Condannato a un anno e 4 mesi | L'ex sindaco: "Non avevo scelta" - Live Sicilia

Condannato a un anno e 4 mesi | L’ex sindaco: “Non avevo scelta”

In un post su Facebook Giovanni Moscato parla della sua recente condanna per corruzione elettorale.

VITTORIA (RAGUSA)
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2 min di lettura

CATANIA – “Condannato per un atto obbligatorio”: è con uno sfogo sul suo profilo Facebook che l’ex sindaco di Vittoria Giovanni Moscato commenta la condanna a un anno e quattro mesi pronunciata nei suoi confronti dal tribunale di Ragusa. Il processo “Exit Poll”, che aveva portato all’arresto anche l’ex sindaco di Vittoria Giuseppe Nicosia, predecessore di Moscato, aveva causato nel 2018 lo scioglimento per mafia del comune in provincia di Ragusa.

Nel suo post l’ex sindaco descrive sè stesso come il protagonista di un vicolo cieco giudiziario: appena eletto nel giugno 2016 con una lista civica vicina al centrodestra, Moscato racconta di essere stato costretto, nove giorni dopo il suo insediamento, “a firmare una proroga di un’ordinanza contingibile ed urgente per prorogare il servizio di raccolta dei rifiuti che scadeva proprio in quella data”. Una scelta che, sostiene Moscato nel suo post, è stata “obbligata, non c’erano alternative. Se non l’avessi fatto i rifiuti sarebbero rimasti per strada e nei cassonetti per settimane con la conseguente emergenza sanitaria. Un atto previsto per legge, la cui legittimità è stata confermata dai tribunali amministrativi, ma che per altri tribunali sarebbe un atto che esegue un disegno criminoso in concorso con l’ex sindaco”.

La firma, prosegue Moscato nel suo post, è arrivata dopo essersi confrontato con l’allora prefetto di Ragusa, un fatto “provato in giudizio”. “Quale condotta – prosegue poi Moscato – si esige da un Sindaco? Forse avrei dovuto lasciare la città senza raccolta dei rifiuti per settimane o mesi? Ma nonostante questo sono stato condannato, per quanto tutto ciò sembri inverosimile”.

Lo scioglimento del comune di Vittoria per infiltrazioni mafiose è avvenuto durante l’amministrazione di Moscato, ma la relazione della commissione ispettiva che ha spinto il consiglio dei ministri a chiedere lo scioglimento riguardava fatti avvenuti durante l’amministrazione precedente citando le “omissioni nella gestione del mercato ortofrutticolo, sulle procedure anomale per l’appalto per la gestione dei rifiuti solidi urbani e sulle forme di abuso nell’attribuzione, negli anni, di vari incarichi dirigenziali e nell’elargizione di voucher per le famiglie bisognose”. Tutti fatti che coinvolgevano l’amministrazione di Giuseppe Nicosia, arrestato nel 2017 su ordine della procura di Catania perché secondo l’accusa avrebbe mantenuto rapporti con la mafia locale per ottenere dei vantaggi elettorali.

L’inchiesta ha coinvolto Moscato perché secondo l’accusa sarebbe stato eletto grazie a un patto con Nicosia. Secondo la ricostruzione dei magistrati, Nicosia avrebbe ottenuto la stabilizzazione di sessanta dipendenti della ditta che si occupava dello smaltimento di rifiuti facendo convergere dei voti, durante il ballottaggio del 2016, proprio su Moscato. La procura ha comunque escluso un coinvolgimento di Moscato nel presunto accordo tra Nicosia e i clan mafiosi.


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