Un nuovo partito, una scissione attesa, uno strappo annunciato. Ma soprattutto, una lieta novella per gli irriducibili estremisti di centro. Gli inguaribili nostalgici del moderatismo, schiacciato tra sinistra e destra sovranista, scorgono ora un possibile approdo. E poco importa se il profilo di partito personale che affiora nelle prime battute, con i rimandi di Renzi al liderismo, un po’ stridano con la cultura del moderatismo popolare. Tant’è, per il momento c’è un’area politica malconcia e da ricostruire. Sul mercato sta per entrare con la sua offerta Carlo Calenda, che lavora a un soggetto liberaldemocratico aperto alla società civile e alle competenze. Progetto a cui in Sicilia stanno guardando con interesse Più Europa e con cui potrebbero dialogare anche i Verdi. Ma è Renzi con la sua Italia Viva a sparigliare al centro, destando curiosità e speranze soprattutto nel ceto politico.
D’altronde, negli anni d’oro del renzismo, Matteo regnante a Roma e Crocetta coi renziani in giunta a Palermo, la corrente del politico toscano applicò la strategia dell’allargamento al centro attraverso l’arruolamento di ceto politico proveniente dal centrodestra, o direttamente nel Pd o in Sicilia Futura.
E adesso? Adesso bisognerà tenere d’occhio l’Ars. Dove al momento l’unico renziano che potrebbe lasciare il gruppo del Pd è Luca Sammartino. Non c’è stato un suo annuncio ufficiale, ma Valeria Sudano, senatrice che con Sammartino forma un binomio consolidato, ha annunciato il suo transito a Italia viva. Il binomio potrebbe portare con sé anche un pugno di sindaci. Se Sammartino facesse lo stesso, ci sarebbe da mettere insieme un numero sufficiente di deputati per attrezzare un gruppo. I primi due papabili sono i due di Sicilia Futura, Nicolò D’Agostino ed Edy Tamajo. “Sono interessato – ammette D’Agostino -. Il fatto che Renzi faccia un partito prescinde dalla mia volontà. Per quanto mi riguarda, visto che ho scelto di stare nel perimetro del centrosinistra lo giudico un fatto positivo perché sta nel centrosinistra. Per quanto riguarda me e l’onorevole Tamajo, ragioneremo su quale possa essere il percorso più utile”. Insomma, convergenza possibile ma ancora c’è tempo per capirne di più. “Vediamo come si struttura, chi c’è dentro, per i momento siamo a un articolo di giornale e un’intervista a Porta a porta”, frena D’Agostino.
A proposito di Sicilia Futura, il fondatore Salvatore Cardinale ha detto a Livesicilia di aderire con entusiasmo insieme con la figlia Daniela. “Un centro liberale e riformista va costruito. Ci si chiedeva: chi lo può fare? E io ho sempre individuato in Renzi la persona che può farlo”, dice Cardinale. Chissà che dopo la rottura con D’Agostino e Tamajo, i siciliafuturisti non si ritrovino insieme. All’Ars un altro nome su cui la cosa renziana potrebbe forse esercitare un’attrazione è Luisa Lantieri, uscita dal Pd per aderire al gruppo Ora Sicilia, la creatura parasalviniana che ha perso un po’ del suo appeal dopo il ko di Salvini. Ma non ci sono al momento segnali in tal senso.
E poi, fuori dall’Ars, ci sono poi i possibili arrivi dal Pd. Faraoniani storici come Carmelo Miceli e Gandolfo Librizzi non hanno seguito il vecchio amico, restando saldamente nel Pd. Bisognerà capire ad esempio cosa faranno Leoluca Orlando e i suoi, e i dem del consiglio comunale palermitano, dove si potrebbero smuovere le acque. Tra i centristi navigati ecco la probabile adesione di Nuccio Cusumano: “Per il tempo in cui si realizza quella di Renzi è una scelta coraggiosa, con tante insidie e tante buone prospettive. Ho le idee chiare che vorrò condividere con i miei amici, dirigenti, consiglieri comunali, assessori impegnati nella mia Provincia e in Sicilia. Non è la scelta di una sola persona ma di una comunità politica che ho l’onore di guidare. Democrazia è Territorio, la nostra associazione politico culturale, ci orienterà con un confronto franco verso la giusta direzione con serenità e con coerenza”.
Quanto ai centristi del centrodestra, c’è molta prudenza sulle mosse renziane. Fonti vicine ai centristi raccontano che in quegli ambienti si guarda a Renzi con una certa diffidenza: il ricordo del trattamento riservato da Matteo ad Angelino Alfano, mollato sul più bello, è ancora vivo. I centristi del centrodestra però non rinunciano a riaffermare la loro identità, magari in una coalizione in cui l ruolo di Salvini venga ridimensionato all’opposizione. In Forza Italia, com’è noto, ci sono pezzi che guardano con interesse a Renzi. Mara Carfagna ha organizzato una cena romana, poco gradita ad Arcore, con un po’ di big insofferenti verso Salvini. E ha poi dovuto precisare che non ci sono piani di uscita. Ma ‘area è in fermento e in Sicilia si guarda con attenzione a questi sviluppi. Intanto, ieri sera, la prima senatrice forzista, la trentina Donatella Conzatti, ha lasciato Forza Italia per andare con Renzi. Fuori uno.