CATANIA – Luca Spataro e Saro Condorelli fanno un passo indietro ma si tolgono qualche sassolino dalla scarpa. I toni in casa Pd rimangono caldi, l’esito della direzione provinciale di ieri non rimarrà senza conseguenze. Tanti, troppi quelli che hanno puntato il dito contro l’ex segretario senza fare un mea culpa e Spataro, che pure ha ammesso le sue responsabilità, non ci sta. “Ieri ho proposto alla direzione del partito di affrontare il percorso delle amministrative attraverso la scelta del candidato sindaco con le primarie”.
“Ho inoltre proposto- ha spiegato Spataro- l’apertura del partito alla cittadinanza, la creazione di un programma partecipato e il rinnovamento nelle nostre liste. La direzione ha bocciato questa idea preferendo una modalità da Prima Repubblica nella scelta del candidato sindaco”. Spataro ha proseguito dicendo che si tratta di “un errore, una scelta che non tiene conto dell’onda che ha colpito i partiti tradizionali. Questo, invece è il momento politico in cui un partito come il nostro deve osare di più. Si è voluto imporre la cancellazione stessa del suo dna e del suo statuto. Questo snatura il partito democratico e l’imposizione di un gruppo dirigente (capeggiato da alcuni parlamentari che non capiscono i tempi che stiamo affrontando) che crea una forte difficoltà al Pd”. La fase è cambiata e Spataro lo sa. Infatti, è andato all’attacco.
“Quel gruppo dirigente ha chiesto a me ieri, contestualmente alla bocciatura delle primarie, di restare a dirigere un percorso insieme a un direttorio formato dai parlamentari stessi. Già la parola stessa dimostra quanto sia antico l’armamentario politico a cui fanno riferimento. Si sta provando a trasformare il partito in una spa o congrega di notabilati, cosa questa contro cui mi sono sempre battuto. Ma non sempre ci sono riuscito”. Spataro ha rincarato la dose: “Io non voglio appartenere alle quattro persone che tra quattro mura decideranno il candidato sindaco della città di Catania”. “E’ un’impostazione sbagliata – ha proseguito – e non serve al Pd”. A Concetta Raia che ieri aveva parlato di “un partito più unito dopo la direzione”, Spataro ha risposto duramente: “la forza dimostrata ieri da alcuni notabilati durante la direzione del Pd è corrispondente alla loro debolezza nella società e alla loro irrilevanza tra i cittadini che stata già dimostrata dai risultati elettorali”. “Il partito emerso ieri- ha proseguito Spataro- non è più unito, ma un partito che si è chiuso in se stesso e che ha assecondato il capriccio di qualcuno di volere essere il candidato sindaco senza passare dalle primarie. Serviva una scelta legittimata. L’ho sempre detto e sono rimasto coerente. Questa coerenza mi ha portato ha rassegnare le dimissioni”.
Gli ha fatto eco il segretario cittadino Saro Condorelli: “Mi dimetto dall’incarico perché, mentre il Paese si interroga sulle percentuali di cambiamento necessarie per garantire la governabilità a tutti i livelli, qui si torna ad utilizzare metodi che non hanno nulla a che vedere con la nostra storia. Non posso non rendere evidente il mio disappunto rispetto a un metodo che ritenevamo sepolto e che non tiene conto dei segnali che i cittadini ci hanno lanciato. Ieri si sono scontrate due concezioni di intendere il partito. Un partito che parte dal territorio e da scelte partecipate e un altro che nasce da un accordo di esponenti di varia provenienza che impone un candidato sindaco ”. Poi la palla è ripassata a Spataro che ha detto :“Una cosa è chiara: c’è un gruppo dirigente che venti, venticinque anni dirige le sorti del partito a tutti i livelli e che ha chiuso un ciclo storico come hanno dimostrato le politiche e che deve passare la mano alle nuove generazioni”. “Ieri- ha continuato Spataro- mi sarei aspettato che tanti che hanno attaccato il risultato del Pd nella provincia di Catania, parlo di dirigenti che hanno avuto ruoli di rappresentanza importanti (come l’onorevole Raia) e che in questi anni hanno condizionato le scelte del Pd (penso a quando ci siamo lasciati fagocitare dal sistema Lombardo) invece di puntare il dito contro la dirigenza del Pd (costituita da giovani) dicessero di fare loro per primi un passo indietro prima di chiederlo a chi di anni ne ha trentacinque e ha lavorato per costruire un partito diverso, non riuscendoci ne prendo atto e mi assumo una parte di responsabilità”.
Spataro ha concluso chiedendosi: “Quale è la differenza tra Catanoso e Firrarello e qualche altro notabile di centrodestra che si chiudono dentro una segreteria politica e decidono come hanno fatto nel 2008 di piazzare Stancanelli al Comune e Castiglione alla provincia e il consiglio di amministrazione del Pd che si riunisce e decide quale sarà il candidato sindaco?”. “Noi siamo un’altra cosa,- ha tuonato- noi abbiamo sempre creduto in altro. Tante volte abbiamo accettato dei compromessi in nome dell’unità del partito ma questo non è il momento di accettare compromessi. Il compromesso che ci veniva chiesto era qualcosa che snatura la natura di questo partito ”.