Funziona così, come abbiamo raccontato. Vuoi vedere Chiara Ferragni che martedì prossimo sarà a Palermo? Ecco servita una filastrocca che sintetizza le istruzioni per l’uso: degli articoli comprerai, un ‘Gratta e Vinci’ (con una spesa minima di quarantanove euro) riceverai, se fortuna, grattando, avrai, ospite prescelto sarai. Una tipica operazione di marketing. Già, ma qual è il prodotto? Oppure: qual è il fine? O ancora: che significa? E qui il discorso si complica, soprattutto se paragoniamo i sogni correnti a quelli di ieri. Perché sono i sogni che muovono il mondo. Senza moraleggiare, né apparire leziosi – almeno ci proviamo – la differenza si impone, cominciando proprio da Palermo.
In questi giorni abbiamo commemorato l’incidente del liceo Meli in cui morirono gli studenti Biagio Siciliano e Giuditta Milella, nel 1985. Un anniversario doloroso che ha permesso di ricordare il periodo, allargando la visuale. Era, quella dell’Ottantacinque, una città ferita, peggiore dell’attuale, nel contesto della sicurezza, preda del terrorismo mafioso. E crebbe, per contrasto, ragazze e ragazzi magnifici. Che si opposero alla mafia, che crearono una coscienza civile e che vinsero una battaglia culturale. Ogni forza ha il suo lato oscuro: l’antimafia generosa fu avvelenata dall’antimafia dei carrieristi senza scrupoli. Ma l’immagine di una rivoluzione incruenta rimane intatta. Furono quei ragazzi e quelle ragazze, con i comportamenti singoli e le riflessioni collettive, a cambiare tutto.
Non tutti erano ufficialmente impegnati. Alcuni restavano a casa. Altri studiavano e basta: ognuno scelse la sua strada di mutazione individuale. Tanti sono gli adolescenti – si potrebbe dire – quante sono le diversità che rappresentano. Per esempio, nella musica. C’era chi ascoltava i cantautori italiani, chi stava con Vasco, chi con Lucio, chi con Claudio… C’era chi impazziva per Madonna e pagava i biglietti per andare ai concerti. Erano gli idoli di allora. Però, cantavano. Proponevano contenuti. Il ‘prodotto’ – se vogliamo usare un simile termine da scaffale – era riconoscibile e proponeva una sua qualità. E, dietro, c’erano i sogni.
E adesso? Chi compra un ‘Gratta e vinci’, sperando di essere sorteggiato tra i partecipanti di un evento con Chiara Ferragni, cosa sogna esattamente? Forse qualche minuto di fuga, in una dimensione parallela in cui ognuno ha il suo piccolo algoritmo di celebrità? C’è da chiederselo, ovviamente, rispettando la sacra libertà di chiunque e senza che nessuno si senta additato nel suo decidere a piacimento. Ma la domanda è legittima dal punto di vista generazionale e generale. Quali sono, oggi, i sogni che muovono il mondo, a Palermo e altrove? Qualcuno, per piacere, ha una risposta? (Roberto Puglisi)