Centrodestra, Salvini e Meloni risolvono il rebus Catania - Live Sicilia

Centrodestra, Salvini e Meloni risolvono il rebus Catania

Il via libera al candidato di Fratelli d’Italia arriva dopo non pochi passaggi.
AMMINISTRATIVE
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CATANIA – Il mosaico del centrodestra prende forma. L’ultimo tassello lo piazza la Lega con il passo di lato della deputata Valeria Sudano e la convergenza su Enrico Trantino (nome tirato fuori dal cilindro da Ignazio La Russa nei giorni scorsi). 

Le elezioni amministrative di Catania, la più importante tra le città italiane al voto, sarà il primo vero banco di prova per il governo nazionale e quello regionale. Inoltre, la congiuntura astrale che vede il centrodestra governare a Roma e a Palermo può rivelarsi una manna dal cielo per una città con le casse in disordine. 

Da questa considerazione si sono mossi (quasi) tutti gli attori in campo in queste settimane. Uno su tutti: il presidente della Regione, Renato Schifani, che dietro le quinte (a livello nazionale) ha lavorato alacremente per centrare il risultato e può sfoggiare i panni del garante della coalizione (sebbene il tavolo regionale sia servito a poco).  

Ma andiamo con ordine. Il via libera al candidato di Fratelli d’Italia arriva dopo non pochi passaggi (alcuni anche molto travagliati) e qualche ferito sul campo (l’ex assessore Ruggero Razza e i meloniani di rito pogliesano Pippo Arcidiacono e Sergio Parisi che si sono visti sottrarre lo scettro da Enrico Trantino). 

Una prova documentale è il post scritto da Sudano subito dopo l’annuncio del partito nazionale (una nota ufficiale del partito di Salvini). 

Nel ringraziare chi l’ha supportata cita le compagini di Totò Cuffaro e Saverio Romano cioè gli ultimi dei mohicani che hanno lealmente atteso la chiusura dell’accordo a Roma (raggiunto venerdì) prima di uscire pubblicamente a sostegno di Trantino (che nei giorni precedenti aveva incassato l’endorsment del Mpa e di Forza Italia). 

Non è un mistero, infatti, l’asse che nelle ultime settimane si era saldato a livello locale tra FdI e autonomisti (pronti, si narra, a correre alle Europee nelle liste dei meloniani) suggellato in un noto bar di Catania. Pallottoliere alla mano, si pensava di potere correre in solitaria portando la Lega alla rottura e vincere al primo turno (così andrebbe letta la profezia sul ritiro di Sudano snocciolata a giorni alterni dall’autonomista Fabio Mancuso). 

Un blitz sventato dagli stessi Sudano e Sammartino che alla fine decidono di non premere sull’acceleratore, un progetto che di certo non poteva attecchire a Roma alla vigilia di un test sul governo di tali proporzioni. 

Eloquenti le parole del responsabile organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli. “Un accordo che rafforza l’unità del centrodestra grazie anche alla disponibilità dimostrata da Valeria Sudano, deputata di indiscutibile valore, e dagli amici della Lega, che siamo certi avranno un ruolo sempre più di primo piano sul territorio”. 

Che si inizi con le prossime elezioni provinciali? Che sia questo il misterioso punto di caduta raggiunto da Salvini e Meloni? Lo scopriremo nelle prossime puntate. Di certo, ad oggi, c’è soltanto che il vicesindaco di Trantino (“nome che accontenta e scontenta un po’ tutti in egual misura” sussurrano vari big etnei) sarà il leghista Fabio Cantarella. Il resto dei conti si faranno contando i voti delle liste ottenuti nelle urne. 


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