Conte in piazza a Catania: "Il governo Meloni è arrogante" - Live Sicilia

Conte in piazza a Catania: “Il governo Meloni è arrogante”

La folla delle grandi occasioni non c'è ma l'avvocato del popolo infiamma il pubblico.
VERSO IL VOTO
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CATANIA – “Conte bagnato, Conte fortunato”. E’ questo il leitmotiv scandito nei capannelli degli attivisti catanesi che in Piazza Dante attendono l’avvocato del popolo. Complice la pioggia, però, non si vede la folla delle grandi occasioni (mai mancata agli appuntamenti di piazza dei pentastellati). Sul palco, in attesa di Giuseppi, si alternano i big etnei del Movimento Cinquestelle: la deputata regionale Josè Marano, il deputato nazionale Luciano Cantone, l’ex ministra e madrina del Reddito di Cittadinanza (e vicesindaco designato di Maurizio Caserta) Nunzia Catalfo, l’ex portavoce regionale e assessora designata Gianina Ciancio. Ma il guanto di sfida per la partita delle amministrative lo lancia il trio Caserta-Di Paola-Conte che fa il pienone di applausi.

Il candidato del Fronte Progressista, campione di bon ton, morde un po’ più del solito in casa pentastellata. “La mia candidatura nasce dal basso: non è stata decisa a Roma, non ci siamo messi sotto le ali del governo come fa l’altro candidato che non vediamo nelle piazze e che scappa dai confronti tv: questo vuol dire che c’è paura dall’altra parte”, ruggisce il mite Caserta. Gli fa eco il coordinatore regionale del M5S, Nuccio Di Paola attaccando un centrodestra che “si ripresenta agli elettori dopo avere distrutto Catania”. “Noi abbiamo trovato convergenza sul programma: loro sulle poltrone”, scandisce Di Paola che non considera chiusa la partita etnea. E aggiunge:

“Spero di potere sentire Clamoroso al Cibali il giorno dello spoglio”. Poi tocca a Conte che si fa strada sotto una grandinata di flash quando prende la parola. E marca subito il territorio e la differenza “tra noi e loro”. “Il nostro è un modo di fare politica di chi ha posto a fondamento della propria azione i principi e i valori in cui crede”, dice Conte. E fa un esempio non casuale parlando della “stringente regola della deroga al doppio mandato” lodando “l’onore e la disciplina” di Nunzia Catalfo. Un passaggio da decifrare in modo agevole pensando all’addio del veterano pentastellato Giancarlo Cancelleri (convitato di pietra della serata). Poi va all’attacco del governo di Meloni e soci. Uno dei punti più battuti sono i fondi del Pnrr. “Siamo in ritardo con la programmazione delle risorse, per questo a Catania si deve insediare chi sa muoversi il giorno dopo le elezioni”, tuona Conte.

“Pensate che arroganza che ha il Governo. Sono quasi due mesi che ho lanciato un appello dal Corriere della sera. Ho detto ‘mettiamo da parte maggioranza e minoranza’. Qui non si tratta di perseguire una riforma, ma di attuare il progetto di rilancio dell’intero Paese: non hanno risposto”, dice. “Non possiamo permettere che le risorse vadano perse ma l’arroganza del silenzio, di chi vuole gestire, far da se’, e sta dilapidando queste risorse. Con il Pnrr stiamo perdendo, ed è imperdonabile, una grande opportunità ma di compenso, con il progetto dell’autonomia differenziata, stiamo realizzando il disastro del Paese, stiamo distruggendo l’unità e la coesione”, argomenta Conte. Poi attacca l’esecutivo nazionale sull’autonomia differenziata “che distrugge il paese”. Il comizio mordi e fuggi si chiude con la firma del programma del Fronte Progressista. Poi va in scena la classica girandola di selfie che chiude la serata. La parola, al netto dei numeri in piazza, passa agli elettori. 


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