"Centro per migranti abusivo" |Polemica a Lampedusa - Live Sicilia

“Centro per migranti abusivo” |Polemica a Lampedusa

L'ex sindaco Martello presenta un esposto ai carabinieri: "La struttura viola il piano paesaggistico".

LAMPEDUSA – I riflettori si accendono di nuovo sul centro per i migranti di Lampedusa. Distrutto parzialmente dagli scontri scoppiati all’interno nell’autunno del 2011, il centro di accoglienza doveva essere ristrutturato e consegnato ad ottobre dell’anno scorso. I lavori sono continuati e continuano in queste ore, con la speranza di poter riaprire i battenti in tempi strettissimi. Ma su quella struttura aleggia un punto interrogativo, che ha preso forma in una denuncia presentata al Comando dei Carabinieri dell’isola delle Pelagie, dall’ex primo cittadino Totò Martello.

E’ l’ennesima puntata di una battaglia che in queste ore sta dividendo il Pd isolano sulle strategie per lo sviluppo sociale ed economico dell’isola. Nella sua denuncia-esposto, Martello sostiene che quel centro, e conseguentemente i lavori di ristrutturazione, sia in buona sostanza fuori legge, perché in palese contrasto con il dettato del Piano Paesaggistico redatto per le isole Pelagie. La denuncia è stata presentata contro ignoti, che tanto ignoti però non sono. Ed ecco perché.

Il progetto di ristrutturazione del centro per i migranti di Lampedusa è stato portato avanti dal provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche di Sicilia e Calabria del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il cui ispettorato è stazione appaltante per l’esecuzione dei lavori di ripristino. Nel dicembre del 2011, proprio quegli uffici, in procinto di definire i lavori, annunciarono l’apposizione del vincolo all’esproprio su alcune aree confinanti con la struttura. Espropri necessari per realizzare “canali, briglie e vasche per il deflusso e recapito nel vallone Imbriacola delle acque meteoriche, previste nel progetto di ripristino dell’agibilità del Centro”. Per tutti quei lavori, e per il rifacimento del centro, sono state utilizzate risorse dell’Unione Europea, derivanti dal Pon Sicurezza per lo Sviluppo – Obiettivo Convergenza 2007-2013 per un importo di 3.700.000 euro. Nella denuncia presenta ai militari dell’Arma, Martello rileva: “Mi sono accorto che alcuni operai mediante ruspe e mezzi meccanici stanno procedendo a escavazione e movimentazione terra all’interno del Vallone Imbriacola alterando in maniera irreversibile la conformazione morfologica del territorio”. E rincara la dose, spiegando le ragioni della sua denuncia: “E’ notoria l’attenzione alla tutela di Lampedusa, proprio per l’unicità delle caratteristiche territoriali che presenta, e quindi la particolare attenzione profusa da tutte le autorità statali, regionali e locali (vedasi vincolo idrogeologico, paesaggistico e non da ultime le norme di salvaguardia a seguito dell’adozione del piano paesaggistico Isole Pelagie da parte dell’assessorato dei Beni culturali della Regione Siciliana), invito e sollecito le Autorità competenti preposte al controllo del territorio di accertare l’identità dei soggetti che stanno effettuando i lavori di cui sopra, i committenti e la regolarità di tutta la documentazione amministrativa preventiva e necessaria all’esecuzione dei detti lavori”. Ma cosa dice esattamente quel Piano paesaggistico richiamato nella denuncia da Martello? Al punto P07-C01 del Piano si legge, a proposito della vallata Imbriacola, dove sorge il centro di accoglienza che “per l’eccezionalità morfologica merita un’attenta tutela. Indirizzo prevalente del piano è quello del mantenimento del carattere rurale del fondovalle. Tutti gli interventi dovranno essere finalizzati al mantenimento e al ripristino dell’attività agricola, alla sperimentazione, nel rispetto delle colture tradizionali, di nuove forme di conduzione del fondo, al mantenimento degli elementi e delle forme dell’insediamento agricolo (muretti, edifici, viabilità rurale)”. Alla voce prescrizioni, il piano recita testualmente così: “Nell’ambito degli strumenti urbanistici va previsto l’obbligo di previsione di specifiche norme volte ad evitare usi del territorio, forme dell’edificato e dell’insediamento e opere infrastrutturali incompatibili con la tutela dei valori paesaggistico-percettivi o che comportino varianti di destinazione urbanistica delle aree interessate. Va inoltre previsto l’obbligo, per gli stessi strumenti urbanistici, di includere tali aree fra le zone di inedificabilità, in cui sono consentiti solo interventi di manutenzione, restauro, valorizzazione paesaggistico-ambientale finalizzata alla messa in valore e fruizione dei beni”.

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