PALERMO – Quattordici milioni di euro. Che con gli interessi potrebbero anche diventare qualcosa di più. La Gesip batte cassa e, ormai sull’orlo del fallimento, con i dipendenti da oltre due mesi senza stipendio, bussa alla porta di Palazzo delle Aquile per chiedere il pagamento di fatture mai pagate dall’amministrazione comunale. Una richiesta pressante, avanzata da mesi e in parte soddisfatta con 4,4 milioni serviti al pagamento di un piccolo acconto a settembre su spettanze dovute, ma che per la maggior parte è rimasta evasa.
“Da quanto abbiamo appreso – dice Gianluca Colombino della Cisal – l’ufficio del liquidatore sta recuperando questi crediti. Non capiamo, a questo punto, perché l’amministrazione comunale non faccia chiarezza e non paghi: in questo modo arriveremmo con tranquillità al 31 dicembre, visto che dal primo gennaio il sindaco ha assicurato che i dipendenti torneranno al lavoro”.
Ma il Comune, finora, ha fatto orecchie da mercante, nonostante il liquidatore più volte in questi mesi, e in modo sempre più pressante, abbia chiesto una soluzione al problema. Che però non è arrivata, anche perché piazza Pretoria contesta parte dei servizi per i quali la Gesip chiederebbe il pagamento.
“Ho chiesto un dialogo con l’amministrazione per trovare una soluzione al disallineamento dei debiti e dei crediti fra il Comune e l’azienda – conferma il liquidatore Giovanni La Bianca – più volte l’ufficio di liquidazione ha chiesto un incontro per trovare una soluzione, ma non c’è mai stato incontro risolutivo e pertanto ognuno difenderà le proprie ragioni nelle opportune sedi”.
Insomma, la società di via Maggiore Toselli è pronta a far valere le sue ragioni e potrebbe ricorrere anche a un decreto ingiuntivo, sulla falsa riga di quello presentato dall’ex liquidatore Massimo Primavera all’inizio dell’anno. “Il disallineamento c’è – aggiunge La Bianca – e sarebbe auspicabile una soluzione condivisa”. Un ultimo tentativo di evitare lo scontro con piazza Pretoria, che però potrebbe ugualmente esserci visto che le casse del Comune non godono certo di ottima salute.
E dire che i soldi chiesti dalla Gesip, 14 milioni, sono esattamente quelli che il Comune chiede per la cassa integrazione in deroga, che ancora non c’è, con la conseguenza che i dipendenti sono ancora in astensione da lavoro. Uno status che certo non può durare in eterno: per questo i vertici dell’azienda avevano convocato un’assemblea dei soci per mercoledì scorso. Che però è andata deserta.
L’assemblea era stata convocata con tre punti all’ordine del giorno: l’individuazione della procedura concorsuale o para-concorsuale da attivare; la richiesta di informazioni in merito alla Cig in deroga in funzione di quelle che sono state le interlocuzioni a livello regionale e ministeriale; la riattivazione o riproposizione del licenziamento collettivo in funzione delle ipotesi che il Comune ha per il riassorbimento e il mantenimento dei livelli occupazionali. Insomma, l’azienda voleva sapere dal suo proprietario, ovvero piazza Pretoria, cosa fare adesso dopo il rinvio della Cig.
Ma il Comune non si è presentato, lasciando La Bianca e i suoi collaboratori ad aspettare per oltre due ore senza alcuna spiegazione. L’amministrazione si è limitata all’invio di una nota dai toni generici, con cui “si è ribadito l’ampio mandato al liquidatore al momento del suo incarico”, dice La Bianca. Ma nella sostanza il Comune ha lasciato il liquidatore col cerino in mano, con la responsabilità di decidere del futuro dell’azienda e scaricando sulla società le responsabilità. Anche se l’esigenza resta quella di salvagurare il tfr dei dipendenti, magari ricorrendo all’Inps.
Intanto l’azienda ha provveduto a pagare alcuni istituti ai dipendenti che ne avevano diritto, e ha inoltre incaricato gli uffici di verificare la possibilità di pagare ulteriori somme per altri istituti rimasti. “Potrebbe trattarsi di alcune centinaia di euro a lavoratore – dice Piero Giannotta – per festività soppresse o ferie non pagate. Non sono granché, ma in questo momento aiuterebbero”.