CATANIA – Ci vorrà tempo, ma intanto il fascicolo della vendita del patrimonio del Comune di Catania è stato aperto. Di nuovo. Stavolta, però, dalla commissione straordinaria di liquidazione, insediatasi dopo il dissesto per gestire i debiti di Palazzo degli elefanti. I tre tecnici nominati dal ministero dell’Interno hanno preso l’elenco degli immobili del municipio, ne hanno selezionati alcuni e stanno predisponendo le aste. Tra questi figura anche la Masseria Bicocca, destinataria di fondi del Pon Legalità del ministero dell’Interno.
Lo scorso 28 ottobre, il commissario straordinario Federico Portoghese ha deliberato il documento unico di programmazione 2022/2024. All’interno, nelle cinquecento e oltre pagine che raccontano il passato e il futuro della città, c’è un paragrafo dedicato alle vendite del patrimonio immobiliare. Su parte di ville, case e appartamenti pende la prelazione della commissione straordinaria di liquidazione. I soldi delle eventuali vendite, cioè, saranno usati per ripianare il passivo pre-dissesto.
“Considerando che il totale della massa debitoria dedotta nella procedura di dissesto finanziario risulta di molto superiore alla liquidità attualmente disponibili”, si legge nella delibera della commissione ministeriale, è necessario “procedere all’alienazione dei beni patrimoniali disponibili non indispensabili per i fini dell’Ente”.
Nell’elenco figurano 19 voci. Inclusa la Masseria Bicocca, a San Giorgio, che nel 2020 ha vinto un finanziamento da 3,4 milioni per il progetto “The other welcome, per l’integrazione di immigrati regolari presenti sul territorio comunale”. Fondi che arrivavano direttamente dal Viminale, retto all’epoca del bando da Matteo Salvini. La progettazione è già stata aggiudicata a un raggruppamento di ingegneri e architetti per 110mila euro e spicci, esclusi Iva e oneri previdenziali. E non è chiaro come si possano conciliare finanziamenti, progetti e possibile alienazione.
Oltre a questa, poi, di beni potenzialmente interessanti ce ne sono diversi: un edificio di nuova costruzione nello stabile di villa Gentile Cusà (in via Merlino, nel cuore di Cibali), oppure l’ex avvocatura comunale al civico 7 di piazza Verga. Per restare in centro, la vendita futura riguarderà anche le botteghe dell’ex monastero di Sant’Agata, in via Santa Maria del Rosario, a due passi da piazza Università. Alla stazione, in piazza Giovanni XXIII, il Comune tenterà di vendere il Magazzino Punta Armisi; a Ognina, Nesima Superiore e Canalicchio, invece, andranno all’asta le ex controllerie daziarie.
Nel novero dei papabili di aste entrano anche villa Pulacara (San Giorgio), un immobile in via Caramba e uno in via Perrotta (centro storico), un appartamento in via Ficarazzi (zona piazza Santa Maria di Gesù) e uno in via Santa Maria dell’Aiuto (Castello Ursino). In via Vetrano, nei pressi di via della Concordia, ci sono tre unità abitative una accanto all’altra, e in via Plebiscito ce n’è un altro. Discorso diverso va fatto per il compendio di via Volturno, a Cibali: da vendere sono rimasti solo mattoni e macerie.
L’architetta Marina Galeazzi dovrà occuparsi di tutte le procedure. Incluso di chiedere una mano all’Agenzia delle Entrate, per “ottenere la congruità del valore da porre a base di gara per i singoli immobili”. Che potranno anche essere venduti in lotti, se si trovasse qualcuno interessato ad acquistarli. Cosa che, negli anni, è stato ostacolo impossibile da superare.