Mimmo Mistretta racconta la storia di suo figlio, uscito e mai più rincasato: “Stava andando a lavorare alle sette e mezza di mattina. Un ragazzo di 22 anni, ubriaco l’ha messo sotto. Io spero solo che ci sia un’applicazione rigorosa delle legge”. Lorenzo La Malfa dice la sua: “Ventiquattro anni fa, le mie figlie Sabrina e Loredana sono morte in un incidente. E’ arrivato un risarcimento ridicolo: duecentocinquantamila euro. Soldi sporchi di sangue. Io e mia moglie li abbiamo regalati al Comune, per l’edilizia scolastica”. Aldo Melilli, dell’associazione di protezione civile “Le Ali” dice: “Non dobbiamo aspettare la repressione delle forze dell’ordine. I comportamenti corretti devono essere naturali”. Poi c’è l’ispettore capo della Polstrada, Luigi Martusciello. La platea dei ragazzi lo ascolta con le antenne dritte. L’ispettore, napoletano, li prende per simpatia: “Ma chi è più strunzo, io che per strada rispetto le regole e non mi faccio male, oppure chi impenna con la moto e rischia multe e cadute?”.
Festival della legalità, mattinata a Villa Filippina dedicata alla prevenzione degli incidenti stradali. Pubblico di studenti consapevole e sensibile. L’ombra della cronaca incombe. Impossibile dimenticare l’incidente di ieri a Mondello: la tragedia del Tir che ha ucciso Maria Claudia Pensabene. Un minuto di raccoglimento è il minimo. Poi il dibattito. I genitori mettono pezzetti di cuore a disposizione dei ragazzi. L’ispettore Martusciello capta l’attenzione generale. Fa vedere la differenza tra un casco omologato e uno “abusivo”. Parla di controlli, ma dice: “La responsabilità è personale. Non esistono strade della morte. Esistono solo comportamenti mortali e irresponsabili”. Infine, la domanda. Chi è più “strunzo”, cioè fesso, chi rispetta le regole o chi se ne frega? La risposta corale è confortante.