mai a che fare, a me mi venivano date le giornate quando questi signori venivano a fare i controlli e io dovevo fare trovare tutto in perfezione”.
In questi ‘avvisi preventivi’ si innesca l’imputato Francesco Liuzzo (funzionario dell’Arpa) che secondo la tesi accusatoria sarebbe stato stipendiato dai Leonardi. Insomma mazzette in cambio di un occhio chiuso durante i controlli. Amarindo però non avrebbe mai avuto rapporti diretti con lui e avrebbe saputo solo quello che gli avrebbe raccontato il suo ex datore di lavoro.
Non c’è stato solo Amarindo a sedersi sul banco dei testimoni, nella prima parte dell’udienza il pm ha esaminato gli investigatori della Guardia di Finanza, il Brigadiere Francesco Fabio Gattuso, il Maresciallo ordinario Pietro Bervicato e il luogotenente Giancarlo Passanisi che hanno operato il 28 febbraio 2019, quando è scattato un vero e proprio blitz alla Sicula Trasporti. Un mezzo proveniente dall’impianto di trattamento diretto alla discarica è stato fermato e controllato. E i consulenti hanno fatto degli esami per accertare la tipologia di rifiuto trasportato e pronto da conferire. Lo stesso, inoltre, è stato fatto per un camion proveniente dalla Sicula Compost e diretto alle vasche di raccolta. Come già ha raccontato il comandante del Gico Pablo Leccese furono accertate dai Ctu delle irregolarità. Ma nella prossima udienza, saranno gli stessi consulenti a spiegare cosa è stato scoperto dai test.