Catania, Trantino: "Niente zone d'ombra sul Palazzo. Mi ricandido"

Trantino: “Nessuna zona d’ombra nel Palazzo. Mi ricandiderò a sindaco”

A colloquio con il primo cittadino di Catania: vicino al giro di boa di metà mandato

CATANIA – Dallo stato delle casse comunali alla pioggia di investimenti sulla Etna Valley. Dalle defezioni di due consiglieri di peso (quantomeno elettorale) alla ricandidatura nel 2028. Nel mezzo le questioni legate alla sicurezza ed alla criminalità organizzata.

A colloquio con il primo cittadino di Catania, Enrico Trantino. Un incontro tutt’altro che casuale e che anticipa di poche settimane il giro di boa dei due anni e mezzo del mandato di sindaco.

Sindaco Trantino, intanto come stanno i conti del Comune? Catania è o no fuori dal dissesto?
“In questo momento Catania è fuori dal dissesto. Ma per potere dire che siamo ufficialmente fuori dal guado, dobbiamo necessariamente attendere alcuni mesi. Che sono quelli in cui si sta compiendo una ricognizione totale sul contenzioso ereditato dal passato per verificare se, alla luce delle transazioni che stiamo proponendo, nonché di altre iniziative che stiamo assumendo, riusciremo finalmente a eliminare la massa debitoria”.

Qual è la sua previsione?
“Sono ottimista perché so di essere collaborato da ottimi dirigenti. Con i quali mi vedrò oggi per compiere una ulteriore ricognizione. Ovviamente, tutto dipende da troppe incognite: ad esempio, la disponibilità dei creditori ad accettare – come dicevo – le transazioni”.

Va dato però atto che dai banchi della minoranza in consiglio viene ribadito che Catania è ancora “ostaggio” dei debiti.
“Magari dovrebbero dirlo a chi ha contratto quei debiti fino al 2018. Noi stiamo agendo con gran senso di responsabilità, proseguendo il percorso cominciato dalla precedente amministrazione, nutrendo l’ambizione di camminare con le nostre gambe con le entrate ordinarie. Abbiamo aumentato ad esempio la riscossione, anche se alla voce tributi non sono contento perché dobbiamo essere più performanti. Per questo abbiamo compiuto uno sforzo importante e mirate selezioni, assumendo personale per la direzione Ragioneria, oltre a tecnici per le Direzioni che devono dare linfa al settore produttivo, determinando un incremento delle entrate”.

A tal proposito, l’hanno etichettata come il Sindaco sceriffo. Le dà fastidio?
“Ma guardi, se sindaco sceriffo significa chiedere che Catania sia una città normale, nella quale le regole non vengano piegate alla convenienza personale, allora mi sta benissimo. Se lo dicono, invece, per accusarmi di intransigenza e intolleranza, in questo non mi riconosco. Cerco, semmai, di applicare il buon senso. Cercando di far capire che ogni violazione di una norma comporta anche la violazione di un diritto altrui: se io posteggio dove voglio, limito altri nella circolazione, nella possibilità di sostare. Io chiedo solo che i catanesi facciano quello che loro stessi fanno quando vanno in una qualunque altra città”.

Tante volte ha parlato di una svolta culturale necessaria alla città.
“Io registro un solco sempre più profondo tra la città che desidera reagire e quell’altra parte di città che voglio chiamare distratta, perché non voglio identificarla come quella che infrange le regole. Ecco, questa seconda parte di città non ha ancora compreso che la qualità di una comunità dipende dalla somma dei comportamenti di ciascuno di noi e che la dobbiamo smettere di chiedere ad altri di fare quello che ciascuno di noi può fare”.

Nel frattempo, c’è un parametro di sviluppo che riguarda la cosiddetta Etna Valley che sta attirando investimenti per milioni e milioni di euro.
“Di questo aspetto si parla forse poco a Catania. Ma nel panorama nazionale, tra tutte le società che volgono il loro core business nell’innovazione, Catania è diventato un punto di riferimento. C’è un grande fermento. Con eventi che coinvolgono anche i nostri giovani: di recente ne abbiamo ospitato uno allestito subito dopo Lisbona e Berlino. Ma sull’Etna Valley vorrei anche sottolineare che si sta perfezionando l’iter con il Cnr per la realizzazione della Linea Pilota – con la creazione di un microchip a caldo – del valore di oltre 240 milioni di euro finanziato dal governo nazionale. E tutto questo sa cosa significa?”.

