Livesicilia riceve una lettera appassionata, firmata da Carmelo Galati Tardanico per l’Associazione dottorandi UniPAda. Ne pubblichiamo un ampio stralcio:
“Quello che ci chiediamo oggi è a chi può dar fastidio la memoria di Norman Zarcone? Di Norman oggi stanno uccidendo anche la memoria. La memoria di un collega, di un giovane studioso, serio, tragicamente scomparso, la cui morte a quanto pare pesa su qualche coscienza, perché altrimenti non si spiegherebbero diversamente alcuni comportamenti incomprensibili.
Nei giorni successivi al tragico evento sono state molte le promesse fatte dalla politica e dal mondo accademico perché non ci si scordasse di Norman. Il Magnifico Rettore ha promesso l’intitolazione di un’aula (la sala lettura della biblioteca, come richiesto dalla petizione di oltre duecento firme dei ragazzi di Lettere) alla memoria di Norman. Lo stesso Rettore ha parlato del titolo di Dottore di Ricerca dato alla memoria del collega nella sessione di esami finali del XXII ciclo che si terra a febbraio. Il Presidente dell’Ars, Cascio, ha promesso il proprio impegno per l’accelerazione dell’iter legislativo per la costituzione di una fondazione intitolata al giovane ricercatore. Il governo della Regione, purtroppo, sull’argomento finora ha taciuto.
Ad oggi purtroppo, nell’attesa de conferimento del titolo alla memoria, dell’intitolazione dell’aula non si ha più nessuna notizia. Pare che quella volontà espressa nei momenti successivi al tragico evento non trovi più riscontro in molti docenti della Facoltà di Lettere. L’argomento non viene portato all’ordine del giorno nel Consiglio di Facoltà perché in quel contesto si dovrebbe palesare la contrarietà di molti (e ne dovrebbero spiegare le ragioni). Quindi si preferisce arenare tutto fuori dal contesto istituzionale. Tutto ciò ci appare come la voglia di qualcuno, o meglio di un sistema, che non vuol far apporre una targa perché forse la memoria di Norman per loro apparirebbe solo come una lapide d’infamia a perenne memoria di certi comportamenti che di certo anche se praticati non vanno ricordati.
Intestare l’aula a Norman è un atto dovuto che va rispettato fino in fondo, perché il brillante ricercatore palermitano non ha certo compiuto quel gesto per trarne benefici futuri (i morti, a quanto pare, non godono di benefici materiali), ma per lasciare traccia di un messaggio che ci deve accompagnare tutti: reintrodurre la meritocrazia nell’Università e nella società. E in più servirebbe come memento fortissimo, affinché certi gesti laceranti non abbiano a ripetersi, pur per una giusta causa. Molti di noi dottorandi vivono una situazione analoga a quella di Norman e di tanti altri Norman sparsi per l’Italia, per questo chiediamo a gran voce il mantenimento delle promesse fatte”.