PALERMO – Tentata concussione e abuso d’ufficio con tanto di richiamo mafioso. Sono i reati contestati al sindaco di Cerda, Salvatore Geraci, che è anche deputato regionale della Lega Geraci e componente della commissione antimafia dell’Ars. Da poche settimane è approdato al partito di Salvini dopo avere lasciato “Sud chiama Nord” di Cateno De Luca. Al centro dell’inchiesta la Via Crucis della Pasqua 2022.
“Di mafia qui non c’è nulla. E manco c’è la concussione. È una vicenda surreale, una bolla di sapone e come tale evaporerà in fretta. Abbiamo ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini e chiariremo punto per punto le contestazioni”, dice l’avvocato Vincenzo Lo Re.
Il rischio inchino mafioso
La principale contestazione riguarda il percorso della processione del Venerdì santo dell’anno scorso. Tradizione vuole che ci sia il “rincontro” fra il Cristo morto e la statua di Maria addolorata. Il sindaco voleva rispettarla. Furono giorni di polemiche. Il questore di Palermo aveva imposto un percorso diverso per evitare che la processione passasse sotto casa di un mafioso. In paese c’era anche chi voleva evitare l’incrocio fra i due cortei: la paura della stagione Covid era ancora viva.
Il comandante della polizia municipale del Comune in provincia di Palermo, Giuseppe Biondolillo – così sostiene la Procura di Termini Imerese – avrebbe subito una tentata concussione. Il primo cittadino pretendeva che il comandante scrivesse al questore “per ottenere indebitamente la modifica del percorso che il questore stesso aveva comunicato e che imponeva un itinerario differente rispetto a quello tradizionale in quanto quest’ultimo prevedeva il transito della Via Crucis con una sosta presso piazza generale Cascino, nei cui pressi risiedeva un soggetto appartenente alla criminalità organizzata”. Si tratta di Vincenzo Civiletto, che sta scontando una condanna per associazione mafiosa. Davanti al Palazzo comunale volarono parole grosse e insulti.
Scontro sindaco-capo dei vigili
Geraci avrebbe intimato al capo dei vigili di salire nel suo ufficio dove avrebbero”fatto i conti”. Non tollerava il fatto che gli fosse “andato contro”. “Quando parlo io devi stare fermo – avrebbe aggiunto Geraci -, zitto e sugli attenti, non gesticolare. Ti ho dato una possibilità e te la sei giocata, tu devi fare ciò che ti dico io. Prendi carta e penna, scrivi al questore e guai a te se stasera per la processione fai una cosa diversa”. Il sindaco di Cerda, per paura di essere registrato, avrebbe anche sottratto il cellulare al comandante della polizia municipale.
L’obiettivo di Geraci sarebbe stato di assecondare i fedeli per incassare il consenso elettorale e il “favore” del comitato della Madonna addolorata di Cerda”. Il reato viene contestato in forma tentata perché comunque il questore non cambiò il percorso della processione.
La sagra del carciofo
Ci sono anche delle contestazioni di abuso d’ufficio legate al procedimento disciplinare subito da Biondolillo (chiuso con la multa pari a tre ore di retribuzione) e alla regolamentazione degli spazi esposititi durante la sagra del carciofo. L’amministrazione comunale esentò i commercianti dal pagamento della Tosap contravvenendo, secondo l’accusa, al regolamento comunale. Il capitolo della sagra coinvolge altri indagati. Hanno ricevuto l’avviso di chiusura dell’inchiesta il presidente del consiglio comunale Mario Dioguardi, l’ex assessore al Turismo Cristian Vivirito, il fratello del sindaco, Simone Geraci, i dipendenti comunali Vincenzo Tripi e Antonina Iolanda Iudicello, i commercianti Gaetana Castiglia e Salvatore Cappadonia.
A Dioguardi e Vivirito viene contestata l’appropriazione indebita di poco più di duemila e 600 euro incassati con la vendita dei ticket per la sagra. Il fratello del sindaco risponde delle minacce che avrebbe rivolto ad un addetto alla vigilanza di un seggio in occasione delle elezioni regionali. Agli altri quattro indagati la Procura contesta la falsa attestazione per alcuni servizi svolti sempre durante la sagra che ha reso famoso Cerda. Per Tripi (responsabile dell’ufficio eventi del Comune) c’è anche l’ipotesi, in concorso con il sindaco, di abuso di ufficio per la vicenda della tassa che non venne fatta pagare ai commercianti che esponevano la propria merce sul suo solo pubblico durante la manifestazione.
La Vardera: “Si dimetta dalla commissione antimafia”
“Le notizia di stampa che vedono protagonista l’attuale deputato e sindaco di Cerda, Salvatore Geraci, se verificate, destano preoccupazione. Credo che sia giusto che la magistratura faccia il suo corso, ma ritengo pure che l’onorevole Geraci debba dimettersi dalla commissione antimafia per l’onorabilità della stessa commissione di cui sono vicepresidente – ha dichiarato il vice presidente della commissione Ismaele La Vardera -. Non possiamo permetterci che su un componente della commissione antimafia penda un sospetto così ‘grave’, che coinvolgerebbe addirittura un soggetto che sta scontando una condanna per mafia”.