PALERMO – La cocaina arrivava dal Messico. A spacciarla a Palermo sarebbero stati alcuni pregiudicati di Brancaccio ora condannati dal giudice per le indagini preliminari Nicola Aiello.
Si tratta di Luigi Crispino (ha avuto 8 anni e 30 mila euro di multa), Salvatore Passaro (6 anni e 20 mila euro di multa), Maurizio Riolo (6 anni e 30 mila euro di multa), Alberto Cannia (4 anni e 4 mesi e 20 mila euro di multa). Il Gip ha emesso sentenza di non luogo a procedere per Maurizio Dentici e Gaetano Rubino. Erano assistiti dagli avvocati Elena Maiorca e Domenico La Blasca.
I loro nomi saltarono fuori in un maxi blitz del 2012. In manette finirono oltre trenta persone fra Napoli, Parma e Palermo, di cui una decina nel capoluogo siciliano. Gente che gravitava, secondo l’accusa, negli ambienti della malavita di Brancaccio. L’inchiesta varcava anche i confini nazionali per spostarsi fino in Messico dove, nel 2006, una nota riservata della Dea, l’agenzia antidroga americana, segnalava un imprenditore modenese trapiantato a Monterrey: Bruno Gerardi.
In quell’anno la sua società spedì in Italia un forno per lavorare le ceramiche. Era uno stratagemma per trasportare nel Belpaese cinque quintali di cocaina purissima. Una volta giunto a Milano, gli uomini della Sezione narcotici della Squadra mobile di Palermo in collaborazione con i poliziotti del capoluogo lombardo, braccarono il Tir su cui era stato caricato il forno e lo fermarono in provicnia di Terni. Saltò fuori che parte della cocaina, una volta giunta a Napoli, sarebbe stata smistava ai palermitani di Brancaccio.