PALERMO – All’appello mancano circa 6,4 milioni di euro e al comune di Palermo scatta l’allarme. A tanto ammonta infatti la differenza tra quanto Palazzo delle Aquile ha incassato di sole tasse tra agosto 2018 e agosto 2019: una differenza non da poco, per un ente in crisi di liquidità, e che spinge la giunta Orlando a correre ai ripari e a preparare 300 mila cartelle esattoriali che colpiranno i “furbetti”.
I numeri sono contenuti in una relazione che gli uffici hanno scritto a inizio del mese mettendo a confronto quanto si è incassato fino all’agosto dello scorso anno e quanto invece è arrivato all’agosto del 2019, prendendo però a riferimento i versamenti mediante F24, quindi quelli pagati in banca, in posta o nelle tabaccherie. Una “significativa flessione”, scrive la Ragioneria, che poi snocciola i dati tributo per tributo: di Tari, per esempio, sono arrivati 4,2 milioni di euro in meno; di Irpef 1,9 milioni; 620 mila euro in meno di Imu, 27 mila di Tasi e 190 mila di Icp, l’imposta sulla pubblicità. L’unico segno positivo arriva dalla Tosap, la tassa sul suolo pubblico, che fa segnare un incremento di 320 mila euro ma che resta l’unica buona notizia per il Comune che, a conti fatti, si ritrova con 6,4 milioni in meno. Perché se il trend non cambia, cioè se piazza Pretoria non inizia a incassare almeno quanto l’anno scorso, sarà impossibile far fronte alle spese e riuscire a pagare i creditori, considerando anche che non si potrà restituire l’anticipazione di tesoreria e che quindi sarà più complicato rientrare nei parametri del deficit strutturale.
Ma la pioggia di cartelle esattoriali da emettere (circa 300 mila), riferite al 2017 e al 2018 e a cui sommare 2000 del 2015 ormai in scadenza, servirà anche a poter mettere a bilancio 78 milioni di euro di possibili incassi, per lo più della Tari. Un numero incredibilmente alto ma che, spiegano dal Comune, è in linea con il numero di contribuenti e con l’elevatissimo tasso di evasione, posto che il meccanismo del ravvedimento operoso (l’evasore decide di mettersi in regola da solo) non ha funzionato granché. Un flop che a piazza Pretoria giustificano con gli annunci di condoni e pace fiscale che, se realizzati, permetterebbero di pagare meno sanzioni.
“Abbiamo dato ogni possibile strumento per mettersi in regola – dice il sindaco Leoluca Orlando – ma di fronte alle sirene dei nuovi condoni, della pace fiscale e delle sanatorie più volte annunciate dal precedente governo nazionale, è ovvio che i Comuni si sono trovati con armi spuntate per combattere l’evasione. Ma combattere questa piaga incivile è un dovere non solo di legge, ma soprattutto di rispetto a chi paga le tasse e a chi, per colpa dell’evasione, subisce un calo di qualità e quantità dei servizi. Mi auguro che col nuovo governo le parole ‘condono’ e ‘sanatoria’ siano finalmente andate in soffitta”.
“Stiamo incontrando i rappresentanti dei commercianti per distinguere tutti coloro che sono evasori perché hanno riscontrato problemi da tutti coloro che volutamente non pagano in attesa della prossima sanatoria – spiega l’assessore al Bilancio Roberto D’Agostino – Per questo abbiamo messo in attesa le cartelle di coloro che hanno presentato domande di sgravio e riesame. Tutti coloro che non hanno presentato ricorso, e che quindi hanno accettato il valore a loro assegnato dal comune, si debbono mettere in regola. Per questi nessuna tolleranza”.