Cefalù piange Maria David, il vescovo: "Grande è la colpa di chi ha visto..."

Cefalù piange Maria David, il vescovo: “Grande è la colpa di chi ha visto…”

Le parole forti del presule, rivolte alle istituzioni

PALERMO- Povera Cefalù, così bella e così distrutta dal fuoco che l’ha divorata. Sono scappati dalle case e dagli alberghi. Hanno visto, impotenti, le fiamme che avanzavano. Hanno pregato, hanno pianto, hanno sperato, si sono disperati.

Ed eccoli, gli involontari protagonisti di questa sciagura, tra le navate accoglienti della Cattedrale. Eccoli, per dire addio a Maria David, 42 anni, morta nel rogo. Maria che ha cercato di salvare i suoi cavalli, che si è sacrificata, con un supremo gesto d’amore. Scilla, la puledra sopravvissuta, non ce l’ha fatta, dopo qualche ora di speranza. Ha raggiunto la sua amata padrona, nella valle delle lacrime e nel cordoglio di tutti.

La chiesa è stracolma. Nessuno vuole mancare alle esequie fissate per le 9.30. Molti sono vestiti di nero, dopo un tamtam social per organizzarsi. Nero, come il colore del lutto e del fumo. Ma dentro c’è anche il rosso delle lingue che bruciano e della rabbia. Lo smarrimento di chi si chiede: come può essere accaduto ancora? Come è possibile che ci siano mani assassine che accendono, che uccidono la bellezza e le persone? Risposte inevase da anni.

Tante anime ferite hanno sfogato sui social la propria angoscia. Ha scritto Cetty, parlando di Maria, mentre Scilla era ancora viva: “Abbiamo perso di nuovo. La nostra terra. La nostra casa. I nostri alberi. Il nostro cielo. I nostri animali. Una nostra sorella, figlia, amica. Abbiamo perso di nuovo. Tutto attorno a noi è nero. Il nostro cuore lo è. E la puzza di bruciato non passerà mai”.

Valeria Piazza, già consigliera comunale, racconta come si vive tra le panche, durante la celebrazione, esprime la cappa che pesa sulle spalle di chi è stato coinvolto: “Questo grande silenzio è un segno di lutto e di rabbia. Non si può andare avanti così, contando le vittime e i danni”.

Il monito del vescovo

Ed eccole, ancora una volta, le parole vigorose del vescovo di Cefalù, monsignor Giuseppe Marciante, nella sua omelia e all’incipit della celebrazione: “Grande colpa è l’omertà di chi ha visto e non parla. Lutto per Maria e per la devastazione del nostro territorio”. L’assemblea ascolta, senza che si increspi un respiro. Ci sono molti sindaci. Tutte le facce mostrano l’acuto sgomento di questi giorni.

“Le mani diaboliche di criminali senza cuore e coscienza – incalza il vescovo – hanno ucciso la vita del nostro stupendo territorio, ma soprattutto vite umane. Cefalù stamane piange un’altra vittima degli incendi, Maria David, morta nel tentativo di salvare i suoi cavalli, vittime anche loro.  Ieri è morta anche Scilla, la sua cavalla.  Sì, dinanzi a questi eventi ci fermiamo stamattina col volto triste. Mettiamoci in marcia dietro a Cristo Risorto per far scomparire la condizione disonorevole del popolo siciliano in ogni borgo, paese e città”.

E ancora: “Rivolgo un appello alle istituzioni a fare di più e a fare meglio, anticipando tutti quei lavori di prevenzione necessari a scampare scenari peggiori, ad impiegare le risorse umane e lavorative di cui la nostra Regione Siciliana dispone tutto l’anno e non solo nella stagione calda per un monitoraggio continuo dei territori. Siamo consapevoli di come negli anni la politica abbia mortificato l’impegno soprattutto dei lavoratori forestali, facendone esclusivamente una riserva di consenso elettorale e prospettando soluzioni di stabilizzazione mai realmente adottate”.

La voce del dolore

La voce della Chiesa è un’eco che si propaga: “Nei giorni scorsi abbiamo ancora assistito al doloroso fenomeno degli incendi nella nostra Isola, con ulteriori danni al creato, al patrimonio e alle persone. Il perdurare annoso del fenomeno addolora tutti”. Questa la nota di monsignor Antonino Raspanti, vescovo e presidente della Conferenza episcopale siciliana.

“Dopo le ore concitate e la comprensibile tensione creatasi, generata dalla volontà di esser prossimi alle persone in pericolo, siamo riconoscenti a tutte le istituzioni e ai volontari che si sono spesi per aiutare coloro che erano in difficoltà. Così è stato pure per le nostre comunità e i loro pastori – si legge -. Anche il governo regionale, per la parte che gli spetta, è messo a dura prova; constatiamo il suo sforzo di assumere i necessari provvedimenti per superare l’emergenza, attivare la necessaria prevenzione e pervenire al controllo del territorio”.

Sono le undici quando la Messa finisce. Ognuno torna ai suoi pensieri arroventati, alla ricerca di una difficile serenità. L’aria di cenere copre tutto, anche il cuore. Piove, adesso, a Cefalù, sulle macerie annerite, il paesaggio è grigio, pieno di nuvole. L’unico pensiero che porta un po’ di luce è il sogno di un sorriso e di un nitrito che si sono già incontrati, nell’alto dei cieli.


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