Rifiuti e veleni: è guerra aperta | Catanzaro querela Marino - Live Sicilia

Rifiuti e veleni: è guerra aperta | Catanzaro querela Marino

Giuseppe Catanzaro, numero due di Confindustria in Sicilia, rompe il silenzio e querela l'assessore Nicolò Marino che aveva puntato il dito contro i suoi interessi nel settore dei rifiuti. "Calunnionse esternazioni".

PALERMO – Adesso è guerra aperta. Giuseppe Catanzaro rompe il silenzio e querela l’assessore Nicolò Marino che aveva puntato il dito contro i suoi interessi nel settore dei rifiuti.

“Per rispetto verso le Istituzioni che oggi rappresenta e verso il suo passato di magistrato fino a questo momento non ho riservato particolare valore alle gravi e ripetute affermazioni dell’Assessore Marino – taglia corto il numero due di Confindustria Sicilia -. Le ultime calunniose esternazioni pubbliche hanno superato il limite, esulano dal suo ruolo istituzionale e possono apparire difficilmente conciliabili con i criteri di imparzialità cui deve essere ispirata l’azione della pubblica amministrazione. Ho deciso pertanto di incaricare i miei legali – aggiunge – che hanno già provveduto ad attivare le iniziative utili per tutelare il mio ruolo di imprenditore e di rappresentante di imprenditori ma anche la mia personale onorabilità”.

Le “ultime calunniose esternazioni”a cui fa riferimento Catanzaro sarebbero contenute, a suo dire, nelle parole pronunciate dall’ex pm divenuto assessore nel corso di un incontro avuto nei giorni scorsi con alcuni amministratori dell’Agrigentino. Sulla discarica di Siculiana, gestita da Catanzaro, Marino definì poco chiare “le origini della disponibilità dei terreni con la conseguente gestione privata”.  E avrebbe pure sollevato dubbi sull’aggiudicazione della gara. Si tratta delle le ultime frasi in ordine di tempo che Catanzaro considera lesive. Prima c’erano state quelle contenute in un articolo de l’Espresso.

In un reportage di metà novembre il settimanale puntò l’attenzione sui business rifiuti. E Marino lanciò il suo j’accuse: “Fare l’assessore ai rifiuti, acqua ed energia in questa regione può essere pericoloso come indagare sulle stragi di mafia”. Marino ce l’aveva con chi “mira ad isolare Crocetta attaccando me, anzi la nostra gestione dell’emergenza rifiuti, che il governatore condivide e difende. Stiamo toccando interessi enormi. Interessi privati di chi pensa di poterci insultare impunemente riparandosi dietro lo scudo di Confindustria Sicilia”.

Poi l’attacco. Duro e diretto. “Il problema – spiegava all’Espresso l’assessore ai rifiuti – sta tutto in una mia circolare nella quale lancio una sorta di ultimatum ai gestori delle uniche quattro discariche siciliane”. Grazie ai poteri d’emergenza l’assessorato impone ai privati di costruire moderni impianti di trattamento, altrimenti scatta il commissariamento o la chiusura: “Vada a vedere – diceva Marino – chi ci contesta a nome di Confindustria Sicilia”.

Il riferimento era a Giuseppe Catanzaro che, con il fratello Lorenzo, è titolare della discarica di Siculiana. E non era neppure la prima volta che l’ex pubblico ministero Marino si scagliava contro Catanzaro. L’estate scorsa l’assessore contestò il fatto che “Confindustria e Legambiente hanno avuto l’ardire di chiedere al parlamento italiano di non convertire in legge il decreto col quale veniva dichiarata l’emergenza rifiuti in Sicilia. Devo dedurre – disse in quell’occasione Marino – che queste associazioni non prediligano impianti di riciclo o compostaggio, probabilmente innamorati delle vecchie e care discariche come quella che il dottor Catanzaro gestisce un quel di Siculiana”.

Ora la scelta di Catanzaro di non restare più in silenzio. Ha chiesto al suo legale, l’avvocato Nino Caleca, di difendere la sua immagine. Inevitabile che la guerra giudiziaria faccia riesplodere le fibrillazione nel governo di Rosario Crocetta. Fu proprio Crocetta, dopo le prime dichiarazioni di Marino, a gettare acqua sul fuoco: “Voglio ribadire che il governo regionale non ha nessuna ragione di scontro con Confindustria. Ritengo che il dissenso su una singola questione non possa costituire ragione per una rottura che avrebbe conseguenze disastrose”. Quattro mesi dopo Marino scelse la ribalta di uno dei periodici più letti d’Italia per rilanciare. Ora dovrà difendersi dalla querela di Catanzaro.


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