PALERMO – Sì ai tagli ai compensi come nel resto d’Italia, sì alla riduzione dei costi della politica, sì al recepimento della normativa che vige nel resto del Paese, no al rischio di “colpire il circuito della rappresentanza democratica”. I consiglieri comunali siciliani non ci stanno e, dopo le indiscrezioni sulle norme allo studio del governo regionale, che addirittura inasprirebbero quelle vigenti nella Penisola, decidono di passare all’azione: si sono radunati oggi a villa Niscemi i presidenti dei consigli comunali e i componenti del coordinamento regionale dell’Anci per stilare un documento ad hoc. Consiglieri provenienti da ogni angolo dell’Isola per protestare contro i paventati tagli ai compensi e alle sedute.
“La Sicilia deve far sua la normativa nazionale – dice Giulio Tantillo, vicepresidente dell’Anci Sicilia e coordinatore regionale dei consigli comunali isolani – nessuna richiesta di privilegi. Si rischia un attacco alla democrazia, perché il consigliere comunale è eletto dai cittadini. La bozza che abbiamo letto prevede un tetto di 60 consigli l’anno, ci auguriamo che venga tolto”.
Gli amministratori locali chiedono un tavolo di concertazione anche con i gruppi parlamentari dell’Ars, un nuovo metodo per il riconoscimento dell’indennità, l’eliminazione nella legge di stabilità regionale delle norme che riguardano lo status giuridico ed economico dei consiglieri perché vengano inserite nel testo unico. E ancora che la riduzione del numero dei componenti dei consigli non si traduca in minori trasferimenti agli enti locali, ma investire le economie nei servizi alle città. Entro fine mese si terrà un’assemblea con tutti i consiglieri ai Cantieri culturali della Zisa.
