Chi non ha peccatucci | scagli il primo curriculum - Live Sicilia

Chi non ha peccatucci | scagli il primo curriculum

Perché siamo tutti sotto i riflettori.

Manovra a Tinaglia
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Se c’è una cosa che ho imparato dalle recenti vicende che hanno riguardato il Prof. Giuseppe Conte, è che tutti noi, con i nostri comportamenti, quelli poco virtuosi intendo, accendiamo, inconsapevolmente, una pesante ipoteca sul nostro futuro.

Dico questo con la doverosa precisazione che, quando parlo di comportamenti poco virtuosi, non mi riferisco a quelli smaccatamente delinquenziali (con quelli sì, lo sappiamo fin dall’inizio che si rischia grosso), ma a quelli che appartengono alla categoria dei “peccati veniali”, quelli che nella vita tutti (posso dirlo tutti, vero?) commettiamo o abbiamo commesso. Perché questi c.d. “peccatucci” che magari rimuoviamo, dimentichiamo, o declassiamo ad accidentali cedimenti, o a banali furberie, un giorno possono anche ri-materializzarsi, questa volta sotto forma di cambiali che vengono inesorabilmente messe all’incasso, quando meno te lo aspetti.

Esco fuori da metafora e vado subito al sodo. Come avrebbe potuto immaginare il Prof. Giuseppe Conte, che un giorno, un curioso giornalista, addirittura del New York Times, si sarebbe preso la briga di andare a controllare se il suo curriculum era autentico, falso, taroccato o semplicemente infiocchettato? Eppure è accaduto, col risultato che il brillante docente è andato a finire nel tritacarne mediatico. Vi devo dire che la cosa mi ha trasmesso un vago senso di inquietudine che non è stato affatto sopito dalla ovvia considerazione che, se una persona occupa (o aspira a farlo) una carica pubblica, deve pur mettere in conto che la sua vita possa e debba essere passata al setaccio. Specie, in tempi come questi, in cui l’onestà ha smesso di essere considerata un valore, per diventare “il valore”.

Il fatto è che la vita riserva sempre un sacco di sorprese, disegna traiettorie imprevedibili. Tutto ormai viaggia alla velocità della luce ed è come se una gigantesca centrifuga sparigliasse ogni giorno le carte del mazzo. Insomma, la realtà, quella che ormai è sotto gli occhi di tutti, è che ciascuno di noi può essere catapultato, in poco, pochissimo tempo, da una anonima esistenza, alla inebriante dimensione della celebrità. E in questa dimensione si porterà dietro inevitabilmente il suo passato.

Avete presente il titolo di quel libro di Carofiglio “Il passato è una terra straniera”? Beh, non è più cosi. Forse lo è per ciascuno di noi che, indulgenti come sappiamo essere verso noi stessi, lo archiviamo, lo sotterriamo. Per gli altri è un vero e proprio “mercatino dell’antiquariato” (l’ho letto da qualche parte, non so dove né quando, ma è una metafora che trovo meravigliosa e la rubo senza alcun pudore) dove ognuno può andare a ravanare alla ricerca di qualcosa di interessante che prima o poi salterà fuori. È l’inevitabile effetto del “villaggio globale”, del quale tutti noi facciamo parte, con internet, i media, google, le banche dati, i social, le scie della carte di credito che utilizziamo. Tutto questo ci ha reso territorio facilmente esplorabile, e la cosa, almeno per me, ha un effetto tutt’altro che tranquillizzante.

Anzi, per dirla tutta, mi angoscia. Ma questo è solo il lato B). C’è, ci sarebbe, per chi lo desidera o lo auspica, un più “confortante” lato A). In fondo, questo scenario potrebbe rappresentare un formidabile incentivo a rigare dritto, e un discreto mezzo di persuasione a non incorrere in peccati, piccoli o veniali che siano. Sarebbero mine vaganti. Insomma, l’effetto deterrente della gogna, (sia pure declinata nelle forme degli sfottò, della irrisione, del dileggio, benigne, certo, ma non per questo meno corrosive e devastanti) come strada maestra per la moralizzazione dei costumi e dei comportamenti individuali. Perché poi, questa storia che l’uomo è, per definizione, un peccatore, avrebbe anche fatto il suo tempo. Il nuovo paradigma sociale ci pretende tutti lindi, intonsi, integerrimi. Sapete che c’è? Mi angoscia anche questo. Forse di più.

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