CATANIA. Mano pesante del Gup di Catania Giovanni Cariolo per gli imputati del processo con rito abbreviato scaturito dall’inchiesta antimafia denominata “Santa Barbara”. Sono infatti oltre 72 gli anni di carcere inflitti complessivamente a Vincenzo Lomonaco, Giuseppe Lombardo Pontillo, Alessandro Lomonaco, Giuseppe Pagano, Davide Seminara e Antonino Tizzone. Condanne pesantissime, considerata la riduzione prevista per la scelta del rito alternativo. Le richieste del pubblico ministero Alessandro La Rosa erano state inferiori. L’unico ad essere assolto è stato Filippo Mercia, accusato di associazione mafiosa.
Sono addirittura 20 gli anni inflitti a Vincenzo Lomonaco, ritenuto dall’accusa il referente del clan Brunetto a Castiglione di Sicilia e nei comuni limitrofi. Sarebbe stato proprio lui a condurre i carabinieri della Compagnia di Randazzo al summit di Giarre tra alcuni soggetti ritenuti affiliati al clan Brunetto, tra cui Pietro Carmelo Olivieri, e a dare il via alle indagini. Il gruppo dell’area pedemontana, guidato dall’imputato, avrebbe posto sotto estorsione i titolari di numerose aziende vitivinicole del territorio, tra le più prestigiose dell’area etnea, costringendo anche, in alcuni casi, ad assumere personale per la cosiddetta “guardiania”. Tra le accuse contestate, anche quella di aver messo in piedi un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
Condannati tutti per associazione mafiosa, ed a vario titolo per estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e traffico illecito di droga, anche Davide Seminara, a 14 anni e 4 mesi, Giuseppe Lombardo Pontillo, a 12 anni, Alessandro Lomonaco, a 11 anni e 4 mesi, Giuseppe Pagano, a 10 anni e 4 mesi, e, infine, Antonino Tizzone, a 4 anni e 8 mesi.
