Cinquestelle, ma non solo Cinque | La galassia dei sindaci grillini - Live Sicilia

Cinquestelle, ma non solo Cinque | La galassia dei sindaci grillini

Dietro al clamore del sindaco di Bagheria, altri sette amministratori alla prima prova di governo. Ecco chi sono.

Le fasce tricolori made in M5s
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PALERMO – La media complessiva è di 39 anni: una classe dirigente giovane. La linea verde del Movimento cinquestelle si tocca con mano davanti alla carta d’identità degli otto sindaci pentastellati di Sicilia, che da Alcamo ad Augusta si misurano ogni giorno con grandi e piccoli problemi legati alla macchina amministrativa. Non c’è solo il ‘modello Bagheria’: la storia del sindaco Patrizio Cinque, richiamato come esempio da seguire da parte del candidato governatore Giancarlo Cancelleri ma da due giorni nell’occhio del ciclone per l’inchiesta della Procura di Termini che ha ottenuto l’obbligo di firma per il primo cittadino, rappresenta quasi una anomalia nello scenario pentastellato siciliano. Da un lato il sindaco definito “inavvicinabile” da un pentito di mafia, da sempre sotto ai riflettori per il suo lavoro in una realtà difficile come Bagheria e per il suo carattere burbero che lo ha portato a diversi scontri, dall’altro un elenco di amministratori spesso lontani dalla ribalta.

Ad Alcamo Domenico Surdi, che al momento dell’elezione era alle prese con un dottorato di ricerca in Diritto privato europeo, prova a dire la sua dopo un ventennio di strapotere del centrosinistra. A un anno dalla vittoria elettorale il feeling tra l’Amministrazione e gli alcamesi si è appannato. Di mezzo c’è anche un regolamento comunale che ha messo ordine nel settore dell’approvvigionamento idrico, in cui per anni hanno regnato gli abusivi. Nuove norme che però comportano maggiori incombenze per gli utenti. “In tanti si aspettavano un cambiamento dall’oggi al domani ma governare non è facile – ricordava Surdi alcune settimane fa, nel giorno in cui ad Alcamo Marina arrivavano Cancelleri e il premier in pectore del movimento Luigi Di Maio -, la verità è che i risultati si ottengono con l’impegno costante”.

Due i sindaci agrigentini targati M5s: Ida Carmina a Porto Empedocle e Anna Alba a Favara, che hanno dovuto dichiarare il dissesto per le cattive gestioni delle amministrazioni precedenti. A Porto Empedocle Carmina, la prima donna sindaco eletta del Movimento cinque stelle, si è schierata con i commercianti della sua città e contro l’istituzione di un centro d’accoglienza per minori migranti non accompagnati. “Il dissesto? Quando mi sono insediata c’erano 125 creditori che attendevano di essere pagati e un disavanzo di amministrazione di 8,5 milioni – le sue parole dal palco di Palermo per il gran finale delle Regionarie -. Ora, anche con i tagli e dopo la dichiarazione di dissesto, stiamo risanando”. Stessi problemi a Favara, dove Anna Alba è stata votata da undicimila concittadini: “Abbiamo ereditato soltanto debiti – ha spiegato -, ora stiamo cercando di fare camminare il Comune sulle proprie gambe”. Anche a Favara, però, non sono mancati i problemi con il nuovo corso: su tutti i ritardi nella presentazione dei documenti contabili per il triennio successivo e i malumori dell’opposizione per la nomina del marito dell’assessore al Bilancio nel collegio dei revisori dei conti dell’azienda che si occupa della distribuzione dell’acqua. “Trasparenza e partecipazione sono ormai solo un ricordo”, è stato il commento del Pd.

A Pietraperzia, nel cuore della provincia di Enna, il sindaco M5s più giovane della truppa: Antonio Bevilacqua, classe 1988, laureato in Giurisprudenza, che questa estate ha fatto marcia indietro rispetto alla decisione annunciata non non procedere alla costituzione di parte civile del Comune in un processo di mafia. “Ho fiducia nei figli degli imputati – disse -. Loro non hanno commesso quegli errori ma la costituzione parte civile avrebbe conseguenze anche su queste persone”. Pochi giorni dopo il ripensamento, con il senatore M5s Mario Giarrusso che si occupò della vicenda a titolo definitivo. Un altro avvocato, Giuseppe Purpora, è alla guida del Comune di Grammichele, nel Catanese, regno dell’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo. Anche Purpora, che non ha una maggioranza in Consiglio, ha dovuto fare i conti con i ritardi nella redazione del Bilancio di previsione, con la Regione che ha inviato un commissario ad acta e la giunta che è finita nel mirino dell’opposizione con l’accusa di “inattività”. L’aumento della differenziata e il taglio delle spese legate agli affitti degli uffici comunali i fiori all’occhiello esposti da Purpora nella convention di luglio a Palermo.

Sulla scia degli avvocati anche la sanguigna Cettina Di Pietro, che ha raccolto le redini del Comune di Augusta dopo lo scioglimento per mafia datato 2013 e che ha dovuto fare ricorso alla dichiarazione di dissesto finanziario per potere ripartire libero dai debiti. Tra i temi più scottanti sulla scrivania del primo cittadino, che è comunque riuscito a effettuare un taglio del 10,6% per le abitazioni civili, anche la vicenda dell’hotspot per migranti all’interno del porto. Dopo un lungo diniego il Comune ha raggiunto una intesa con la prefettura che non sarebbe piaciuta ai vertici del movimento. A Ragusa, invece, quattro anni fa l’elezione dell’ingegnere Federico Piccitto, che nel giugno del 2015 finì al centro di una polemica sull’adeguamento Istat degli stipendi della giunta. Per difendere il primo sindaco siciliano del movimento scese in campo anche Cancelleri, che quest”estate ha fatto tappa con Di Maio e Di Battista a Marina di Ragusa. Anche in questo caso i fan del movimento ricordano i risultati raggiunti sul fronte della democrazia partecipata e dei rifiuti, con lo sconto sulla Tari per chi aumenta la differenziata. A gennaio di quest’anno, però, la lettera di tre ex assessori grillini, estromessi dalla giunta da tempo, scosse il movimento di Ragusa: “C‘è stata una congiura di palazzo ordita da altri assessori e da alcuni consiglieri comunali, insieme al sindaco, per liberarsi delle persone che erano arrivate in amministrazione grazie alla propria estrema professionalità”, scrissero Claudio Conti, Gianflavio Brafa e Giuseppe Di Martino. Una “manifestazione incontrollata dell’acredine derivante dalla perdita di poltrone”, replicarono dalla maggioranza. Fu il colpo di coda di un inverno che vide anche lo stop all’assestamento di bilancio da parte del consiglio comunale: “Hanno trasformato un atto tecnico in un atto politico contro di me ma a danno della città”, fu il commento di Piccitto.


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