Convention bureau, la Provincia| e il caso dei beni confiscati - Live Sicilia

Convention bureau, la Provincia| e il caso dei beni confiscati

La società dovrebbe chiudere e da settembre non promuove iniziative, ma intanto la Provincia le assegna due beni confiscati. In cui vanno dieci mesi prima della convenzione.

VIA MALASPINA
di
4 min di lettura

PALERMO – Forse non tutti sanno che a Palermo esiste un convention bureau, ovvero un ufficio turistico creato dalla Provincia e da altri partner istituzionali (tra cui la Camera di commercio, il comune di Carini, quello di Polizzi Generosa e l’ordine dei Medici) per promuovere un territorio che in questo caso è quello del capoluogo e del suo hinterland. E forse ancora in meno sanno che questo organismo, che ha tenuto la sua ultima iniziativa a settembre del 2012 (secondo quanto si evince dal sito ufficiale) e che con il prossimo scioglimento delle province dovrebbe presto essere un ricordo (come ammette un suo consigliere di amministrazione), ha ricevuto di recente due beni confiscati alla mafia dalla Provincia di Palermo.

La singolare storia è stata sollevata, con apposita lettera all’agenzia per i beni confiscati, dall’allora capogruppo del Pd di Sala Martorana Gaetano Lapunzina che, nella sua missiva del 5 giugno, non soltanto denunciava la mancata pubblicazione sul sito della Provincia dell’elenco dei beni confiscati e in dotazione all’ente (seppur prevista per legge), ma soprattutto il fatto che i due beni in questione, ovvero due piccoli uffici in via Malaspina, siano stati dati alla Palermo convention bureau ben prima dell’assegnazione ufficiale.

La normativa prevede, infatti, che un bene possa essere affidato solo mediante una apposita convenzione. Nel caso del Palermo convention bureau la convenzione viene approvata dalla giunta Avanti il 15 maggio del 2013 con una precisazione: viene concesso al convention bureau di accedere ai locali per verificare eventuali interventi. Peccato, però, che la sede legale del convention bureau sia in quei locali dal giugno del 2012, praticamente con dieci mesi di anticipo rispetto alla convenzione, prima ancora che la Provincia nel novembre 2012 chiedesse il permesso all’agenzia per i beni confiscati. I due locali, infatti, non erano idonei a farne degli uffici per Palazzo Comitini e così l’amministrazione guidata da Giovanni Avanti aveva fatto debita richiesta all’agenzia per poterli dare al convention bureau. Permesso che arriva solo a gennaio 2013, a patto di avere tutta la documentazione necessaria che viene inviata nel successivo febbraio, finché a maggio si approva il tutto in giunta.

Ma allora come è possibile che la sede legale fosse già in via Malaspina da giugno dello scorso anno? A Palazzo Comitini allargano le braccia. “Non sapevamo che fossero già lì – dice la dottoressa Francesca Guida del Patrimonio – pensavamo fossero ancora in piazza Castelnuovo. L’elenco dei beni? L’abbiamo girato a chi di dovere, non sappiamo perché non sia mai stato pubblicato”. E in effetti la sede del convention bureau era a piazza Castelnuovo, ma a causa dell’elevato canone non era più possibile pagare l’affitto, come ammette l’allora presidente del convention bureau Giuseppe Cassarà, dimessosi a fine 2012. “Noi non sapevamo nulla di tutta questa storia – dice a Livesicilia – è stato il presidente Avanti a consegnarci le chiavi dei locali. Sono stati fatti alcuni lavori nel giugno del 2012, gli abbiamo dato una ripulita e ci siamo trasferiti lì”. E dire che il consiglio provinciale già nel 2011 aveva votato la fuoriuscita dall’organismo considerato evidentemente poco utile, così come hanno fatto la Camera di commercio e la Confcommercio. “Si tratta di un organo in chiusura – ammette Nicola Farruggio, attuale consigliere di amministrazione – con lo scioglimento delle province si estinguerà o dovrà passare ad altri. Noi non sapevamo nulla di questa storia dei locali”. Nonostante tutto, però, la Provincia gli assegna due beni confiscati e con dieci mesi di anticipo.

A provare a spiegare la vicenda è lo stesso Avanti. “All’inizio non sapevamo che ci fosse un vincolo alla destinazione dei beni e che quindi ci voleva una autorizzazione per darli alla convention bureau – dice l’ex presidente della Provincia – prima si è studiata la soluzione e poi grazie a una interlocuzione con l’agenzia abbiamo formalizzato l’iter burocratico, che era cominciato ben prima. Abbiamo assegnato altri beni al Wwf e ad Addiopizzo, sempre per iniziative legate al turismo”. E sull’opportunità di assegnare beni confiscati a un organismo che dovrebbe chiudere e che non fa iniziative da quasi un anno aggiunge: “E’ un organismo prioritario per il turismo nel nostro territorio, la logica era quella di incrementare il turismo congressuale. Abbiamo pagato lo scotto di non avere a Palermo struttura congressuale di dimensioni adeguate per ospitare congressi nazionale e internazionali dai numeri consistenti, ma se ci fossero imprenditori illuminati si potrebbe creare qualcosa di simile all’ex Fiera del Mediterraneo. Certo, ci vuole chi sappia e voglia investire del proprio denaro e non quello pubblico. Abbiamo dato un supporto iniziale, per questo era stata concepita la società consortile: aiutare le imprese della filiera congressuale senza lasciarne fuori nessuna per fare sistema e fare un’offerta unica del territorio. Se la Provincia non ne fosse uscita avrebbe potuto dare un maggiore impulso. Forse Farruggio e altri hanno forse visto il nostro disimpegno come un tradimento perché avevamo promosso noi l’organismo, ma sono sicuro che ce ne siano di imprenditori interessati. Palermo convention bureau può avere un grande futuro”.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI