PALERMO – Cefalù, con i suoi colori, volti e scorci ambientali, ritratta come un set a cielo aperto con la partecipazione di tutti gli attori della vita urbana. Uno dei borghi più belli d’Italia per il dedalo delle sue strade, per i suoi monumenti e per il suo mare è narrato nelle foto scattate dal giornalista Giovanni Franco. Una carrellata di immagini che adesso sono esposte in maniera permanente nell’ I.I.S.S. Jacopo del Duca – Diego Bianca Amato a Cefalù.
Le fotografie sono state donate dal suo autore alla scuola. “Spero di aver saputo descrivere, con il mio obiettivo, un luogo magico come è la cittadina normanna – afferma Franco – mi auguro che questi scatti siano da stimolo per gli studenti e per gli altri osservatori a contribuire nella valorizzazione di questo territorio in tutti i suoi aspetti”.
“Dalle foto di Giovanni Franco – commenta Antonella Cancila, dirigente scolastico dell’IISS Jacopo Del Duca Diego Bianca Amato – traspare l’amore per Cefalù…ci auguriamo che guardando queste foto i giovani possano innamorarsi delle loro radici, sviluppare il senso dell’identità territoriale con uno sguardo rivolto al mondo. Un sincero grazie all’autore”
“E’ solo grazie al travestimento da passante che Franco ha potuto impigliare nella sua pupilla digitale alcuni fotogrammi di questo umanissimo teatro di sguardi amorosi, curiosi, indiscreti, invidiosi, gioiosi. Fotogrammi che ora, squadernati in tutta la loro intrigante bellezza davanti ai nostri occhi, vanno a comporre un lirico canto: l’inno alla vita recitata ad altezza d’uomo”, spiega il saggista Lillo Gullo. E aggiunge: Le strade sono così diventate il “regno” dell’uguaglianza, lo spazio orizzontale e democratico dove lo sguardo dell’uomo, affrancato dall’altezza vertiginosa delle celle campanarie e dalla lontananza incommensurabile dell’orizzonte marino, può rilassarsi e posarsi agevolmente sui suoi simili: bambini, ragazze, giovani, anziane. Un pacifico torneo di occhi che vede la fattiva partecipazione di tutti gli attori della vita urbana: dal pescatore che srotola sulla soglia la rete da rammendare al calzolaio che lavora di lesina sull’uscio della bottega. E poi: il fruttivendolo, la gioielliera, il caffettiere. E, naturalmente, il passante, la figura della strada che più guarda e che più è guardata e che, nella nostra narrazione, assurge a maschera chiave”.