Prego.
“È la dimostrazione di quanto sia attrattiva Catania e dell’interesse del governo per la nostra città. Ma dobbiamo avere uno scatto d’orgoglio e comprendere le potenzialità di questa nostra straordinaria città. Dovremmo smetterla con questa logica piagnucolona, rassegnata, demotivata. Credere un po’ più in noi stessi. Gli altri credono in Catania. I catanesi, paradossalmente, un po’ meno degli altri, per avere la scusa di non agire, di renderci operosi”.

Quante possibilità ha Catania di diventare Capitale della Cultura 2028?
“Guardi, abbiamo tutte le carte in regole: il passato come proiezione nel futuro. Ci siamo rivolti ad una società che ci ha assistito con un progetto che, secondo me, è veramente all’altezza. Ovviamente, c’è la massima riservatezza su tutti i progetti quindi non posso fare alcuna comparazione. Io ci credo molto”.

Mi dà un suo punto di vista su una criminalità organizzata e mafiosa che su questo territorio non ha mai abbassato la guardia?
“Da parte nostra, della mia amministrazione, stiamo mantenendo schiena dritta e intransigenza. E soprattutto impermeabilità a qualunque tipo di rapporto che possa anche solo lontanamente apparire opaco. Non sono assolutamente preoccupato su possibili infiltrazioni o altro genere di intromissioni da parte della criminalità organizzata nelle iniziative dell’amministrazione pubblica. È una criminalità organizzata che, secondo me, è in fase di trasformazione”.

E che è certamente fuori dal Palazzo comunale?
“Diciamo che non ho avuto alcun minimo sentore, alcuna minima percezione che ci possano essere zone d’ombra di cui preoccuparsi”.

Tante volte, nel suo ruolo di sindaco, è stato chiamato in causa a proposito della questione sicurezza in città. Catania è una città sicura?
“Mi rendo perfettamente conto che, negli anni dei social, la sicurezza percepita conta più di quella reale. Io faccio sempre il raffronto con i dati statistici. Rispetto a quegli anni ’90 con oltre 100 omicidi ogni anno, è un’altra Catania. Ma anche rispetto alla condizione del 2024, vi è stata una diminuzione del 24% degli atti criminali. Mi rendo anche conto che quando si alimentano percezioni negative, la gente pretende risposte. Ma noi tutto quello che potevamo fare lo stiamo facendo: nemmeno tre giorni fa abbiamo giurare 100 vigili urbani. In totale 180 nuove forze solo negli ultimi mesi, e altrri 22 entreranno nei prossimi giorni. Era un impegno che avevamo preso con la città”.

Arrivo alle dimissioni del vice sindaco La Greca. Cosa cambia nella visione urbanistica del territorio?
“Rimarrà la stessa visione. Spero che il professor La Greca possa continuare a collaborare con noi e, le dico, si è dimesso solo perché non poteva reggere tutte le deleghe e tutto il lavoro che gli avevamo affidato. In ogni caso ci rimarrà accanto”.

Da qui a breve è atteso il rimpasto di giunta.
“È inevitabile. La rimodulazione in corso d’opera di metà mandato costituisce quasi un tagliando necessario”.

Quale sarà la tempistica?
“Ancora pochi giorni. Sto continuando a valutare alcune situazioni”.

Quanto c’è rimasto male del passaggio da Fratelli d’Italia alla Lega dei consiglieri Barresi e Parisi?
“Mi è dispiaciuto, ma non voglio personalizzare l’uscita da Fratelli d’Italia di Paola Parisi e Andrea Barresi. Anche perché immagino non sia stata una scelta facile per una come Paola, per la sua storia personale e politica simile alla mia. Il problema, in generale, è che i cittadini rimangono disorientati e si disaffezionano alla politica assistendo a questi cambi di casacca. Il fatto di incamerare un risultato immediato non si sa che certezza potrà dare per il futuro. Paola e Andrea hanno compiuto questo passaggio perché non si sono sentiti valorizzati. Comprendo il loro punto di vista ma non lo condivido. Io per 48 anni sono stato sempre dalla stessa parte, senza mai subordinare il mio legame al soddisfacimento di personali aspettative; ma ho il forte timore che la mia sia considerata una visione anacronistica”. 

Giunti al giro di boa di metà mandato, le chiedo: si ricandiderà?
“Con i tempi della pubblica amministrazione e della burocrazia, di mandati ce ne vorrebbero tre. Se non addirittura quattro. Implicitamente le ho dato la risposta. Io mi auguro che mi facciano amministrare e che mi consentano di ricandidarmi”.

La scomparsa di suo padre Enzo. Le manca?
“Almeno ventitré ore al giorno”.


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