PALERMO – I contrasti interni al Partito democratico siciliano rischiano di finire in un’aula di tribunale. L’estate non ha cancellato i livori tra i dem, nati dalle dinamiche con le quali si è svolto il congresso regionale che ha riconfermato Anthony Barbagallo alla segreteria. Con la pausa estiva ormai alle spalle, voci dallo schieramento avverso parlano di alcuni militanti “pronti a ricorrere al tribunale civile”.
La guerra nel Pd potrebbe finire in tribunale
Una decisione figlia di un allungamento dei tempi relativi alle decisioni sui vari ricorsi presentati mesi fa e ancora, di fatto, pendenti. L’opposizione interna è stanca di attendere e nonostante la nuova Commissione regionale di garanzia, presieduta dall’ex deputato regionale Giovanni Panepinto, sia convocata per l’8 settembre, ipotizza un ricorso alla giustizia ordinaria.
I ricorsi nel Partito democratico
Alla base dei ricorsi motivazioni ormai conosciute: su tutte l’assenza del parere sul regolamento congressuale approvato il 27 gennaio e dell’elenco dei votanti a quell’assemblea. “Una farsa”, fu l’accusa ribadita in una conferenza stampa dei ‘ribelli’ il 10 maggio. Contestate anche le modalità di celebrazione del congresso, dove votarono soltanto gli iscritti che espressero la propria preferenza con voto palese. “Fu violata la segretezza del voto”, osservano gli avversari di Barbagallo.
L’organismo, che si è insediato a giugno dopo la celebrazione del congresso, ha chiesto alla Commissione nazionale di garanzia il trasferimento definitivo dei ricorsi da Roma alla Sicilia. Ricorsi che sono stati al centro di un continuo rimpallo di competenze, con il coinvolgimento anche del commissario regionale per il congresso Nico Stumpo. Un vero e proprio Gioco dell’Oca che ora sembrerebbe giunto alla fine.
La Commissione nazionale di garanzia del Partito democratico, presieduta da Stefania Gasparini, ha trasmesso tutti gli atti a Palermo e l’organismo presieduto da Panepinto, nel mese di luglio, ha chiesto più tempo per affrontare il dossier: “Vista la complessità dei procedimenti pendenti – si legge su un verbale di luglio -, nonché la mole di documentazione da analizzare, la Commissione si riserva di convocare apposita riunione per l’apertura dell’istruttoria in un termine congruo”.

La nuova Commissione di garanzia
Quel termine adesso c’è: l’8 settembre, che però non suona come un armistizio. Dal fronte anti-Barbagallo, infatti, segnalano il potenziale conflitto d’interessi della neonata commissione, figlia del congresso che ha incoronato nuovamente Barbagallo. Un elemento che rafforza la convinzione dei più duri, convinti della necessità di ricorrere al tribunale civile per annullare tutto. “Appare evidente che questa situazione non può continuare – ragiona a taccuini chiusi un vecchio big del partito -. Il segretario non è nelle condizioni di potere gestire il Pd”.
Panepinto: “Esamineremo i ricorsi”
Panepinto, dal canto suo, para i colpi contro la Commissione regionale di garanzia. “Il Partito democratico ha la fortuna di avere regole chiare scritte nei suoi statuti e nel suo regolamento per il congresso – dice -. Abbiamo chiesto di avere tutti gli atti, compresi quelli adottati dal commissario Stumpo che ha assolto con grande autorevolezza al compito che gli era stato dato dalla segretaria Schlein -. Esamineremo tutto il prima possibile ma ogni documento va letto attentamente. Non conosco adesso quale potrà essere l’esito dei ricorsi ma la validità del congresso regionale è data dalla proclamazione fatta dal commissario, scelto a sua volta dalla segretaria”.
Panepinto risponde anche sull’ipotesi di un ricorso alla giustizia ordinaria. “Le regole che il Pd si è dato non prevedono questa possibilità né esiste, in Italia, una legge in questo senso – osserva -. Non siamo una federazione sportiva, settore dove c’è la possibilità di ricorrere alla giustizia ordinaria. L’obiettivo della Commissione – conclude Panepinto – è quello di effettuare una verifica accurata sulla fondatezza dei ricorsi”.

