PALERMO – Amarezza, rabbia, ma soprattutto il timore di finire tutti nel tritacarne mediatico. I dipendenti del Coime non ci stanno e, nel giorno in cui sono scattate le misure cautelari nei confronti di 11 colleghi accusati a vario titolo nell’ambito dell’inchiesta Bancomat, provano a dire la loro, sebbene nessuno voglia parlare ufficialmente per via delle indagini ancora in corso.
“I fatti contestati risalgono al 2011 e non si sono più ripetuti – dicono a taccuini chiusi al parco Cassarà – inoltre in quel caso vigilare l’operato dei colleghi spettava alla Ragioneria generale, non certo a noi”. E in effetti fu l’allora Ragioniere generale, nell’ambito di alcuni controlli, a scoprire che qualcosa non andava e a segnalare tutto all’autorità giudiziaria. L’inchiesta parla inoltre di buste paga gonfiate per 500 dipendenti, un modo per non far emergere anomalie ben più gravi. “Buste paga gonfiate? Parliamo di 200 euro l’anno, noi non ce ne siamo nemmeno accorti – dice un dipendente – e il Comune, come è giusto che sia, se li sta riprendendo poco a poco dai nostri stipendi”. In effetti, Palazzo delle Aquile a un certo punto si accorse che il contratto degli ex dl 24 veniva mal applicato, contribuendo a calcolare per esempio i buoni pasto anche alle tredicesime oppure a considerare aliquote di poco superiori. Cosa per cui il Comune ha chiesto indietro i soldi.
“Ma il Comune fa bene a riprenderseli – continua il dipendente – la cosa che più ci preme però è dire che la stragrande maggioranza di noi non c’entra nulla. Noi non lo sapevamo e, quando lo abbiamo saputo, siamo stati d’accordo nel restituire tutto. Se poi qualcuno ha fatto altro, noi non lo sappiamo e non toccava al Coime vigilare. Siamo onesti lavoratori, da anni lavoriamo sodo al Comune e i risultati si vedono come si evince dagli interventi di manutenzione eseguiti su edifici scolastici, edilizia residenziale pubblica, immobili comunali in genere come fontane storiche e palazzi monumentali. Da anni l’amministrazione comunale non ha affidato lavori in appalto a ditte esterne. Noi con questa storia non c’entriamo nulla”.