Coltellate a Mondello, tre ventenni imputati per tentato omicidio

Coltellate a Mondello, 3 ventenni imputati per tentato omicidio

Richiesta di rinvio a giudizio. La rissa scoppiò l'anno scorso per futili motivi

PALERMO – C’è la richiesta di rinvio a giudizio per i tre ventenni accusati dell’accoltellamento del 6 giugno dell’anno scorso a Mondello, durante una maxi rissa. L’ipotesi di reato contestata a Gabriele Filippone, Ivan Viola e Francesco Garofalo è pesantissima: tentato omicidio in concorso morale e materiale. Vittime due ragazzi di 17 anni.

L’udienza è fissata per il 10 giugno davanti al giudice Lorenzo Iannelli. I legali delle difese, gli avvocati Maurilio Panci, Corrado Sinatra e Massimiliano Russo, proveranno a minare la ricostruzione dei pubblici ministeri Alfredo Gagliardi e Luisa Vittoria Campanile, e degli investigatori del commissariato di Mondello.

La violenta rissa fu scatenata da una banale discussione iniziata quella sera fra due gruppi di ragazzi nella zona pedonale denominata “Colapesce”, all’Addaura, e proseguita in piazza Valdesi. Volarono pugni e calci dopo che un ragazzo fu invitato a scendere da un motorino. Infine il raid davanti a una gelateria dove si qualcuno si presentò armato di coltello. Due minorenni furono colpiti al polmone e al fegato. Secondo l’accusa si trattò di un’azione premeditata, una spedizione punitiva.

C’è un quarto indagato, un ragazzo di 17 anni, per cui si procede davanti al Tribunale per i minorenni. Sarebbe stato lui a scagliare i fendenti mentre gli altri li picchiavano. Poi avrebbero fatto sparire i coltelli.

Filippone e Viola finirono agli arresti domiciliari. La misura è stata poi sostituita con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Garofalo è indagato a piede libero.

I poliziotti raccolsero decine di testimonianze, visionarono i filmati di alcuni sistemi di video-sorveglianza di locali pubblici e quelli ripresi con i telefonini da alcuni presenti.

Nei giorni scorsi è stata archiviata l’inchiesta nei confronti di Matteo Ameduri. Il suo legale, l’avvocato Roberto Mangano,ha dimostrato che il ragazzo all’ora del tentato omicidio si trovava a Castelvetrano.


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