Centrodestra: eterna incompiuta |Leader ancora in cerca di sé - Live Sicilia

Centrodestra: eterna incompiuta |Leader ancora in cerca di sé

Ecco i responsabili di un pantano lungo cinque anni.

CATANIA – Più scuro di mezzanotte non può fare. Lo dice il proverbio. E pare che se lo stiano ripetendo più e più volte in casa del centrodestra etneo, quasi fosse una giaculatoria: un modo come un altro per darsi coraggio e superare il guado attuale. Già, perché il terreno perso in questi anni pare davvero tanto, quasi incolmabile. La vecchia Casa della Libertà è minoritaria in tutti i palazzi che contano. Non solo a Roma e Palermo, ma a Palazzo degli Elefanti, a Palazzo del Turismo di Acireale e, in forza di una legge ancora tutta da applicare, pure a Palazzo Minoriti. Un quadro desolante dove il centrodestra non riesce a toccare il pallone neanche in quei contesti non-politici ma lo stesso decisivi per la vita del territorio: Sac, Università, comparto sanitario e la nuova Super Camera di Commercio.

Più scuro di mezzanotte non può fare. Ripartiamo da lì. Perché al  netto di tanta precarietà, il 2016 appena concluso ha fornito qualche lumicino a quanti stanno alla destra dell’arco renzicrocettiano. Spulciando a ritroso il calendario, c’è il 4 dicembre e l’affossamento della riforma costituzionale a cui aggrapparsi. L’esito del referendum ha detto che la Sicilia e Catania in particolare hanno voltato le spalle in modo inequivocabile al vento della rottamazione. Un dato su cui i capobastone (in senso politico) della Forza Italia etnea vogliono costruire la reconquista. Gli analisti però invitano un po’ tutti alla calma, perché in quel No c’è di tutto: una porzione di sinistra e tanto, tantissimo, elettorato a cinque stelle. Di politico c’è poi che quella stessa riforma è figlia di quel patto del Nazzareno stretto da Silvio Berlusconi in persona e i cui contenuti non sono tanto distanti da alcuni mantra storici del centrodestra: vedi il superamento del bicameralismo paritario e l’istituzione di un Senato delle autonomie.

Più scuro di mezzanotte non può fare. È vero, ma la vittoria di Gino Ioppolo a Caltagirone c’è stata, almeno quella. Un successo che ha riportato in auge l’alleanza più o meno sotterranea tra il centro e la destra-destra, quella col pizzo alla Musumeci per intenderci. Le Amministrative dello scorso anno hanno palesato che il Pd non è invincibile, tutt’altro.  Più per demeriti propri che per le furbizie di altri. In effetti, il centrodestra non ha messo in campo una strategia unitaria, ma una somma di micro tattiche parzialmente azzeccate. Perché se nella vittoria di Angelo D’anna a Giarre c’è un pizzico di FI, gli altri ingredienti hanno avuto una flagranza civica e persino di sinistra. A Ramacca, poi, Pippo Limoli ha vinto, mandando gambe all’aria i dem, ma anche gli uomini di Marco Falcone. Il che è tutto dire, essendo il neosindaco esponente vicino all’eurodeputato Giovanni La Via, che benché stimato dai più come l’ala destra del Nuovo Centro Destra, la sua azione ufficiale è leale ad Angelino Alfano e quindi contigua al centrosinistra.

Più scuro di mezzanotte non può fare. Ma il buio è tale da non saper ancora distinguere chi siano gli alleati e chi non. La questione non è locale, ma tutta romana. In attesa di sapere quale sarà la prossima legge elettorale, non solo non è chiaro quali siano i confini della coalizione ma neanche se ci sarà una qualsiasi comitiva elettorale a cui aggregarsi. L’Italicum, la legge attualmente in vigore per la Camera, non prevede schieramenti. Il Consultellum, invece, che fino a prova contrario è valido per il Senato, non prevedendo premio di maggioranza collettaneo, di fatto svincola chiunque. Un problema non da poco e stando a quanto si apprende dalla stampa, in questa fase storica a Berlusconi pare andar bene anche lo schema proporzionale. Un’evenienza che al momento impedisce qualsiasi geometria.

Se a Roma discutono, alle Regionali siciliane e alle Comunali di Catania le coalizioni serviranno, eccome. Una questio tutta etnea. Non fosse altro che l’ipotesi del ticket Nello Musumeci – Salvo Pogliese, con il primo a Palermo e l’altro a Palazzo degli Elefanti, o viceversa, è tutta ancora da vagliare. Magari ricorrendo alle primarie, strumento che se sperimentato nel vecchio laboratorio dell’Isola potrebbe imporsi su tutto il centrodestra nazionale. Due nomi di destra, quindi, ma anche due uomini che hanno governato con il centro. C’è da capire però quali moderati sarebbero disposti a non seguire il remake renzicrocettiano. Già, perché se l’alleanza tra FI, Fratelli d’Italia, Diventerà Bellissima e Noi con Salvini pare naturale, quasi fosse un caffè tra vecchie comari; con gli altri, invece, bisogna ancora mettersi a sedere. Di certo c’è che Ncd al tavolo non ci sarà, mentre l’Udc versante Ester Buonafede sì. Il resto, almeno a Roma, si chiama Ala, mentre a Catania prende il nome di Antonio Scavone e Raffaele Lombardo. E dopo il benservito governativo di Paolo Gentiloni a Denis Verdini, almeno per loro, potrebbe  non restare che la vecchia casa in cui rintanare.

 


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