Clan e controllo: "Pistole addosso e ci possiamo scannare"

Clan e controllo: “Le pistole addosso e ci possiamo scannare”

Il contesto mafioso dell'operazione "Terzo capitolo"

CATANIA – Un controllo del territorio costante e rigido. Anche col rischio di pesanti frizioni con altri clan che intendevano puntare la piazza di spaccio di viale Moncada. Tra i risvolti dell’operazione “Terzo capitolo”, emerge anche una gestione impermeabile da parte del gruppo Arena. E nelle centinaia di pagine di ordinanza, il pubblico ministero Stefano Montoneri dedica uno specifico paragrafo alle emergenze indiziarie concernenti la contestazione mafiosa: inserite in un contesto che può essere riassunto anche chiamando in causa due specifici episodi.

Le auto rubate

Il 4 febbraio del 2022, Marco Turchetti – uno degli indagati del blitz condotto dalla Polizia etnea – si trova in auto con una persona non identificata. Durante il tragitto, incontrano un certo Giuseppe, noto come ladro di auto. Giuseppe ha l’abitudine di lasciare le auto rubate vicino alla piazza di spaccio gestita da Turchetti, causando problemi poiché questa pratica attira l’attenzione delle forze dell’ordine, interferendo così con le attività di spaccio. 

Di fronte a questo problema, Turchetti interviene con fermezza, ordinando a Giuseppe di smettere di abbandonare le auto rubate in quella zona. E viene intercettato anche uno piccato scambio di battute. 

“Come ti chiami?”

Turchetti, imponendo la sua autorità, dice: “Aspetta ora ti parlo io. Come ti chiami?” E Giuseppe, il ladro di auto, risponde semplicemente: “Giuseppe”. Turchetti continua: “Ora ti dico chi sono io. Aspetta un attimo Peppe”. Giuseppe acconsente con un “Sì”. Infine, Turchetti affermando il suo ruolo e autorità nel territorio, spiega: “Io sono Marco…inc…qua tu macchine rubate non ne puoi portare” ribadendo l’importanza e il controllo che esercita sulla sua piazza di spaccio. Sottolinea con chiarezza che in quella zona non è ammesso lasciare auto rubate. Durante questa affermazione, Turchetti si esprime con decisione: “Ma qua macchine rubate nella mia piazza non ne devono mettere”.

Una dichiarazione che rafforza il suo comando e la sua volontà di mantenere l’ordine e il controllo sulle attività che avvengono nel suo territorio.

La discussione con Querulo

Il 15 febbraio 2022, invece, lo stesso Marco Turchetti è in macchina con la sua ragazza, A. N. S., e le racconta di una discussione avuta con Domenico Querulo. La discussione riguarda il tentativo del clan mafioso di Querulo di prendere il controllo del territorio e delle attività illecite precedentemente gestite dal clan Arena. 

Turchetti esprime la sua determinazione a non sottomettersi: “Perché lì era andata a finire cheio per muovere qualsiasi cosa dovevo dare conto a lui…io sinceramente nella mia vita sono stato sempre per le cento euro e non sono stato sottomesso a nessuno…”.

L’intercettazione

Ed ancora: “Si sono presentati loro vita…per far intendere che come zona, quartiere ci sono loro…io sono a Librino e sono indipendente non sono né Santapaola, né Carcagnusi, né Cappello….io sono io e basta per conto mio! …inc…se c’era u “sciuraru” queste cose non succedevano …lui queste cose non li faceva passare..”.

A. N. S.: Ma tu ci sei andato da solo?

Turchetti: Sono andato io e un altro, ma non perché dovevo andare a fare discussioni …ed io ho detto che anche se ci fosse stato u “sciuraru” le cose erano sempre queste perché io sono indipendente da tutti …a Librino “Cappidioti” non ce n’è perché sono tutti “Nittioti” …a Librino sono tutti dalla parte di Nitto…così come non ho fatto entrare a quelli che sono Nittioti non faccio entrare nemmeno a voi ho detto …ci mettiamo le pistole addosso e ci possiamo scannare…i “Sanfilippo” erano quattro contati e guarda come li hanno fatti quell’esercito di cinquanta motorini…ci sono stati sempre i Nizza a Librino da una vita…io non ho fatto entrare i Nizza che già quelli hanno tutto librino e avrei dovuto far entrare i Cappello …

A. N. S.: Ma loro volevano che venivano a lavorare lì?

Turchetti: “Volevano che io da padrone…se la prendevano loro…quasi quasi volevano subentrare nelle mie cose…”

A. N. S.: “E tu cosa ci avresti guadagnato?”

Turchetti: “Mi davano una percentuale…a casa mia? (…) giustamente loro sono Cappello e per qualsiasi cosa loro sarebbero stati con me …ma io li faccio scappare per me perché siamo amici, ma non ho bisogno di nessuno …perché alla fine i …inc…ce li ho e ne ho anche a volontà…solo che ce li ho tutti murati …e le persone non mi mancano…”.


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