CATANIA – Non è facile presiedere un Consiglio comunale. Lo è ancor meno quando a mancare sembra la proposta politica da parte dell’amministrazione, oltre che la presenza dei consiglieri in aula, dove le cose sembrano procedere più per inerzia o per “dispetto”, piuttosto che secondo una visione in prospettiva. È un consuntivo 2016 in chiaro scuro quello di Francesca Raciti, prima donna a presiedere l’assemblea civica di Palazzo degli Elefanti, che commenta a LivesiciliaCatania quanto effettuato dall’attuale amministrazione, superato ormai il giro di boa, quanto fatto – e non fatto – dal Consiglio comunale, e il proprio futuro politico.
Siamo arrivati alla fine di un anno duro, anche dal punto di vista consiliare. Dopo il Consuntivo 2015 e la rimodulazione del Piano di rientro, l’ultima delibera complicata è stata quella sul Bilancio preventivo del 2016, approvato con il minimo indispensabile dei voti. Come giudica il comportamento dell’aula?
Sicuramente, devo fare un plauso ai colleghi e all’intero consiglio, che come sempre ha lavorato intensamente a delibere molto importanti per la città. È stato chiamato in fretta e furia ad assumersi una responsabilità non di poco conto, votando il bilancio di previsione 2016, avendo pochissimi giorni per studiarlo. Questo ha comportato tensioni, confusione, attriti in aula perché oggettivamente il tempo è stato poco. Credo che l’amministrazione abbia il dovere di ringraziare i consiglieri.
Che, in molti, criticano quello che è ormai considerato un malcostume da parte della giunta Bianco, che fa pervenire al Consiglio le delibere all’ultimo minuto. Anche quelle importanti e che richiederebbero attenta analisi.
Beh, mi auguro vivamente che questo non accada più. È inaccettabile che le delibere arrivino in Consiglio comunale all’ultimo minuto, mettendo i colleghi in condizioni di non poter approfondire gli atti. Soprattutto, quando si parla di delibere importanti e difficili da studiare, come il bilancio, per il quale i consiglieri si assumono grandi responsabilità, e che richiederebbero invece attenzione e voto cosciente. In questo modo non si dà neanche il tempo di poter apportare miglioramenti a quanto proposto dall’amministrazione, che è poi quello a cui è chiamata l’assemblea civica, eletta proprio per questo.
Amministrazione accusata spesso e in modo biparisan di essere poco rispettosa nei confronti del Consiglio. È così?
È vero che l’amministrazione è in forte difficoltà e dunque prova a risolvere il risolvibile. Ciò non toglie che, nonostante queste difficoltà, chi amministra debba tenere nel giusto conto i suggerimenti e le critiche che emergono in aula. Credo che sia giusto che i consiglieri esigano di essere tenuti maggiormente in considerazione.
Dovrebbero però presentarsi in aula. Come giudica il fatto che spesso si presentano in pochi, facendo così saltare importanti votazioni?
Chi è chiamato a svolgere il ruolo di consigliere comunale, a prescindere dalle appartenenze politiche, a prescindere dal fatto che sia di maggioranza o di opposizione, ha il dovere di presentarsi in aula e portare avanti le proprie battaglie, partecipando al dibattito. Se poi si è contrari, la posizione può essere espressa con il voto.
Un’altra delle contestazioni che l’aula, da un lato all’altro, fa all’amministrazione, in questo caso al primo cittadino, è che in tre anni non è mai andato in aula a relazionare sul proprio operato di fronte l’assemblea civica.
Mi auguro che il sindaco venga al più presto in aula, perché lo trovo un gesto non solo giusto, ma rispettoso del Consiglio, che rappresenta tutta la città. Sono sicura che lo farà presto, anzi colgo l’occasione per invitarlo ufficialmente in aula.
L’anno prossimo ci saranno delibere fondamentali da affrontare. Tra queste, l’appalto per la raccolta rifiuti. Quali le richieste all’amministrazione, per permettere al Consiglio di affrontare la delicata questione al meglio?
Innanzitutto, quella di far pervenire ai consiglieri l’atto con un congruo anticipo, in modo da poterlo studiare, analizzare ed, eventualmente, migliorare. L’aula non accetterà l’urgenza o la fretta, e tempi stretti, anche per la materia estremamente delicata. Per il ruolo che ricopro chiedo che questo non avvenga più.
La bocciatura dell’emendamento sul finanziamento dei centri antiviolenza, rappresenta un vero e proprio scivolone del Consiglio comunale che avrebbe potuto tradurre in pratica quanto annunciato più volte a parole. Come si può recuperare?
Credo che la confusione e l’ora tarda abbiano giocato un ruolo negativo per quanto riguarda la bocciatura dell’emendamento. In questi casi, purtroppo, quando vengono presentati oltre 200 emendamenti, si può ingenerare un po’ di caos. I proponenti inoltre non erano in aula, e non hanno così spiegato il contenuto dell’atto, che poi non è passato. Sono certa però che si potrà recuperare: con la buona volontà di tutti e dell’assessore alle Politiche sociali, supereremo questo intoppo. Ci lavoreremo.
Consigliera comunale anche nel corso della passata consiliatura, oggi presidente del Consiglio. E domani, che farà Francesca Raciti?
Faccio la moglie e la mamma, molto volentieri. È la cosa che mi gratifica di più. Certo, amo la politica: vediamo che succederà tra qualche mese. Non ho in programma una candidatura alle regionali, né di lasciare il ruolo di presidente del Consiglio. Ma può succedere qualunque cosa, e io sarei ipocrita se dicessi che non voglio fare passi avanti anche in politica. Amo lavorare per la mia città e credo che Catania abbia ancora bisogno di tanto. Per adesso resto qui. Per il futuro, vedremo.