Dopo gli atti ingiuntivi, ora scattano i pignoramenti delle tesorerie dei 22 Comuni che fanno parte dell’Ato 4 e persino della Provincia di Palermo. Il presidente della commissione Attività produttive della Regione, Salvino Caputo, ha annunciato che si stanno disponendo 3 milioni di euro per far fronte al debito. La Provincia non conferma e per questo rischierebbe il blocco della ‘cassa’ dell’ente
L’agenzia di lavoro interinale Temporary spa, che fornisce al consorzio 170 dipendenti (addetti alla raccolta dei rifiuti, autisti, pochi impiegati) si è infatti rivolta alla Procura per tentare di farsi saldare un credito di oltre 3,5 milioni di euro, che vanta ormai da più di due anni. Nel concreto significa casse bloccate per le varie Amministrazioni, impossibilità di utilizzare un solo euro se prima non viene pagato il dovuto. E potrebbe accadere anche di peggio: il pignoramento dei beni dei vari enti, cioè la vendita all’asta di parti del loro patrimonio: dal mobilio degli uffici fino agli immobili. “Una situazione unica in Italia”, come ha detto il presidente della Temporary, Franco Maria Toscano. L’azienda, infatti, “non ha problemi di questo tipo in altre regioni e men che meno con gli Ato che altrove funzionano benissimo”.
Il ruolo da deus ex machina dovrebbe essere interpretato dalla Regione. L’assessorato agli Enti locali, infatti, potrebbe stanziare 3 milioni proprio a favore delle varie Amministrazioni, anticipando la somma dai normali trasferimenti. Secondo il parlamentare Salvino Caputo, che ha fatto da mediatore nella vicenda, “il decreto dovrebbe essere firmato dall’assessore Scoma entro la prossima settimana”. Ma sarà una boccata d’ossigeno solo apparente: si salderà forse il debito del Coinres, ma inevitabilmente i Comuni non avranno la disponibilità di queste somme in futuro per pagare altre spese (come gli stipendi dei dipendenti, ad esempio).
“Non avremmo voluto arrivare a tanto, anche in questo particolare momento di crisi – ha chiarito Toscano – ma siamo stanchi di promesse, di aspettare un piano di rientro che non arriva: rischiamo il fallimento. Questa situazione ci causa un ammanco di 5 milioni, perché ai 3,5 milioni dovuti dal Coinres, bisogna sommare un altro milione e mezzo legato alla vertenza dei lavoratori. Siamo stati disponibili a trattare in tutti i modi, ma senza esito. Quindi ci siamo rivolti alla magistratura ed i tribunali di Palermo, Termini Imerese e Corleone hanno disposto il pignoramento delle tesorerie dei vari Comuni e della Provincia. Se – ha puntualizzato – non riusciremo neanche così ad ottenere quanto ci spetta, procederemo con il pignoramento dei beni dei singoli comuni e contro gli amministratori comunali e del consorzio, che potrebbero rispondere anche con i loro patrimoni personali. Attendiamo di vedere cosa farà la Regione”.
Una vera e propria piaga la gestione degli Ato che, secondo Caputo, “ha comportato un indebitamento in tutta la Sicilia di circa 900 milioni. Un problema che potrà essere risolto definitivamente solo con il riordino del settore con interventi legislativi”.
Un paradosso che proprio gli Ato, creati per risolvere l’emergenza rifiuti in Sicilia (la Regione è attualmente commissariata proprio per questo) siano diventati loro stessi un’emergenza. “Un ciclo fallimentare“, lo ha definito Caputo. In pratica, i Comuni si consorziano nel Coinres ed affidano ad un ente terzo (l’Ato) la gestione dei rifiuti. Il Coinres però s’indebita, perché i Comuni non pagano (dovrebbero usare i proventi della Tarsu) ed il meccanismo s’inceppa.
Per ora i dipendenti stanno lavorando, anche se senza stipendio. Ma la miccia è accesa e potrebbe la questione potrebbe esplodere da un momento all’altro, specie se la Regione non anticiperà le somme promesse. Potrebbe fermarsi la raccolta nei 22 comuni, ad esempio.
Il più indebitato è quello di Bagheria (quasi un milione), segue Misilmeri (quasi 450 mila euro), poi Villabate (350 mila euro circa), stessa somma dovuta anche dalla Provincia, come ente partecipante. Il più “virtuoso” è il Comune di Campofelice di Roccella (11.355 euro).
“Rispetto alla gestione diretta del ciclo dei rifiuti da parte dei Comuni – ha spiegato Caputo – col passaggio agli Ato, il costo è aumentato in maniera spaventosa“. Solo che, appunto, gli Ato erano nati per permettere di risparmiare. “Si pensi – ha aggiunto Caputo – che i dipendenti vengono inquadrati col contratto Federambiente, che costa circa il 30 per cento in più”.