PALERMO – Nella Sicilia delle discariche al collasso e dei rifiuti in eccesso da spedire all’estero, la salvezza si chiama raccolta differenziata. E questa certo non è una novità. Così come non è una novità il ritardo drammatico dell’Isola in questo frangente. Dove centrale è il ruolo dei Comuni e delle comunità. E proprio guardando a una auspicabile rivoluzione dal basso, che ha già preso corpo in alcune felici esperienze nell’Isola, la Regione ha varato degli schemi di regolamento comunali per il compostaggio domestico, locale e di comunità destinati agli Enti locali dell’Isola. I modelli sono stati pubblicati sul sito del dipartimento Rifiuti e stanno lì, belli e pronti per quei Comuni che vorranno adottarli. Sono schemi realizzati dall’Ufficio speciale della differenziata con la collaborazione di tecnici comunali e associazioni. E puntano a diffondere capillarmente i mini-impianti di compostaggio, domestici o condominiali, dove conferire l’organico. Una buona pratica che può incrementare la differenziata e sopperire anche al deficit di impianti di compostaggio che affligge alcune zone della Sicilia. “Il compostaggio costituisce un pilastro fondamentale nella gestione virtuosa e naturale dei rifiuti basata sulla riduzione degli stessi e sulla gestione in loco degli scarti organici prodotti dai singoli cittadini e dalle comunità. In questo modo – dice il presidente della Regione Nello Musumeci – si potrà ridurre notevolmente il rifiuto indifferenziato, che purtroppo sta saturando tutte le discariche presenti in Sicilia, si evita che il rifiuto viaggi nell’isola e si contribuirà inoltre, a risolvere il problema della mancanza di impianti di compostaggio nell’Isola”. Ci sono anche dei fondi europei a disposizione dei Comuni per questa finalità.
Il modello è quello delle compostiere domestiche o condominiali. Una famiglia di quattro persone produce al giorno oltre due chilogrammi di rifiuto organico, che potrà essere conferito nella propria compostiera domestica (se si ha un giardino) o in un luogo individuato dal comune, ricavato nel proprio quartiere o condominio, per produrre concime naturale (detto anche compost). Questo consentirà di ottenere uno sconto sulla tassa sui rifiuti, nella misura che sarà fissata dai Comuni stessi.
Un “modello” c’è, e lo ha indicato espressamente la presidente della IV Commissione dell’Ars Giusy Savarino, che ha ricordato come la commissione avesse impegnato il governo ad ‘attuare politiche finalizzate a privilegiare attività di prevenzione e di preparazione al riutilizzo, nonché ad incentivare le percentuali di raccolta differenziata dei rifiuti anche con la previsione di promuovere ‘case dell’acqua’ o ‘del compostaggio’ e ogni altra misura volta a coinvolgere e incentivare i privati nella gestione dei materiali riciclati’ . “Abbiamo chiesto al governo di adottare il ‘modello Ferla’ in tutti i Comuni siciliani”, ha detto Savarino. Facendo riferimento al Comune del Siracusano le cui buone pratiche avevano colpito i commissari dell’Ars. E non solo loro.
Ferla, piccolo borgo di 2.500 anime sui Monti Iblei, ha avuto la menzione speciale ed il titolo di “Comune rinnovabile” da parte di Legambiente e anche “Comune riciclone”. Vanta una serie di primati in campo di buone azioni amministrative ed è il primo “Villaggio del Compost del Sud Italia”. Nella cittadina guidata dal sindaco Michelangelo Giansiracusa ci sono oggi due Case del Compost: la prima è stata inaugurata nel marzo 2015 e la seconda nella primavera 2017. “È un modello che abbiamo mutuato dalla Francia. È un investimento che si è ripagato da solo”, racconta il sindaco. I cittadini di Ferla che scelgono di conferire la loro frazione organica presso la casa del Compost ottengono una decurtazione del 30% sull’imposta legata ai rifiuti. La frazione organica conferita presso la Casa del Compost, grazie a dei processi biochimici naturali dopo tre mesi darà vita a compost da riutilizzare per fertilizzare il terreno.
Questo è uno dei “modelli” proposti dalla Regione ai Comuni, cioè il compostaggio locale o di prossimità. C’è anche quello del compostaggio domestico – per chi ha un giardino – o di comunità, cioè a livello condominiale. Anche in questi casi si prevedono sconti sulla Tari.
Ferla è passata dallo 0,7 al 57,54 % di differenziata in 5 anni, dal 2011 al 2016. Da 7 tonnellate a 447 tonnellate di differenziata, sessanta volte tanto. Ma quella del piccolo comune del Siracusano non è una storia isolata, per fortuna. Altri centri siciliani, soprattutto piccoli, hanno fatto passi da gigante negli ultimi anni, raggiungendo percentuali di differenziata invidiabili e anche superiori. Secondo i dati consultabili sul sito della Regione siciliana, ad esempio, Aci Castello viaggia sopra il 73 per cento, Aragona intorno al 60, Belpasso intorno al 70, Butera si avvicina all’80, così come Monterosso Almo. Ottime performance anche a Poggioreale, Piana degli Albanesi, Prizzi, Realmonte, Rometta. Il dato regionale però resta ancora basso, seppur in crescita. Si è passati dall’infame 12 per cento del 2014 al 33 per cento di quest’anno. Ad abbassare la media sono soprattutto le grandi città, Palermo, Catania e Messina, ancora lontanissime da standard di efficienza.
Le buone pratiche proposte ai Comuni possono aiutare a migliorare questi dati. E proprio in quest’ottica il 9 agosto è stata pubblicata la “preinformazione relativa all’Avviso pubblico per la concessione di agevolazioni in favore dei Comuni, anche in forma associata, per il sostegno alle attività di compostaggio di prossimità dei rifiuti organici”. Si tratta di una misura finanziata con fondi europei che stanzia somme ai Comuni proprio per incentivare l’attività di compostaggio. Il testo è consultabile sul sito del dipartimento Rifiuti. I contributi vanno dai 350mila euro per i piccoli centri al milione e mezzo per le città con oltre centomila abitanti.