“E’ stata fatta giustizia, ma dovremmo fare di più come esseri umani. Giulia non ce la ridarà mai nessuno”. Dopo la sentenza della Corte d’assise che ha condannato Filippo Turetta all’ergastolo per il femminicidio di Giulia Cecchettin, il padre Gino ha pronunciato parole amare, ma che altri genitori ben conoscono, perché frutto della cruda realtà che si sono ritrovati ad affrontare. E quelli che raccontiamo sono solo alcuni casi.
Sono papà e mamme a cui le figlie sono state strappate da chi diceva di amarle, da chi si è trasformato in assassino approfittando della loro fiducia, dei sentimenti sani poi traditi dalla violenza.
Lo sa bene Iana Brancato, madre di Roberta Siragusa (nella foto), uccisa e bruciata nel 2021 dal fidanzato, a Caccamo, nel Palermitano. Il giorno in cui la Cassazione ha confermato l’ergastolo per Pietro Morreale, ha parlato di un “fine pena mai”, per descrivere il dolore suo e dell’intera famiglia.
Il delitto di Roberta Siragusa a Caccamo
“Abbiamo ottenuto giustizia – ha detto la mamma di Roberta – ma da tre anni e mezzo noi viviamo la nostra condanna ogni giorno”. Si è poi rivolta a tutte le ragazze, lanciando un appello: “D’amore non si muore, scappate al primo segnale di possesso, gelosia o manipolazione. Perché oggi Roberta sarebbe qui con noi. Lei vive in ogni vostra denuncia o richiesta d’aiuto”. Era il 10 luglio di quest’anno, quattro mesi e mezzo prima di un’altra condanna all’ergastolo per un altro femminicidio avvenuto in Sicilia. E’ quello di Lorena Quaranta, studentessa di 27 anni che studiava Medicina.
Lorena Quaranta, uccisa nel Messinese
Come Giulia Cecchettin non è riuscita a laurearsi: i suoi sogni e i suoi progetti sono stati spezzati dalla violenza la notte del 31 marzo del 2020. La giovane conviveva con il fidanzato di origini calabresi in una villetta di Furci Siculo, in provincia di Messina, la stessa in cui è stata trovata senza vita durante il primo lockdown. Il 28 novembre è stata confermata la condanna all’ergastolo per Antonio De Pace, il fidanzato che al culmine di una lite, secondo quanto ricostruito, l’ha strangolata per tentare poi il suicidio.
La pena è stata confermata dalla Corte d’Assise d’appello di Reggio Calabria, condividendo di fatto la sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Messina, poi annullata con rinvio, dalla Cassazione. Secondo la Suprema Corte, i giudici di secondo grado non avrebbero tenuto conto che l’omicida sarebbe stato “stressato” a causa del Covid. Tesi che era stata condivisa dalla Procura generale di Reggio Calabria che aveva chiesto di ridurre la condanna a 24 anni.
Il riconoscimento delle attenuanti generiche, però, non ha convinto la Corte d’Assise d’appello che ha così confermato l’ergastolo per De Pace. “Questa sentenza non ci restituisce Lorena – hanno detto Cinzia Nina e Vincenzo Quaranta, genitori di Lorena, ma quantomeno ci da’ il conforto che la giustizia ha dato la risposta che ci aspettavamo”.
Alessandra, il femminicidio a Messina
Dall’ergastolo a 24 anni di carcere, invece, è la pena inflitta a Cristian Ioppolo per l’omicidio della fidanzata, Alessandra Musarra, uccisa a Messina la vigilia della Festa delle donne, nel 2019. La riduzione della pena è stata decisa lo scorso marzo o ha deciso la Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria, sulla base di un concordato fra la procura generale e i difensori dell’imputato.
Il delitto a Marinella di Selinunte
Carcere a vita anche per Ernesto Favara, 64 anni, accusato di avere ucciso la moglie Maria Amatuzzo, palermitana, a coltellate. Il femminicidio è avvenuto nella casa della coppia a Marinella di Selinunte il 24 dicembre 2022. Il corpo senza vita della donna, che aveva soltanto 29 anni, è stato trovato nel garage dell’abitazione.
Il sorriso di Marisa Leo
Era il settembre 2023, quando Marisa Leo è stata assassinata dall’ex compagno, Angelo Reina, che si è poi tolto la vita.
“Mi trovo qui, come voi, per condividere lo strazio di una situazione che ci supera da tutte le parti e ci fa piangere lacrime amare – disse il vescovo di Mazara del Vallo, Angelo Giurdanella nell’omelia funebre -. Vorrei condividere con voi una parola ‘altra’, una parola “alta” che il Vangelo riassume e la vita di Marisa esprime: l’Amore di Dio ricevuto e donato. ‘Chi ama è passato dalla morte alla vita’. Se oggi siamo tutti qui e in tanti è perché crediamo che il tempo dell’amore è più lungo del tempo della vita”.
Ana Di Piazza era incinta quando fu uccisa
A febbraio, un altro ergastolo è stato inflitto per il delitto di Ana Di Piazza, uccisa a Partinico, nel Palermitano, nel 2019. Antonino Borgia è infatti stato condannato all’appello-bis. L’imprenditore che aveva una relazione con la donna, incinta al quarto mese, l’ha uccisa a colpi di bastone e a coltellate. “Ho temuto fino all’ultimo che le cose non andassero per il verso giusto – ha dichiarato la madre della ragazza che abitava a Giardinello – ma per la mia Ana, che mi riempiva la vita e amavo tantissimo, sono arrivate le risposte che speravamo”.